13 motivi per viaggiare lento. Verso Totnes, la Transizione e il resto del mondo

Il viaggio in treno di Deborah Rim Moiso da Torino a Totnes per il progetto Pioneers for Practice. I suoi 13 motivi per viaggiare lento e la Transizione energetica.

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Deborah Rim Moiso di Transition Italia, nodo italiano del movimento di Transizione
Deborah Rim Moiso di Transition Italia, nodo italiano del movimento di Transizione

La parte della Gare du Nord di Parigi dedicata ai controlli di frontiera con il Regno Unito è un groviglio. A terra, tappeti blu, simulacro di eleganza. Sopra di noi, il controsoffitto è aperto su intestini di cavi e di tubi e parti rotte.

In questo momento sono una dei tanti abitanti dell’Unione Europea che si sta spostando tra un Paese e l’altro nell’ambito di un programma di mobilità. Faccio parte della Generazione Erasmus, quella che ha beneficiato di programmi di scambio… e che adesso li scrive, i programmi di scambio. Ultimamente mi chiedo se non siano co-finanziati dalle compagnie aeree low cost, visto che prevedono quasi sempre spostamenti di gruppi di lavoro dall’Ungheria al Portogallo, per fare una riunione a Strasburgo e un’altra in un ecovillaggio magari in Croazia.

Bene, ma nell’epoca del cambiamento climatico come si fa?

Come si compensano le emissioni di progetti del genere? E tornando a me quali scelte e quali possibilità ho per decidere come spostarmi? Cosa fa star bene me, e cosa fa bene al pianeta?

pioneer into practice climateIl programma che finanzia oggi il mio viaggio, Pioneers for Practice, fa parte dei progetti della Climate KIC, ovvero Knowledge Innovation Centre, con lo scopo di migliorare, a livello Europeo, la capacità di gestire la transizione di aziende ed enti verso un’economia e una società post-carbon.

Nell’ambito di Pioneers, professionisti e ricercatori vengono mandati per un mese a fare esperienza di ricerca e lavoro presso enti di altri Paesi, tutto sul tema del clima.

E così parto per Totnes, per lavorare un mese agli uffici del Transition Network.

Ho prenotato i biglietti del TGV e dell’Eurostar, parto da Torino alle 7.39 del mattino e alle 16.00 sarò a Londra.

deborah-transition-italiaBenvenuti nel mondo del viaggio lento: sono una delle due o tre persone nell’intero progetto che dava per inteso che se uno prende sul serio la transizione energetica e dei trasporti, per andare a Totnes dall’Italia ci va in treno, magari in autobus, se ha fortuna in car-sharing ma in aereo, se possibile, no.

Il fatto che questo stupisca tutti mi stupisce. E mi incoraggia a raccontarvi, le mie 13 ragioni per spostarmi così.

13 motivi per viaggiare lento

  1. Libertà. Posso muovermi dentro le stazioni, sui treni, in metropolitana, con maggior libertà che in aeroporti o sull’aereo.
  2. Tempo. Una bolla di riflessione, lettura, riposo, scrittura, tra un posto e l’altro. Per vostra informazione, sui super-treni veloci delle reti europee non c’è il wi-fi.
  3. Bellezza. Paesaggi che cambiano, l’occhio e il corpo prendono nota della distanza che passa.
  4. C’è qualcosa nel non staccare l’ombra da terra, nel restare incollati dalla gravità, che mi fa sentire a casa. Quando torno da un viaggio aereo ci vuole sempre un po’ per sentirmi arrivata.
    Perché si, se serve l’aereo lo prendo, non sono mica un’integralista. Però non do per scontato che sia sempre la prima scelta.
  5. Energia ed emissioni. Per me non è la prima ragione, ma eccola qui. Fate una ricerca.
  6. Narrazione. Raccontare che si può fare.
  7. Conoscenza. Delle tratte, delle città. Informazioni. Non si sa mai quando tornerà utile sapere come si arriva dalla Gare de Lyon alla Gare du Nord, che opzioni ci sono, e cosa si incontra nel cammino.
    A tal proposito, la domanda fatale: costa di più? Dipende. Prenotare in anticipo aiuta, in questo caso io ho speso, per il viaggio di andata, circa 140 Euro, che mi pare non si distanzi molto dal prezzo di un volo.
  8. Cibo. Vuoi mettere due ore di cambio a Parigi con pausa in un bistrò, rispetto al cibo in busta delle compagnie aeree?
  9. Silenzio. Fa parte della libertà. Nessun annuncio di lotterie mi tiene ostaggio.
  10. Controlli nelle valigie. Anche questo fa parte della libertà. Posso portare olio, acqua, shampoo, quel che mi pare.
  11. Romanticismo. Gli incontri accadono ovunque, ma un viaggio lungo in treno è di natura romantico. La Gare du Nord è romantica. C’era, giustappunto, un bel ragazzo francese con gli occhi neri che ha preso non uno ma ben due caffé accanto a me al bar di Torino Porta Susa e poi me lo sono ritrovato sul vagone. E poi mannaggia a lui è sceso a Lione.
  12. Autonomia. Altra parte della libertà. La sensazione di poter cambiare idea in qualunque momento, posso scendere a Modane (o a Lione, magari? Vedi sopra?), posso fare qualcosa di completamente inaspettato. Non più di 20 minuti fa stavo per mollare tutto e farmi una vacanza a Parigi.
  13. Affermazione personale. Vi chiederanno di scrivere articoli sulla vostra esperienza. E lo farete chiedendovi: ma dal treno, si vedrà la Giungla di Calais? (La risposta è no, però si vede tanto tanto filo spinato)E per quale incidente del destino io ci posso passare indisturbata, sotto il tunnel della Manica, e qualcun altro invece no?

Ho viaggiato lento per anni: vivevo parte dell’anno in Irlanda e ci so arrivare in diversi modi: dalla Germania all’Inghilterra e poi via nave dal Galles, o sulla buona vecchia nave “Oscar Wilde” che fa avanti e indietro tra Irlanda e Francia. I confini non li ho mai capiti.