Intervista a Jerry Koch Gonzales e Jennifer Rau di Sociocracy for all

Intervista a Jerry Koch Gonzales e Jennifer Rau formatori, facilitatori e fondatori di Sociocracy For All che saranno a Luglio in Italia per un laboratorio introduttivo e uno avanzato sulla Sociocrazia.

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Jerry Koch Gonzales Jennifer Rau Sociocrazia
Jennifer Rau e Jerry Koch Gonzales fondatori di Sociocracy for All

Jerry Koch Gonzales fondatore di The Sociocracy Consulting Group e Jennifer Rau, entrambi fondatori di Sociocracy For All, saranno a Luglio in Italia per un ciclo di formazione sulla Sociocrazia.

Credo che si tratti di una buona occasione per conoscene meglio questo modello decisionale e capirne meglio la sua essenza grazie all’esperienza di due formatori internazionali.

E così grazie all’aiuto di Pierre Houben, il mio amico facilitatore dall’ottimo humour inglese, siamo riusciti a intercettare Jennifer & Jerry per una chiacchierata in profondità …e sedare la mia proverbiale curiosità!

Ciao Jennifer, ciao Jerry, bello avervi incontrati e aver scambiato quattro chiacchiere con voi. La prima domanda che mi sento di rivolgervi è: “chi siete”?

Siamo i fondatori di Sociocracy for All. Siamo formatori e consulenti del metodo della sociocrazia e produciamo materiali e risorse per fare in modo che sempre più persone possano usare la sociocrazia.

Una domanda a bruciapelo per te Jennifer. Cosa rispondi quando la gente ti chiede: “che lavoro fai”?

Ho una frase tipo per rispondere quando sono in situazioni sociali come una festa e mi chiedono: “E allora… che cosa fai per guadagnarti da vivere?”. Rispondo: “Aiuto le organizzazioni a prendere decisioni e ad essere organizzate senza sopraffare nessuno e senza esasperare le persone”. Molti pensano che per essere più efficienti sia meglio che pochi decidano sul da farsi e che ci voglia un’eternità per prendere una decisione condivisa. Ma non è vero! Con la sociocrazia si possono ottenere sia efficienza che decisioni condivise.

Nel movimento della Transizione e della Permacultura si usano sovente parole affascinanti, che fanno presa, ma di cui spesso pochi conoscono il significato. Una di queste è “resilienza”. Ci vorresti dire cosa significa per voi “resilienza”? Jerry, ci faresti degli esempi concreti a partire dal vostro ambito?

La resilienza è la capacità di rispondere al cambiamento. Ad esempio, se un filo d’erba fosse rigido si potrebbe spezzare facilmente. Un’organizzazione è chiamata a rispondere al cambiamento continuamente. Quando si irrigidisce, non riesce più a rispondere adeguatamente. Vogliamo che le organizzazioni imparino ad adattarsi mentre agiscono, proprio come fanno gli organismi viventi.

E tu Jennifer? Come possiamo imparare la resilienza?

Quello che insegnamo ai nostri studenti e clienti è come prestare attenzione ai feedback, le informazioni di ritorno. I feedback sono le informazioni che ci danno la possibilità di compendere se l’organizzazione stia facendo quello che si proponeva. Per esempio, se ogni anno un numero sempre maggiore di impiegati usufruiscono di permessi di malattia, potremmo riflettere su quali siano le cause e come potremmo cambiare la situazione.

Il feedback è utile anche per valutare come lavoriamo. Altro esempio: abbiamo l‘abitudine, come gruppo, di andare molto oltre l’orario stabilito per gli incontri. Un incontro previsto di un’ora e mezza dura effettivamente tre ore. E’ troppo lungo! E molti gruppi vanno avanti senza neanche prendersi una pausa. Insegniamo ai gruppi a dedicare un momento di valutazione alla fine di ogni incontro: com’è andata? cosa potremmo migliorare? In questo momento di feedback, il fatto che l’incontro sia durato molto più a lungo, potrebbe emergere e potremmo risolverlo.

Questa è un esempio di resilienza per me: un’organizzazione che percepisce pro-attivamente cosa accade e risponde dinamicamente, così il filo d’erba non si spezza con una ventata.

