Questo breve scritto non apporterà nulla di utile, perché l’osservazione sviluppata è banale. Esso nasce dopo aver passeggiato su un terreno e ruota intorno a una domanda che, probabilmente, proprio il terreno ha suggerito: l’ambiente ha sentimenti?
Il terreno a cui mi riferisco si trova alla periferia di una cittadina siciliana, che in passato fu coltivato a fave. Divenne un giardino quando venne costruita, accanto, una palazzina in cemento. Un residente lo coltivò con cura, per abbellirlo. Da alcuni anni, però, è stato abbandonato. E come tutti i giardini abbandonati, fortunatamente, ha ripreso i ritmi che gli appartengono, recuperando il suo equilibrio.
Tra le specie vegetali, l’acetosella gialla (Oxalis pes-caprae) è predominante e lo ricopre quasi interamente. L’acetosella è presente nella mia memoria fin da quando ero bambino. Vagando per le campagne durante le calde primavere, infatti, coglievo uno stelo fiorito e lo masticavo con i molari, assaporando il gusto acidulo.
Dalle mie parti l’acetosella è chiamata “carocitola“.
I fiori di questa pianta sono gialli, ermafroditi e hanno cinque petali obovati su uno scapo. Le foglie, invece, sono trifoliate e si chiudono la notte o per annunciare l’arrivo della pioggia.
Secondo il linguaggio dei fiori, l’acetosella rappresenta la gioia
Che la gioia fiorisca su un giardino abbandonato, la ritengo una metaforica risposta alla domanda posta all’inizio di questo breve scritto che non apporterà nulla di utile. La gioia dell’acetosella, comunque, è commuovente.