Differenti sono le interpretazioni riguardo l’etimologia del nome della borragine. Per alcuni deriverebbe scorrettamente da “lingua di bue“; per altri indicherebbe la “burra“, un panno di lana grezza utilizzato per imbottiture, in riferimento alla ruvidezza della foglie; per altri ancora sarebbe la traduzione di una frase araba, “abou rash“, ovvero “padre del sudore”, che rimarcherebbe le sue proprietà sudorifere.
La borragine cresce per le campagne, soprattutto se la terra è grassa ed esposta al sole, anche a mille metri sul livello del mare. Essa ha un fusto carnoso, ricoperto di peluria, foglie ovali e ispide, di un verde scuro con macchie biancastre, e i suoi penduli fiori blu o viola, di cinque petali, con evidenti stami neri, sono simili a luminose stelle notturne, ermafroditi e melliferi.
Più fonti testimoniano le stesse virtù, dagli adagi latini ai versi della Scuola Medica Salernitana dell’undicesimo secolo: essa, confortando, rallegra scacciando la malinconia.
Mattioli ne “I discorsi” del sedicesimo secolo, e Donzelli nel “Teatro farmaceutico” del diciassettesimo, invece, affermarono entrambi che la borragine fosse un rimedio ai disturbi cardiaci.
In cucina i fiori sono commestibili anche crudi, nelle insalate.
Per eliminare la peluria che ricopre la pianta è consigliabile lavarla per bene e mangiarla cotta. Ottimi piatti sono le foglie lessate con l’aggiunta di sale, limone e olio, oppure cotte insieme al riso, o fritte con l’uovo per una frittata.
Informazioni
La Borago officinalis appartiene alla famiglia delle Borraginacee. Pianta spontanea, va seminata a spaglio in autunno e a inizio primavera. Le proprietà del decotto sono emollienti, calmanti, depurative e diuretiche. I semi contengono acido linoleico, che contribuisce all’abbassamento del colesterolo, e mantiene in salute la membrana cellulare, i muscoli, la pelle e i capelli.