Che c’entra il Teatro Sociale con la Permacultura
Costruire nuove comunità basate sulla sostenibilità delle azioni e delle relazioni. Rompere le barriere tra la realtà e la magia. Unire etica ed estetica del vivere quotidiano. Riscoprire il Teatro come acceleratore della presa di coscienza dei conflitti e della costruzione di processi partecipativi per la gestione del territorio e delle attività produttive.
Integrare Permacultura e Teatro sociale perché si perfezionino a vicenda. Re-inventare ogni giorno il nuovo mondo con fantasia, coerenza, ed Amore. Riscoprire quanto ordine e quanta efficienza sono contenuti nella bellezza.

La Permacultura, lo sappiamo tutti, offre una visione olistica che può includere ogni aspetto della nostra vita: lavoro, economia, educazione, cultura, relazioni, ricreazione, gestione ambientale, famiglia, politica e società. Il Teatro Sociale presuppone un approccio integrato per generare interventi diretti a favore di persone o gruppi in situazioni di conflitto all’interno della comunità in cui risiedono. Integrare il Teatro sociale all’interno di spazi di vita progettati in maniera efficiente e sostenibile è già parte della riflessione-azione che presuppone la Permacultura.
In aggiunta, il Teatro è un ottimo strumento per raccontare storie legate alla sostenibilità ambientale e per intavolare in maniera creativa dibattiti sull’efficienza progettuale ed sulla sperimentazione di stili di vita coerenti e consapevoli. Vi sono varie esperienze ed azioni, dall’Italia all’Olanda, di gruppi di Teatro per la Transizione. Personalmente, nel 2015 ho co-organizzato un village di Teatro per la Tenerezza che ha visto la partecipazione di 60 persone da 3 continenti.
Ma c’è qualcosa di più. È la ricerca di un’integrazione teorica, etica e politica tra il Teatro Sociale e la Permacultura. Attraverso la quasi-realtà scenica, il Teatro può rappresentare la realtà quotidiana della Permacultura e permettere a gruppi e comunità di osservarsi dall’esterno e sistematizzare le proprie pratiche.
Il Teatro non rimane unicamente uno strumento, ma si trasforma in uno spazio materiale e simbolico che trae ispirazione diretta dalla Permacultura. Perché quanto esposto sia operativo ho ri-elaborato i dodici principi di base della Permacultura, adattandoli all’ambito del Teatro sociale:
1. Osserva e interagisci
Il Teatro, per definizione, prevede la presenza di un pubblico che osserva ciò che avviene in scena. Il Teatro Sociale, come è il caso del Teatro dell’Oppresso, del Teatro Playback e del Teatro della Tenerezza, prevede l’interazione tra platea e palcoscenico.
Si rompono le barriere tra attori/attrici e spettatori/spettatrici. Grazie all’osservazione, ed alla consapevolezza di ciò che avviene in scena, l’interazione è permanente, cosciente e trasformativa.
2. Raccogli e conserva l’energia
Il Teatro Sociale crea relazioni all’interno della comunità e tra la comunità e chi arriva dall’esterno, per proporre questa forma di azione trasformativa. Si assiste così alla costruzione di capitale sociale e culturale da utilizzare per produrre azioni sociali dirette.
3. Assicurati un raccolto
È molto diffusa l’idea che chi lavora nel Teatro Sociale non debba percepire nessun ritorno economico o che comunque debba vivere in condizioni di scarsità. Sbagliato! Per sostenere il Teatro Sociale c’è bisogno di persone che si dedichino a tempo pieno a questa attività e che non vivano permanentemente con l’acqua alla gola per arrivare alla fine del mese o alla fine della settimana! Se da una parte l’apporto del volontariato nel Teatro Sociale rappresenta un incredibile valore aggiunto, dall’altra è indispensabile avere professionisti, ovvero persone preparate e disponibili ad agire ogni giorno, con costanza ed intensità per cambiare il mondo!
4. Applica l’autoregolazione ed accetta il feedback
Alcune forme di Teatro Sociale presentano un intrinseco valore educativo. Il Teatro Forum, ad esempio, si sviluppa sotto forma di un dibattito teatrale dove il pubblico, sostituendo gli attori e le attrici in scena, sperimenta soluzione alternative ai conflitti presentati sul palcoscenico. È possibile in questo modo la costruzione di intelligenza collettiva, grazie alla messa in comune di saperi, esperienze e punti di vista dei partecipanti. Ricevere, ascoltare e sistematizzare i feedback, in forma di opinioni verbali e di azioni teatrali sono passaggi di cui non possiamo dimenticarci se vogliamo cambiare il mondo attraverso l’Arte.
5. Usa servizi e risorse rinnovabili
Spesso il teatro convenzionale prevede una grande produzione, in termini monetari e di consumo di energie. Il teatro sociale, al contrario, cerca spazi e contesti di azione e di rappresentazione che prevedono un uso efficiente di energia e materia. Pur perseguendo la perfezione estetica, è possibile inventare una maniera sostenibile di fare arte.
