Articolo originale pubblicato su Cultivate Magazine, Autunno ’05
Il modo in cui guardiamo all’inevitabile e imminente calo delle risorse petrolifere (l’avvento del “picco del petrolio”) forgerà inevitabilmente le nostre esperienze e risposte. Causerà il “Collasso” a cui James Howard Kunstler si riferisce e che il film “The End of Suburbia” predice, darà inizio a “La Grande Svolta”, come la chiama l’esperta ecologista Joanna Macey oppure avremo un “Prospero Declino”, per usare una frase di Howard Odum?
Io credo che sia essenziale affrontare questo problema con un’attitudine di servizio verso gli altri. Non è una posizione sostenibile chiedersi: “Come sopravviverò a tutto questo”? o “Cosa devo fare per essere a posto?”
O sopravviviamo tutti o non lo farà nessuno. Se il picco del petrolio ha un senso è quello di ricordarci che siamo tutti parte di una comunità; che non viviamo in isolamento, benché molti di noi siano fermamente convinti che si possa vivere bene senza nemmeno conoscere il nome dei propri vicini.
Insegno design di permacultura da otto anni e di recente ho iniziato a pensare a come la permacultura possa offrire soluzioni su scala più larga del semplice insegnare alle persone come ridisegnare e rendere più produttive le proprie case e la propria vita. Mi sono guardato attorno in cerca di esempi di comunità che applichino la permacultura su scala cittadina e ne ho trovati ben pochi.
Durante il mio lavoro presso il Kinsale Further Education College iniziai a lavorare con uno studente di permacultura del secondo anno per progettare un approccio che potesse essere usato in ogni insediamento urbano e che consentisse alla comunità di disegnare il futuro che voleva.
Se chiedete alla maggior parte delle persone come sarà la vita quando il petrolio costerà 200$ o 300$ al barile, inevitabilmente tutti pensano alle cose che non potranno più avere. Non più vacanze all’estero, non più una macchina da guidare quando vogliono. La maggior parte delle persone non pensa a niente di più, non si chiede come ciò impatterà sul costo del cibo, sulla disponibilità dei beni di uso quotidiano, persino sulle moderne medicine di uso più comune. Quando ci pensano davvero, qualcuno evoca visioni di carestia, scontri sociali e via di seguito. Credo che una delle prime cose da fare sia lavorare con le persone per aiutarle a creare una visione di come potrebbero essere le cose. Dobbiamo essere in grado di vedere questo problema come un’eccitante opportunità, come un’opportunità unica per creare il futuro che vogliamo.
A Kinsale cominciammo visitando luoghi di permacultura/sostenibilità della zona. Tenemmo poi un seminario sull’utilizzo della tecnologia Open Space sul tema di “Kinsale 2021 – Insieme verso un Futuro Prospero e Sostenibile” con membri della comunità. Gli studenti passarono quindi qualche mese a sviluppare la visione che iniziava ad emergere durante l’Open Space. Esposero la loro visione di come Kinsale potesse essere nel 2021, vivendo con un quarto dell’energia e tuttavia in un modo più prospero e soddisfacente.
Tracciarono la mappa di come arrivare dal presente alla loro visione. Anno dopo anno, in passi realizzabili e allo stesso tempo coraggiosi, disegnarono il percorso verso un futuro a minor consumo energetico. Alla fine, diedero a tutti un elenco di risorse per scoprire di più: questi capitoli formano il cuore di “Kinsale 2021 – Pianificazione delle azioni per la Decrescita Energetica – Versione 1”, che è stato stampato con l’aiuto del Comune di Kinsale e il Controllo Ambientale di Kinsale, ed è stato accolto molto bene.
Il processo è ancora in corso. Ogni anno gli studenti del secondo anno ripropongono il piano alla comunità, tengono eventi Open Space e produrranno un documento aggiornato e più rappresentativo per i prossimi due/tre anni. Allo stesso tempo, inizieranno ad applicare il piano, mettendo in pratica progetti ad alta visibilità in tutta la città per aumentare la consapevolezza pubblica.
Ciò che è iniziato a Kinsale ha un potenziale enorme per il resto della contea quale modello per attrarre le comunità verso questo processo orientato al futuro. È un modello che offre un approccio positivo e basato su soluzioni pratiche, e fa in modo che siano le persone a costruire le fondamenta di ciò che sarà presto una necessità. Non è realistico aspettarsi che a un tratto ognuno a Kinsale inizi a coltivare il proprio cibo, ma possiamo intanto porre in atto le infrastrutture (scambi di semi, trasferimento della conoscenza e delle capacità, luoghi di compostaggio) per renderlo possibile. Possiamo piantare orti attorno alla città. Possiamo piantare alberi da legname. Possiamo pian piano iniziare a costruire con le persone il nuovo mondo che sogniamo e guardarlo crescere e rimpiazzare il vecchio.
Sono convinto che l’avvento del picco del petrolio offra alle persone che hanno da tempo immaginato un mondo più sostenibile la possibilità di fare un passo avanti e dare il via al mondo dei loro sogni.
Barricarsi dietro a una posizione tipo: “Beh, non ne vale la pena”, ci condanna tutti.
Tradotto da Anna Motta
Fonte: http://transitionculture.org/essential-info/articles/unleashing-abundance-september-2005/