Ancora un altro parolone: Sociocrazia! Proprio ieri ero a pranzo da alcuni amici permacultori. E quando ho pronunciato questa parola, la reazione è stata: Che diavolo significa? E perché è importante conoscere la Sociocrazia in permacultura?

La sociocrazia è un metodo di governance (governo, dal latino “gubernare”, dirigere la nave), che contiene una combinazione di strumenti e buone pratiche. Tutte a supporto del principio fondamentale “nessuno è ignorato”. Non è sano né sostenibile ignorare alcuna voce nelle nostre organizzazioni. Abbiamo il dovere di ascoltare tutti. A volte può essere difficile perché ci sembra di perdere tempo. La sociocrazia ha delle soluzioni pratiche molto ingegnose.

Il primo principio è prendere decisioni con il metodo dell’assenso. Attraverso passaggi graduali si arriva ad una proposta condivisa, che tutti saranno in grado di supportare. Ci si focalizza su quello che è realmente importante, per esempio si invita ciascuno ad esprimere come la proposta fin li formalizzata potrebbe interferire con la possibilità di raggiungere il proprio scopo, all’interno dell’organizzazione o del cerchio. Vogliamo che le persone portino il loro contributo.

Il secondo principio è l’intento di creare gruppi di lavoro ristretti. Un gruppo di 4-6 persone può prendere delle buone decisioni. Può avvalersi del contributo di un gruppo più grande, ma il gruppo più piccolo ha il vantaggio di favorire l’ascolto e la comprensione reciproca. Tali gruppi (che chiamiamo “cerchi”) sono collegati tra loro. In questo modo ognuno ha un spazio dove lavorare autonomamente senza il bisogno che qualcuno gli dica cosa fare. Attraverso i collegamenti tra cerchio e cerchio raggiungiamo una visione più generale di quello che sta accadendo, e ogni segmento lavora meglio nell’insieme.

Il terzo principio della sociocrazia che può portare beneficio alle organizzazioni è l’uso del feedback, ma ne ho già parlato. La resilienza che la sociocrazia può creare è la caratteristica che la rende più interessante. Inoltre i benefici che derivano dai tre principi si rinforzano mutualmente. Arrivare a delle buone decisioni è più facile in piccoli gruppi.

La sociocrazia è molto concreta e specifica. Per esempio: le due persone che fanno da collegamento tra due cerchi, sono anche parte dei due cerchi. In questo modo, le stesse portano informazioni diverse e rappresentano al meglio le diverse voci all’interno del cerchio.

Di recente avete deciso di far crescere Sociocracy for All. Sono coinvolte persone da tutto il mondo. Ci volete raccontare come è andata e perché?

Jerry: Abbiamo fondato Sociocracy for All perché abbiamo notato il bisogno di sociocrazia nei movimenti di base. Proviamo ad immaginare che la sociocrazia possa aumentare l’efficacia di un’organizzazione del 15 % (un numero esemplificativo). Vuol dire che abbiamo in mano lo strumento chiave per rendere più efficaci del 15 % tutti i gruppi non-profit, i gruppi di attivisti, i gruppi di transizione. La sociocrazia può accelerare il cambiamento sociale e la lotta per i cambiamenti climatici, e può essere significativa la differenza semplicemente lavorando sulla capacità di essere più efficaci, impiegando meno tempo in discussioni prive di senso o in problemi legati alla gestione del potere.

Jennifer: Fino ad oggi la sociocrazia è stata accessibile solo per le organizzazioni che potevano permettersi un consulente. Abbiamo avvertito la responsabilità di portarla a tutti. Personalmente, lo faccio perché sento un grande rispetto per chi lavora con passione per il cambiamento sociale, e voglio supportarlo facendogli risparmiare tempo, denaro, risorse e divertendosi di più, sentendosi anche più in connessione con i propri pari. A volte lo paragono alla cura di una malattia: immaginate che esista una malattia che ingurgita il tempo delle persone, che le rende meno felici al lavoro o nel volontariato – la terreste per voi questa cura? No! Un buon metodo di auto-governo dovrebbe diventare un bene comune, come l’educazione al cibo sano. Organizzazioni “sane” sono importanti per portare cambiamenti positivi.

Ancora una domanda stramba per te, Jennifer: una canzone che hai in mente in questi giorni? E perché?

