“Prossima fermata: Sanpolino Bosco”. Così annuncia la metropolitana di una città del nord Italia. Potrebbe essere Brescia: una delle capitali dell’industria pesante ormai agli sgoccioli, vuoi per la crisi, vuoi per l’inquinamento delle sue terre e della sua aria. Dall’alto del castello della città, appena oltre il centro storico e l’agglomerato urbano, la vista si perde da una parte tra le montagne e dall’altra nei campi sfruttati della pianura una volta fertile. Si staglia nel mezzo una torre altissima azzurra: è l’inceneritore, il forno dove finiscono i rifiuti dei cittadini. Dalla sua sommità un’insospettabile fumata si perde nel cielo e si unisce alla perenne coltre grigiastra che sormonta Brescia.
L’espansione di questa e molte altre città italiane sembra seguire una logica cieca e sorda di consumo di suolo e costruzione forzata. Molti alloggi disponibili negli edifici disabitati in città sono sostituiti da ondate di cemento che in periferia si mangiano gli ultimi campi agricoli vicini a noi. In queste periferie si prova a lanciare nuovi quartieri di villette a schiera e appartamenti moderni.
Il verde che rimane in questi oceani di cemento è un arcipelago minacciato dall’innalzamento dei mari. Poche aiuole, rotatorie, rimasugli di un’urbanizzazione che predilige il costruire anziché salvaguardare. Prendersi cura di queste zone diviene dunque sempre più difficile, stancante e soffocante, facendoci dimenticare i paesaggi contadini che si proponevano alle porte della città.
Gli alberi e le persone non sono però cosi facilmente asfaltabili
La natura resiste spuntando in ogni crepa, innalzandosi in alberi vecchi e nuovi, fiorendo in ogni vaso; e cosi fanno anche le persone. Nel quartiere Sanpolino di Brescia, un gruppo di terrestri ha deciso di prendersi cura di un’isola di verde e della comunità che attorno si è ritrovata. Attraverso un contratto di comodato d’uso, il Comune ha concesso un totale di 32.000 mq (dei 160.000 mq disponibili a Brescia) per la realizzazione di orti sociali. Su questi campi si è ritrovato un gruppo di persone che ha sentito la necessità di occuparsi attivamente di un luogo e delle relazioni che ne scaturiscono. Così nel 2014, in un’area di 7.000 mq, ha preso vita l’orto comunitario di Sanpolino e il gruppo di terrestri cittadini chiamato Terra e Partecipazione.
Si porta avanti un cambiamento che va oltre i confini di un terreno
In una delle città più inquinate d’Italia, il gruppo Terra e Partecipazione promuove una rassegna di incontri per salvaguardare alberi e persone.
Il gruppo lo forma chi passeggia nel bosco sociale, chi decide di passarci delle ore o dei giorni, di investirci il proprio tempo e le proprie conoscenze per condividerle con gli altri. E cosi tutti diventano un po’ bambini, pensionati, cuochi, pizzaioli, costruttori, falegnami, cantastorie, ballerini: artigiani del fare con le mani e con il cuore. Artisti che propongono un’alternativa costruttiva del vivere bene: in un luogo bello e sano, prendendosi cura della salute della terra e delle relazioni, consapevoli che gli ostacoli sono solo apparenti e che non possono che aiutare nel confermare le proprie convinzioni. Si porta avanti un cambiamento che va oltre i confini di un terreno.
Prati che cambiano: programma di incontri cittadini.
Il bosco in città c’è già. E si muove, oltrepassa strade asfaltate, ferrovie ad alta velocità e canali artificiali, arriva sui balconi e chiama la gente bussando alla finestra. Dal 21 al 25 di settembre tutti scenderanno in strada per esserne parte. Come in un bosco non ci sono solo alberi, in una comunità ci sono foglie, funghi, pigne, muschi, insetti, uccelli, mammiferi. Tutti elementi di uno stesso sistema che portano stabilità e benessere. Saranno cinque giorni sotto il nome di prati-che-cambiano: incontri di persone, realtà e sogni che attivano una comunità consapevole e pronta a fare la sua parte.
Due proiezioni serali introdurranno i temi chiave. La prima, mercoledì 21 alle 21 al Piccolo Cinema Paradiso, racconta la straordinaria esperienza di chi decide di prendere in mano la propria vita lasciando, apparentemente, uno stile confortevole e sicuro andando alla ricerca di quel qualcosa che manca. Da Vandana Shiva a Satish Kumar, dall’India alla Francia, En quête de sense (di Nathanaël Coste, Marc de la Ménardière, doc., 1h27′, Francia 2015) è un film che porta a viaggiare attraverso il racconto, le storie ed i luoghi di chi ha deciso di fare la propria parte.
