A cura di Massimo Giorgini e Giovanni Santandrea
Secondo principio: immagazzina energia
“Quando non c’è energia non c’è colore, non c’è forma, non c’è vita.”
Caravaggio
Secondo l’interpretazione della Permacultura classica, il secondo principio ci invita ad implementare strutture e soluzioni che permettano di immagazzinare energia, per consentirci di usarla nei momenti di bisogno. Energia è intesa in senso lato, energia solare, energia elettrica, ma anche acqua, legna, cibo nelle sue mille forme di conservazione.
L’etimologia del verbo ‘conservare’ ci riporta al concetto di ‘tenere in serbo’, salvare. Da un lato quindi significa rallentare, porre un freno ai vortici del consumismo, dall’altra indica anche che il conservare è il saggio comportamento per affrontare i tempi difficili dove è molto utile poter attingere alle scorte accumulate nei periodi di abbondanza.
(G) Mi sembra utile considerare la raccomandazione ‘immagazzina energia’ in ottica di progettazione sistemica. Da dove nasce il motivo di questa raccomandazione?
I sistemi naturali sono soggetti a variazioni ed oscillazioni, spesso periodici, come ad esempio l’alternarsi del giorno e della notte, oppure delle stagioni calde e delle stagioni fredde.
L’attitudine a ‘conservare’, prima di tutto è vitale per affrontare le situazioni di scarsità che periodicamente si presentano, i periodi di ‘magra’ che vengono dopo i periodi di ‘abbondanza’. Quindi in sostanza la conservazione produce un effetto di stabilizzazione di una energia la cui disponibilità, per varie ragioni, è fluttuante.
Ma entriamo più in profondità, provando a scomporre l’azione del ‘conservare’ in elementi più semplici.
(1) Per ‘conservare’ bisogna individuare la fonte di approvvigionamento. Ad esempio se voglio scaldare la casa con una stufa alimentata a legna devo individuare il bosco, semmai vicino a casa dove poter fare la legna.
(2) Dopo di che si inizia a raccogliere. E’ il flusso di input. Quest’azione deve essere fatta con intelligenza, ricordando il principio ‘osserva e interagisci’. La raccolta non deve minacciare la vita dell’ecosistema del bosco.
(3) Dopo la raccolta bisogna immagazzinarla vicino casa. E per questo bisogna individuare un posto abbastanza comodo e pratico. Quest’azione necessità di predisporre uno spazio libero dove accatastarla. Fare spazio, anche se sembra banale, è un’operazione necessaria.
(4) Per ultimo bisogna gestire con accortezza il consumo dell’energia accumulata per non esaurirla anzitempo. Questo rappresenta il flusso di output del sistema.
L’accumulo a cui si riferisce il secondo principio quindi diventa un elemento dinamico che governa un flusso di energie, introducendo un elemento di accumulo. In questo modo si aumenta la resilienza del sistema nel momento in cui esso è soggetto allo stress da scarsità. Per intenderci, anche il collezionista raccoglie e accumula, ma con una prospettiva ben diversa e statica rispetto, ad esempio, all’agire delle api che accumulano il miele per l’inverno. Il miele dell’alveare è comunque in un processo circolare, dove verrà usato – al momento giusto – per la sopravvivenza delle api.
(M) Caro Giovanni, molto chiara la scomposizione nei 4 passi del “conservare” e mi chiedo come si possa utilizzare per l’ambito personale. La premessa da fare è che nell’ambito personale possiamo distinguere due macroaree: quella delle risorse esterne e quella delle risorse interne. Tra le risorse esterne possiamo includere il denaro e tutti gli oggetti che sono essenziali per il nostro benessere. Nelle risorse interne troviamo tutti gli aspetti che danno energia al nostro sistema corpo-mente.
Seguire lo schema che hai proposto per le risorse esterne è semplice. Consideriamo ad esempio il denaro che ci serve per vivere e che possiamo vedere come una risorsa energetica da gestire.
Il primo passo da fare è di individuare le fonti di approvvigionamento, se non l’abbiamo già fatto, selezionando quali attività ci possono garantire un’entrata economica adeguata ai nostri bisogni. Già in questo primo passo c’è una connessione con gli aspetti interiori, perché tra le varie possibilità sarà opportuno dare la priorità a quelle che ci danno più gioia, soddisfazione e significato alla nostra vita.
Il secondo passo è quello di passare all’azione, di impegnarci nelle attività scelte, dare il meglio di noi stessi, superare le frustrazioni e le difficoltà per garantirci delle entrate economiche stabili nel tempo.
