Introduzione
Questo che stai leggendo è il primo di una serie di 5 articoli che hanno l’obiettivo di condividere le mie esperienze, fornendo spunti utili alla creazione e allo sviluppo di biosistemi ortivi, con particolare riferimento a due approcci che ho trovato preziosi ed utili nella concreta gestione operativa: la modularità e la policoltura.
Quanto sto per condividere nasce da un’esperienza molto importante per la mia crescita personal-professionale: l’esperienza di voler gestire in totale autonomia e senza l’utilizzo di mezzi meccanici, di sostanze di sintesi ed energie petrolifere un biosistema ortivo che garantisca ottimo cibo a me, alla mia famiglia e ad eventuali ospiti.
Tra le varie sfide con cui mi sono confrontata durante questa esperienza, c’è stata quella legata alle mie risorse personali, in primis forza fisica e tempo. Ho dovuto escogitare strategie che mi permettessero di ottimizzare le mie forze fisiche, non erculee, con il mio tempo disponibile, discontinuo e poco.
Ho scoperto che era molto più facile di quanto pensassi!
Progettare, realizzare e condurre un orto, è sempre un’esperienza entusiasmante. La relazione con il Vivente ci riconnette non solo alla nostra storia di Creature su questa Terra, ma anche al nostro modo di essere nel mondo e alla nostra capacità di interagire con processi, energie e dinamiche solo parzialmente visibili.
Esistono davvero una molteplicità di approcci, metodi e tecniche specifiche che permettono di sbizzarrirsi e adattare praticamente ad ogni contesto una più o meno grande produzione di ortaggi, ma non solo: biomassa da pacciamatura, erbe medicinali, erbe tintorie, fiori, frutta, bellezza, biodiversità e plurimi microclimi possono essere i prodotti di questi sistemi.
Nell’immagine che segue, uno scorcio di uno dei biosistemi ortivi che conduco con approccio modulare e poli-colturale da 5 anni. Sono qui presenti 4 moduli; ognuno accoglie un po’ di piante coltivate e un po’ di spontanee; il suolo non è visibile perché è tutto coperto; convivono piante di età diversa.

In questi articoli, farò riferimento al sistema di pratiche “ecologiche” che personalmente adotto, ma, come vedrete, l’approccio modulare e policolturale è applicabile anche utilizzando altre pratiche.
Queste pratiche ecologiche che ho adottato possono così riassumersi:
– Nessuna lavorazione del suolo, se non in casi eccezionali e solo con forca foraterra
– Nessun utilizzo di prodotti di sintesi
– Valorizzazione della biodiversità, delle risorse e dei processi spontanei sitospecifici
– Suolo sempre coperto, da erbe vive o pacciamature e compostaggi di superficie
– Molte radici dappertutto
Lo sfondo all’interno del quale ho sviluppato queste esperienze e messo a fuoco i concetti che qui condivido, è caratterizzato dalle contaminazioni della Permacultura, quale fonte strategica progettuale, dell’Agroecologia, dell’Agricoltura Sinergica, dell’Agricoltura Organica Rigenerativa, dell’Agricoltura Naturale, dell’Agricoltura Biodinamica e delle molteplici esperienze diffuse in questi ambiti, quali sorgenti di esperienze, conoscenze, approfondimenti e spunti applicativi.
Questi articoli ti saranno utili soprattutto se:
- non hai molto tempo da dedicare ai tuoi biosistemi ortivi, o non sei sicura/o che questo tempo sia regolare e calcolabile a priori
- hai a disposizione solo strumenti manuali, o vuoi utilizzare solo questi
- conosci il sapore e il valore del cibo coltivato con semplicità e naturalezza, e credi che una cicoria cresciuta in un suolo vivo insieme ad altre creature vive, sia molto più ricca di nutrienti e sapori di quanto non accadrebbe per una cicoria coltivata diversamente
- apprezzi la biodiversità
- desideri collaborare con le erbe spontanee, potenziali aiutanti
- sei curiosa/o
- non ti piace lavorare il suolo (vangare, zappare e simili), per qualsiasi ragione, e cerchi strategie alternative
- utilizzi attualmente approcci e pratiche diverse, ma sei interessata/o anche ad esperienze differenti e non escludi di sperimentarle
- utilizzi attualmente approcci e pratiche diverse, ma cerchi strategie per risparmiare tempo e fatica.
Questa serie di articoli si svilupperà con il seguente indice:
1. Orti Modulari e Policolture Ortive – Introduzione
2. Orti Modulari e Policolture Ortive – Modularità: perché e come
3. Orti Modulari e Policolture Ortive – Policoltura: valore strategico
4. Orti Modulari e Policolture Ortive – Come gestire i moduli
5. Orti Modulari e Policolture Ortive – Domande frequenti e intervista di approfondimento
Quello che stai leggendo è l’articolo 1., l’Introduzione.
Ogni articolo conterrà i link agli altri, via via che saranno pubblicati, per poter navigare facilmente tra i temi trattati.
Intanto, una nota terminologica. Come avrai rilevato, utilizzo spesso il termine “biosistemi ortivi” e non semplicemente “orto”. Lo faccio perché considero l’orto un biosistema, dal greco “bios” = vita, cioè un sistema vivente complesso, espressione delle molteplici relazioni che si instaurano tra organismi viventi, componenti organiche e inorganiche, condizioni fisico-chimiche, e che in un determinato ambiente stabiliscono interazioni energetiche e flussi ciclici di materiali in continuo divenire.
Chi se ne occupa, ogni strumento che utilizza, ogni scelta ed azione che compie, ne costituisce parte integrante, nel bene e nel male, al pari di un qualsiasi altro “fattore”, sia esso una pioggia violenta, una serie di porri, un riccio, le limacce, i lombrichi, la struttura del suolo, eccetera.
In un biosistema, tutto è fluido e passibile di modificazione; talune relazioni e taluni processi possono però assumere una configurazione di ricorsività e prevedibilità.
Sia la fluidità che la ricorsività sono caratteristiche che possiamo riconoscere e utilizzare funzionalmente per il nostro principale duplice obiettivo che, da buoni permacultori, in questo caso può sintetizzarsi nei due principi progettuali “lavora con e non contro” e “ottieni un raccolto”.
Nell’immagine che segue la dimostrazione che pur non “lavorando il suolo” (nel caso specifico da 4 anni) né utilizzando prodotti di sintesi o artifici troppo spesso considerati insostituibili, è possibile ottenere un raccolto di tutto rispetto, salubre e abbondante. I cavolfiori rientrano tra gli ortaggi considerati “alto consumatori” e, come le zucche e le zucchine, piuttosto esigenti.
Applicando i principi della modularità e della policoltura, potremo ottenere raccolti analoghi su superfici e per quantità variabili, in funzione delle nostre disponibilità di tempo ed energie e senza compromettere la fertilità di quelle parti del biosistema ortivo che per un motivo o per un altro non ce l’abbiamo fatta a gestire.
Nel prossimo articolo vedremo in dettaglio come questo sia possibile, e applicabile a superfici di diversa dimensione, affrontando il tema specifico della modularità.