“Integra invece di separare” è il principio di permacultura che più spesso mi risuona in mente, che mi fa da guida, o forse da sfida quotidiana. Ho sentito dire, a proposito di chi si interessa di permacultura, che siamo “specialisti del generalismo”, ovvero: ci piace un po’ di tutto. Di sicuro è vero per me, che spazio dalla Transizione alla Permacultura, dalla scrittura agli orti, dalla formazione a libri e viaggi.
“Integra invece di separare” diventa un principio salvavita
Mi aiuta a creare progetti che combinino le mie passioni, rafforzandole a vicenda piuttosto di disperdersi in mille rivoli.
Ecco quindi il racconto di un sogno che integra, connette e condivide, tessendo fila di collaborazioni ed ispirazione tra Italia e Inghilterra, Devon e Appennino, permacultura e imprenditoria e, sì, c’è anche “Màartin”*
Primo intreccio:
Nel Settembre 2016 sono partita – in treno – per un viaggio di un mese a Totnes. Ho scritto qualche racconto di viaggio (qui e qui) e al mio ritorno ho incontrato tante persone curiose: ma a Totnes, dov’è nata, la Transizione c’è davvero? Si sente? Si incontra? Che forma ha?

Per me, ha la forma della gente con cui ho avuto occasione di parlare. Si sente, e si incontra, nei loro discorsi. In come ragionano sul futuro. Nella piccola imprenditoria locale diffusa e anche nei grandi progetti, come ATMOS, che, dopo più di dieci anni di Transition Towns, cominciano a dare nuova forma al paesaggio urbano.
Secondo intreccio:
Durante la primavera ho esplorato il tema “transizione e viaggi”: un movimento che sostiene la ri-localizzazione, cosa ci dice sul tema del viaggio? Cosa ci spinge a metterci in viaggio? Come farne un’esperienza trasformativa, che ci offre informazioni e spazio per evolvere e cambiare?
Rivelerò che non penso che smetteremo di viaggiare, nel futuro: immagino un mondo in cui i bisogni di svago, relax, allegria e magari anche avventura, li soddisfiamo anche nel cortile di casa… ma esplorazione, diversità, ispirazione potrebbero chiamarci più lontano. E’ nato un progetto, che si chiama Songlines, linee del canto, con Uri Noy-Meir, Michele Battistella, Ron Bunzl e Ruth Cross, per esplorare questi temi, ed in questo contesto ho incontrato Silvia Salmieri, co-creatrice di Destinazione Umana.
Terzo intreccio:
Scopro che esiste in Italia un tour operator che si chiama Destinazione Umana ed organizza viaggi proponendo di “non chiedere più dove, ma chi”, e che “al centro pone sempre la persona, come punto di partenza e come arrivo del viaggio stesso”. Che invece di categorie come mare/montagna/lago sceglie “innovazione” o “cambio vita”. E poi scopro che ha sede a Monteveglio. Monteveglio, vicino Bologna, è stata la prima Transition Town d’Italia… ma può essere un caso?
In effetti, mi racconta Silvia davanti ad un caffè in centro a Bologna, non lo è, e fa parte della storia del suo aver cambiato vita. “Avevo un Bed&Breakfast a Monteveglio, e le persone cominciavano a presentarsi alla porta chiedendo di Monteveglio in Transizione… e così anche la transizione, insieme a molte altre riflessioni, è confluita nel progetto Destinazione Umana, che ho fondato, insieme a Valerio Betti, tre anni fa. Ora abbiamo destinazioni in tutta Italia” e io la incontro, magicamente, nel momento in cui sta progettando i primi viaggi all’estero.
“Insieme alle destinazioni umane, Silvia, ti servono guide umane!” le dico entusiasta. Persone che oltre a creare un pacchetto di viaggio lo “facilitino”, facendo da interpreti tra i viaggiatori e le culture ma anche creando ponti tra la dimensione interiore ed esteriore del viaggio. Mi sembra che un’esperienza di viaggio diventa più potente se ci muoviamo anche tra le nostre intenzioni (Cosa mi porta qui?), visioni (cosa osservo?), apprendimenti (cosa mi porto a casa?). Il viaggiare è una dimensione in cui uscire dalla cosiddetta “zona di confort”, dalle abitudini e dal quotidiano, è semplicemente naturale. In viaggio siamo spiazzati e curiosi, ogni profumo ci stimola, ogni persona è una scoperta. La dimensione ideale per piantare semi di cambiamento e far mettere radici a nuove idee.
E così arriviamo al… Quarto intreccio.
Cosa mi sono portata a casa dopo il mio viaggio a Totnes: la convinzione che da grande avrei voluto diventare Hal Gilmore. Hal, uno dei fondatori dell’iniziativa locale di transizione a Totnes, l’ho conosciuto al REconomy Centre, un centro civico e incubatore d’impresa dove mi recavo quasi quotidianamente a chiacchierare con chi si occupa di Transizione a Totnes (e soprattutto a scroccare wi-fi, thé e biscotti). Così ho scoperto la sua impresa: FutureBound, una ditta di viaggi in cui combina apprendimento e divertimento, scoperta, avventura e riflessioni profonde sul senso di far parte di un’ecosistema. Con lui ho potuto accompagnare, tra gli altri, un gruppo di studenti di biologia al primo anno a chiedersi quale fosse il loro personale rapporto con il fiume, il tutto mentre imparavamo ad accendere un fuoco ed esploravamo le rive del fiume Dart con la lentezza di un canoa.