Il terzo passo è quello di risparmiare una parte delle entrate per esigenze future. Il sistema consumistico della nostra società mette in crisi questo aspetto: il risparmio, il mettere da parte, sembra una cosa vecchia e fuori moda nell’epoca dei mutui e delle carte di credito, in realtà può essere un modo molto sano di accantonare risorse per bisogni futuri. A questo punto si apre la questione di come investire i nostri risparmi in modi che siano al tempo stesso fruttuosi ed etici (ricordate le 3 etiche della Permacultura?) alla quale potremo dedicare un altro articolo.
Il quarto passo è quello di decidere come e quando spendere il denaro risparmiato. Il suggerimento è di utilizzare il denaro per quello che è: un mezzo per soddisfare i nostri bisogni essenziali, per aiutarci a vivere meglio, senza sperperarlo in modi consumistici e senza accumularlo ossessivamente alla Paperon De Paperoni.
Ben diversa è la situazione per il nostro sistema corpo-mente, che è molto complesso perché costituito da più livelli interconnessi (fisico, emozionale, mentale, spirituale) che sono perlopiù immateriali. Sappiamo che certe emozioni (ad esempio gioia, speranza, gratitudine) ci danno energia e forza per andare avanti, ma non possiamo vederle, toccarle e gestirle come le risorse esterne. In questo ambito ci possiamo affidare all’intelligenza ed alle capacità di autoregolazione del nostro sistema ed affinare la consapevolezza dei segnali che ci arrivano dalle nostre sensazioni, dalle nostre emozioni e dai nostri desideri, come ci consiglia il primo principio (Osserva ed interagisci). Il nostro sistema corpo-mente sa quando è il momento di recuperare le nostre energie psico-fisiche e quando è il momento di utilizzarle, non dobbiamo fare altro che rimanere in connessione con noi stessi e rispettare i nostri flussi e ritmi energetici.
A questo punto ti chiedo: come possiamo immagazzinare e gestire l’energia a livello relazionale e sociale?
(G) Certo Massimo, è molto più facile definire processi relativi ad energie esterne e materiali, che si vedono e toccano. I capitali umani di cui hai parlato prima (qualità della vita, energie vitali, forza psichica, aspetti culturali), rimangono fondamentali e determinanti anche trasferendo il nostro ragionamento in scala più vasta.
Nella dimensione del gruppo entra in gioco un nuovo fattore che è il capitale sociale, si manifesta attraverso le cosiddette “reti di relazioni“.
Le relazioni sono sostenute da un clima di fiducia tra le persone, la capacità reciproca di ascolto e l’empatia. E non meno importante è da menzionare l’affidabilità rispetto agli impegni presi, come singolo e come gruppo. Io vedo come, a volte, le migliori intenzioni vengano rese vane proprio da atteggiamenti dove si manifesta una scarsa affidabilità.
Ritengo che la prima attenzione da sviluppare nel gruppo sia quella di non ‘investire tutte le energie per il raggiungimento di obiettivi esterni’. Come dicevo all’inizio, per conservare, si deve anche regolare il flusso in uscita dal sistema, questo vale anche per il gruppo.
Presi dall’ansia del raggiungimento di un obiettivo, il gruppo a volte dimentica di ‘conservare’ e dedicare una parte delle proprie energie e del proprio tempo alla cura dei membri del gruppo, in altre parole è importante coltivare e curare la zona 00 del gruppo.
Nella vita del gruppo è una buona abitudine programmare momenti per approfondire le relazioni, per darsi tempo per feedback, e non solo parlare dei prossimi progetti. Inoltre è molto bello creare momenti di festa dove celebrare i successi raggiunti, così come gli insuccessi. Sono momenti di crescita e di apprendimento collettivo molto utili per meglio affrontare i periodi difficili.
Dal tuo punto di vista, vuoi aggiungere qualcosa su questi aspetti di tipo relazionale?
(M) Sono pienamente d’accordo con quello che hai illustrato; posso solo aggiungere che le stesse idee sono contenute nella metafora del “conto corrente emozionale” illustrata nel libro di Stephen R. Covey “Le sette regole per avere successo”.
La metafora del conto corrente emozionale si riferisce alla quantità di fiducia che si è venuta a creare in una relazione: che sia di coppia, di amicizia, in gruppo, in ambito lavorativo o sociale. Secondo Covey è importante mantenere in attivo la fiducia presente nel conto corrente emozionale. Quali sono gli elementi che alzano il livello di fiducia nel conto corrente emozionale? L’ascolto, l’empatia e la comprensione, l’interesse sincero, l’attenzione e la disponibilità, la chiarezza, l’affidabilità, saper ammettere di aver sbagliato e chiedere scusa.
In conclusione non ci resta che darvi appuntamento per il prossimo articolo che sarà dedicato al terzo principio della Permacultura (“Assicurati un raccolto”) ed alle sue possibili applicazioni in ambito personale e relazionale.
L’articolo originale è stato pubblicato su Vivere Sostenibile – n. 49 Maggio 2018