La seconda serata, al Cinema Sereno giovedì 22 alle ore 20.50, mostra la realtà italiana di Genuino Clandestino (di Nicola Angrisano, doc., 70′, Italia 2011), una rete di produttori e coproduttori che, conservando le terre e le loro tradizioni, mantengono vive le campagne e i loro mestieri attraverso la vendita e l’acquisto consapevole, ricostruendo la fiducia nel lavoro della comunità contadina.
Il fine settimana comincia presto. Già dal venerdi 23 mattina si avvia la costruzione del Teatro di Paglia. Una struttura di balle di paglia sarà il palcoscenico degli gli incontri attivi e le serate di condivisione tra musica e poesia. Brescia entrerà a far parte della Rete Italiana di Teatri di Paglia che porta spettacoli e magia nel nostro bel Paese. Il lavoro della giornata si concluderà con una serata conviviale tra pizze, poesia e musica: laboratorio di danze folk con i Giravoltati e letture nel bosco.
La mattinata dei sabato 24 sarà impegnata da un laboratorio dove tutti potranno impastare e imparare la magia del pane. Dalle 10 porta un mattarello e unisciti ai fornai planetari di Sanpolino.
Subito dopo pranzo, due sindaci italiani porteranno le loro esperienze di consumo zero. Matilde Casa, sindaco di Lauriano (TO), venne accusata di abuso d’ufficio per aver protetto un terreno, cambiando la sua destinazione da edificabile ad agricola per difenderlo dalle ruspe. Domenico Finiguerra, ex sindaco di Cassinetta di Lugagnano (MI) e autore del libro 8mq al secondo, salvare l’Italia dall’asfalto e dal cemento, invece presenterà lo stato dell’arte della cementificazione in Italia. L’urbanizzazione sta cancellando e rovinando paesaggi e storie antiche del nostro Paese. Gli ospiti racconteranno come un’amministrazione possa realmente scegliere e fare la differenza ponendosi l’obiettivo del consumo zero di suolo.
La domenica mattina sveglia presto per iniziare con due ospiti internazionali che presentano e conducono un laboratorio di cittadinanza attiva. João Labrincha e Pedro Santos dell’Academia Cidadã di Lisbona contribuiranno alla formazione dei bresciani consapevoli e responsabili. Come far ascoltare la propria voce, presentare proposte e realizzare progetti in una città che rappresenti i suoi abitanti? Attraverso le tecniche sviluppate ed utilizzate dai movimenti sociali internazionali come Occupy si affrontano i temi dell’impegno civile e le sue forme di manifestarsi.
Il pomeriggio si conclude con una passeggiata nel bosco urbano con Franco Arminio, paesologo che ragiona sulle potenzialità sprecate che in Italia impediscono la salvaguardia del bello, impediscono ai giovani di accedere alle terre e impediscono una equa suddivisione delle risorse. Insieme a lui si affronterà il tema del valore che ha un bosco in città e della reale protezione e creazione di corridoi ecologici che proteggano il nostro territorio impoverito negli anni.
A Brescia qualcosa si muove
E gli alberi crescono. Un ortobosco comunitario va oltre i pomodori e le zucchine. Crea relazioni, arriva a tutti e non si lascia fermare. Non ha confini né recinzioni. È un catalizzatore di energie, idee e sogni che diventano realtà. Brescia ha l’occasione di dare nuovo valore alle cose. Di riflettere al di là del guadagno meramente economico e di iniziare a pensare alla salute della città garantendo alle generazioni future un luogo da poter chiamare casa. Prati che cambiano sarà il palco dove immaginare il cambiamento che si spera, progettarlo e dargli delle gambe. Da un’isola verde in mezzo al cemento, il bosco riprenderà i suoi spazi creando i corridoi ecologici che permettono la convivenza tra città e natura. Un punto di incontro e di scambio. Un luogo dove crescono piante e persone, germogli di un frutto dolce e nutriente che cambierà il nostro vivere. Quando, accaldati dall’asfalto, avremo voglia di leggerci un libro tra gli alberi o far due chiacchere attorno a un tavolo, potremo prendere la metro e scendere alla “prossima fermata: Sanpolino Bosco”.