E’ un po’ imbarazzante e narcisitico, ma ascolto la mia musica, specialmente quando lavoro. La musica che scrivo mi parla ad un livello più profondo ed è molto calmante ascoltarla. E’ come una medicina – un modo instantaneo di ri-centrarmi. Scrivo canzoni sulla mia comunità, lo spazio che mi circonda, i miei figli, il mio compagno. Lui definisce questa attività “creare bellezza dalla confusione della vita”. Ad un livello più intellettuale, potrei affermare che sto auto-riparandomi come farebbe un’organizzazione sana!

Una canzone che ho scritto recentemente, parla della comunità in cui vivo, una comunità intenzionale diffusa in 32 edifici. Nel tempo le persone invecchiano e pensiamo molto alla nostra visione di comunità. Un vicino ha detto una cosa molto saggia: “dovremmo conformare la nostra comunità, come se non fosse per noi, ma per le persone che ci vivranno tra 60 anni”. Quel pensiero mi ha catturata. Immagino sempre lo spazio comune come pieno della gioia, delle risate, del dolore e delle perdite, delle relazioni e degli amori di cui è stato testimone negli anni. Come se potessimo, in qualche modo, lasciare una traccia del nostro amore nell’aria e lì potesse stare per le generazioni a venire. Ho scritto una canzone che parla di questo e l’ho suonata ad un evento comunitario e, di nuovo, poche settimane fa, quando una persona ci ha lasciato. Visto che trasformo ogni intuizione che ho in una canzone, ho un sacco di buoni ricordi da ascoltare mentre lavoro! (A proposito, le mie registrazioni non sono pubbliche).

A noi piace ridere e scherzare. Molte delle nostre interviste avvengono a cena in una situazione molto gioiosa. Ma proprio quando siamo piegati in due ci scappa la domanda seria. Che speranze abbiamo per il futuro?

Confidiamo di fare un lavoro “sufficientemente buono” in modo che le persone al loro primo incontro si chiedano: “allora, usiamo la sociocrazia o… altro?”. Desideriamo aprire alla scelta. Al momento le persone usano quello che hanno sempre usato senza chiedersi se davvero funzioni. Per esempio, votare a maggioranza può avere senso in un gruppo molto grande se non si hanno altre possibilità, ma in un gruppo di 5 persone… ha senso? Ci siamo abituati al fatto che 3 persone su 5 possano decidere anche se le altre 2 sceglierebbero un’opzione diversa perché hanno bisogni diversi. Ma se ci riflettiamo, non è folle? Non è possibile, anche solo immaginare, di perdere il supporto, l’esperienza, le conoscenze di circa metà del gruppo.

Quello che desideriamo è che le persone scelgano intenzionalmente: “Come vogliamo organizzarci? Qual è il miglior metodo decisionale per il nostro gruppo e che soddisfa I nostri bisogni e quello che vogliamo realizzare?”. Per essere realmente intenzionali, dobbiamo conoscere l’esistenza di varie opzioni, cosa possa funzionare bene e in quali contesti. E’ per quello che noi di Sociocracy for All mettiamo a disposizione così tante informazioni e materiali.

In alcune aree ci siamo già riusciti. Per esempio, molte comunità intenzionali negli Stati Uniti cominciano sin dalla fondazione con la sociocrazia. Ci aspettiamo che la sociocrazia o metodi simili, diventino la normalità in un numero sempre maggiore di ambiti nei prossimi 10 anni.

Qualcuno dei nostri lettori ci rimprovera che il termine “sostenibilità” sia desueto. Ci sarebbe un modo sociocratico per sbarazzarci di questo temine? Piccoli passi: da dove cominciamo?

Un primo passo è riconoscere quale sia il nostro impatto. Questo riporta ai feedback e alla trasparenza. Per esempio, immaginate un mondo che sia completamente sociocratico. Ognuno di noi è parte di un cerchio e nessun cerchio rimanane scollegato dal sistema. Potremmo avviare attività estrattive senza chiederci o avere idea dell’impatto delle nostre azioni. Ma, se il luogo dove estraiamo minerali che useremo per i nostri smartphone ha modo di comunicare con noi, allora potremo conoscere l’impatto delle nostre azioni.