6. Non produrre rifiuti
Il teatro sociale offre la possibilità della valorizzazione scenica di materiali di rifiuto. Strumenti musicali, costumi e scenografia vengono spesso ricavati da oggetti e materiali di scarto, che vedono una nuova vita mentre contribuiscono alla costruzione della bellezza.
7. Progetta dal modello al dettaglio
Il Teatro sociale non è solo teatro. È conoscenza di una comunità, un’associazione o un gruppo, è analisi dei conflitti presenti in quel contesto. È progettazione, implementazione e valutazione degli interventi. La progettazione è fondamentale perché laboratori e spettacoli che nascono mediante il teatro sociale possano fare la differenza e contribuire a cambiare il mondo.
8. Integra invece di separare
Molti spettacoli di Teatro sociale, come il Teatro Forum ed il Teatro Playback, sfidano la separazione tra pubblico e palcoscenico. L’idea tradizionale del Teatro, secondo la quale solo poche persone possono essere artisti, lascia spazio al concetto che tutti siamo in grado di fare arte. Tutti abbiamo la possibilità di raccontare la nostra storia e condividere le nostre emozioni in maniera creativa.
9. Piccolo e lento è bello
Il Teatro sociale parte dalle necessità della comunità e dai conflitti che avvengono su scala locale per re-interpretarli e trasformarli. Per fare Teatro Sociale basta un piccolo gruppo di persone che vogliono cambiare la propria vita per cambiare il mondo. Un sessione di Psicodramma, uno spettacolo di Teatro Playback o di Teatro Forum possono essere condotti anche con 2-3-4…10 persone. Oppure anche 100. Il concetto è che non è necessario il grande pubblico, ma piuttosto un pubblico motivato e cosciente, che vibra con lo spettacolo o con il laboratorio proposto, che è in grado di entrare nell’intimità di ogni storia per comprendere le motivazioni profonde delle sofferenze dei suoi personaggi e trasformarle in occasioni di evoluzione.
10. Usa e valorizza la diversità
Negli ultimi anni ho condotto numerosi laboratori integrati, a cui hanno preso parte cittadini italiani insieme a rifugiati e richiedenti asilo. La diversità linguistica e culturale è stata una sfida ma anche un’opportunità per costruire un linguaggio comune costituito non solo da parole, ma anche da corpi, movimento, musica e danze, tutti elementi che diventano parte dell’azione teatrale. Valorizzare le diversità significa avere coscienza della molteplicità dei punti di vista. In questo senso, il Teatro Immagine rappresenta uno strumento semplice ma molto efficace. La storia che narra un corpo, trasformato in immagine congelata, ovvero in statua, può essere soggetta a interpretazioni polisemiche. Nessuna interpretazione è migliore delle altre. Ciascuno ha una sua cosmo-visione che si manifesta in esercizi di questo genere, dove gli elementi simbolici permettono di portare alla luce il nostro mondo interiore e di metterlo a confronto con quello degli altri. Nel Teatro dell’oppresso viene valorizzato l’approccio maieutico, un approccio basato sul dialogo che evita di presentare un’unica verità ma piuttosto stimola ciascuno a cercare la sua propria verità.
11. Usa e valorizza il margine
La maggior parte del mio lavoro avviene con persone che vivono al margine, ovvero in equilibrio precario, a causa di frontiere materiali o simboliche costruire dalle nostre società. Frontiere che separano l’interno e l’esterno delle carceri, l’Africa e l’Europa, la strada ed i rifugi, la tristezza e la felicità, l’amicizia e la solitudine, l’amore e l’odio. Al di qua ed al di là delle frontiere si ritrovano personaggi differenti, anche se appartengono alla stessa persona. Il Teatro ci permette di superare le frontiere. Ci permette abitare la sofferenza di essere capitati dalla parte in cui non vorremmo stare ed allo stesso tempo osservarci dall’esterno. Ci permette affermare cosa vorremmo essere se fossimo dall’altra parte della frontiera ed immaginarci come potremmo arrivarci, per trasformare quel sogno in realtà.
12. Reagisci ai cambiamenti ed usali in modo creativo
La vita è cambiamento. Possiamo scoprirci attori ed attrici di cambiamento se riusciamo a prendere coscienza dei molteplici personaggi che interpretiamo nel corso della nostra vita. Possiamo scegliere di evitare di identificarci con questi personaggi, di eliminare i programmi presenti in ciascuno di essi per superare i blocchi che ci impediscono ricevere il cambiamento ed utilizzarlo come occasione di evoluzione. Possiamo comprendere che non possiamo controllare tutto ciò che avviene intorno a noi, ma piuttosto avere la fiducia che ciò che avviene ci condurrà comunque verso una vita completa e felice!
Maggiori informazioni sull’Arte di Cambiare il Mondo: www.teatrodellatenerezza.org