Nell’articolo precedente abbiamo parlato di come potersi garantire una pizza fuori scegliendo di risparmiare sulla bolletta dell’acqua quel tanto che basta. Ovviamente questo prevede che ci siano delle entrate nel nostro bilancio, altrimenti ogni riflessione è superflua.
Quando parliamo di entrate però dobbiamo ricordarci che non tutto quello che guadagnamo si presenta sotto forma di denaro (contante o digitale) ma spesso otteniamo un importante redditto sotto forma di tempo, di scambio o di dono.
Il vero problema però non è riconoscere le entrate della nostra economia che si presentano in forma alternativa al denaro, con un po’ di allenamento ci si può riuscire egregiamente. Ben più difficile è riuscire a determinare con onestà il valore di tale apporto e come riuscire a inserirlo al meglio tra i nostri investimenti.
Molte strutture legate ai movimenti di transizione strutturano monete alternative con quali uscire dai sistemi tradizionali legati a borse, banche e zecche di stato.
Ma è possibile che una struttura non abbia le possibilità di generare la propria moneta e non appaia semplice nemmeno entrare nel circuito dei sistemi come può essere quello della banca del tempo.
E allora come fare?
La prima riflessione che abbiamo fatto è legata alla possibilità di partire dal valore di risparmio in moneta corrente nel momento in cui una data attività viene svolta a scambio, che sia essa di edilizia, giardinaggio o progettazione. Eppure questo tipo di ragionamento è limitante in quanto prevede che sia stato quantificato con onestà e realismo il valore monetario del servizio che si prende in esame ed è oltretutto suscettibile di variazioni anche ampie basate sul prezzo medio di quel lavoro e l’obbiettivo di guadagno di ogni singolo lavoratore o impresa.
E allora come fare?
Ci siamo chiesti se è possibile determinare un valore forfetario per ogni tipo di lavoro che si può svolgere a scambio e di conseguenza impostare come unità di calcolo tale valore. In questo caso però si deve affrontare il rischio di sovrastimare o sottostimare eccessivamente quanto un servizio incida sul bilancio complessivo di ambe le parti interessate.
E allora come fare?
Al momento non sappiamo se può funzionare qui, se può in generale o se genera una disparità disfunzionale all’obbiettivo ma ci va di scommettere e di vedere cosa succede.
L’idea di partenza è quella di allenare la percezione di “quanto ci aiuta” un dato servizio offerto a scambio e determinarne così il valore in base a “quanto ne avevo bisogno”, “quanto mi ha facilitato ad arrivare all’obbiettivo”, “quanto mi ha fatto felice” e sapere dunque quanto si è risparmiato e/o ricevuto.
Questa idea vuole provare a riproporre il cappello degli artisti di strada come metodo per ogni tipo di attività che si realizza, senza determinarne un valore a priori, ma lasciando a chi ne riceve il risultato determinare il valore di ciò che si ritrova tra le mani.
Per chi non lo sa il cappello degli artisti è di fatto un biglietto democratico per vedere lo spettacolo, anzi, per aver visto lo spettacolo perché il cappello si mette dopo la performance ed è il pubblico a decidere quanto vale ciò che ha visto, secondo la sua percezione, la sua esperienza e le sue possibilità. Immaginate di poter pagare con soldi veri o con prestazioni del giusto valore il muratore, l’elettricista, il meccanico o il commercialista.
Immaginatevi di decidere voi quanto vale la compilazione del 730 o la qualità delle lezioni di yoga che seguite. Allo stesso tempo immaginatevi che possano pagare voi con un 730 o con delle lezioni di yoga.
Sappiamo di non dire cose nuove, ma non si tratta solo di scambiare prestazioni o tempo, si tratta di poter decidere e determinare quanto ciò che si è ricevuto incida sulla nostra persona e quindi di quanto vogliamo incidere per restituire il favore e l’impegno con la stessa intensità. Lo stesso valore di energia erogata nell’intervallo di tempo uguale. A voi organizzare e plasmare le variabili a seconda dei casi.
Contemporaneamente questo sistema ce lo immaginiamo onesto grazie al fatto che lo scambio si genera con soddisfazione di ambe le parti; solo se entrambi riconoscono il valore di ciò che offrono e ciò che ricevono, unendo qualità e quantità, in equilibrio.
Per ora avanziamo la proposta e strutturiamo questo sistema per vedere cosa accade.