Integra invece di separare…
E così è nato “Inspirational Totnes – sulle strade della Transizione”, un viaggio di otto giorni per un piccolo gruppo (6-10 persone) di viaggiatori, in partenza il 17 settembre dall’Italia. Abbiamo già affittato una grande casa a Totnes dove potremo cucinare insieme, riunirci alla mattina per rivedere il programma ma anche, e soprattutto, per confrontarci sulle nostre aspettative, intenzioni, sogni per la giornata.
La settimana sarà un condensato di ciò che ho esplorato e scoperto a Totnes
Hal ci accompagnerà a visitare orti urbani e progetti di economia locale. Tra birrifici con luppolo auto-prodotto e panifici che gestiscono tutta la filiera, a partire dal campo di grano, non mancheranno occasioni di degustare e di “stringere la mano a chi coltiva il tuo cibo”, per dirla con Michael Pollan.
La scelta dei giorni è stata dettata dalla voglia di rivedere i meleti di Totnes carichi di frutta, e di partecipare al weekend del Totnes Food Festival, una celebrazione del cibo locale e della creatività. Il festival, infatti, è nato da una sfida: possiamo nutrirci con quello che si produce nel raggio di 20 km intorno alla città? (La risposta è si, ci sono stata, incredibilmente a Totnes si produce anche vino, oltre a del gelato niente male!).
Una breve passeggiata lungo il fiume ci porterà allo Schumacher College, dove avremo occasione di visitare i giardini, partecipare a una delle conferenze aperte al pubblico (il calendario del College non è ancora pronto per cui possiamo aspettarci solo di essere stupiti!), e abbiamo appuntamento con Martin Crawford per una visita guidata al suo forest garden, che non so se sia il più antico in Europa ma di certo è quello di cui si parla di più.
L’anno scorso mi sono resa ridicola facendo la “groupie” della permacultura e saltellando in su e in giù dicendo “il giardino di Martin! Il giardino di Martin” e spero vivamente che qualcuno dei viaggiatori che mi faranno compagnia quest’anno avranno il piacere di fare lo stesso.
Per arrivare a Landmatters, invece, viaggeremo insieme ad Hal lungo il fiume Dart per poi visitare questo progetto di permacultura di cui vi dice meglio Marco Matera che c’è stato. In caso di maltempo (ma non succederà) potremo usare gli spazi del centro di Rieconomy per momenti di laboratorio e confronto. [NdR: Marco Ne ne parlerà in un articolo che prima o poi si deciderà di scrivere, stay tuned!]

Il mio sogno per questo viaggio è che sia ispirazione per il cambiamento
Che ne nascano collegamenti e amicizie tra Italia e UK (che in tempo di Brexit, non fa male), che ne emergiamo con un senso rinnovato di poter incidere veramente nel nostro territorio con progetti pratici, concreti, che ri-generano la comunità, il suolo, l’educazione e la salute. Sogno che si ripeta tutti gli anni e che ci faccia dire “vale la pena, di mettersi in viaggio”. Per tornare a casa con occhi nuovi, con rinnovata capacità di vedere le possibilità che ci si aprono per costruire in prima persona una cultura quotidiana di ben-essere: in ogni gesto, dal fare il pane al bersi una birra in compagnia.
In compagnia di chi? Non sveliamo troppi segreti ma c’è un personaggio importante della Transizione che ama molto fare pratica di italiano… qualcuno indovina chi è?
*Questa è per intenditori. Chi capisce il riferimento gli faccio lo sconto.