La possibilità che molte pratiche persistano nell’impattare negativamente la società e il pianeta, è direttamente collegata all’assenza di feedback, alla non equivalenza e alla separazione che abbiamo dalle conseguenze delle nostre azioni. Se le organizzazioni – e con questo voglio dire le persone! – cominciassero a chiedersi quale impatto hanno le cose che fanno, e cominciassero a tenerlo presente, potremmo prendere decisioni più informate. Specialmente se fossimo, fin da piccoli, abituati al rispetto tra tutti gli esseri umani e ri-educati ad apprezzare la cooperazione al posto della competizione.

Un piccolo passo per cominciare, che allo stesso tempo è molto grande, è di ascoltare quale impatto abbiamo sul nostro ambiente circostante. E’ semplice: provate ad usare i “giri di parola” nel prossimo incontro, nella prossima riunione; nei “giri di parola” ognuno parla a turno, dice quello che ha da dire, gli altri ascoltano. Sembra una cosa da nulla ma cambia l’energia del luogo. Invece di competere per lo spazio di parola, possiamo, aspettando il nostro turno, rilassarci e ascoltare mentre gli altri parlano. E’ quello che basta per passare dalla competizione alla cooperazione, in ogni piccola interazione.

La sociocrazia e le cooperative. Due mondi che negli Stati Uniti vanno a braccetto. Che rapporto c’è?

Le cooperative hanno una forte enfasi sull’auto-governo dell’organizzazione. Il metodo decisionale maggiormente usato fino ad oggi è stato il “metodo del consenso” e molte cooperative usano operare nella modalità “decidiamo tutto, tutti insieme”. Tutte le persone che hanno sperimentato queste dinamiche sanno quanto difficile sia, soprattutto se il gruppo è grande. Logora le persone, che inizieranno a temere gli incontri.

L’auto-governo non può funzionare se si temono gli incontri e si passa il tempo a litigare. Non dobbiamo rendere le cose così difficili. Ad ogni modo, negli ultimi anni, molto è cambiato nel settore delle cooperative negli Stati Uniti. Le persone iniziano ad essere informate sull’esistenza di altre possibilità e cercano le alternative perché sono consapevoli di quanto il “metodo del consenso” e il lavorare in gruppi grandi sia controproduttivo rispetto a quello che desiderano: un’esperienza più rilassante, di connessione con gli altri, dove ognuno può contribuire ed essere apprezzato per quello che porta.

E tu Jennifer, puoi dirci la tua?

Alla Eastern Conference for Workplace Democracy a New York, dove mi trovavo  poche settimane fa, quasi tutte le persone con cui ho parlato conoscevano la sociocrazia. Alcune anche per aver già implementato parti di essa. Molto diverso rispetto anche solo a due anni fa.

Così come le imprese sociali, anche le cooperative ambiscono a costruire un’impresa che sia sana ma che allo stesso tempo crei profitto; inclusiva e ripettosa degli individui che ne fanno parte e con un impatto positivo sulla comunità. Il metodo sociocratico si adatta molto bene al mondo delle cooperative. Inoltre, sempre più persone al di fuori delle cooperative ambiscono a lavorare in ambienti dove possono prendere decisioni. Le aspettative delle persone sono molto più alte al giorno d’oggi e penso sia molto positivo.

Noi di Permacultura & Transizione sogniamo che dopo ogni articolo, dopo ogni intervista pubblicata si avvii in Italia un piccolo processo di cambiamento o un piccola rivoluzione. Vi va di sognare con noi? Cosa avverrà dopo la pubblicazione di questa intervista?

Le persone in italia lasceranno andare il pregiudizio che sottende al pensiero unico: che a lavoro ci sia un capo che ti dice esattamente cosa devi fare. Cominceranno a informarsi e praticare la sociocrazia. E, mentre imparano ad autogovernarsi in un ambito della propria vita, vorranno poi farlo in tutti gli altri. Smetteranno di accettare gli atti di sopraffazione sul posto di lavoro, nelle scuole o nelle associazioni. Cominceranno a costruire delle alternative meravigliose: persone che lavoreranno insieme, che avranno la capacità di convivere con le differenze. A scuola i bambini potranno faranno esperienza di ciò che vuol dire essere ritenuti capaci, competenti e responsabili di sé e, grazie a questa esperienza, potranno reclamare i loro valori anche da adulti. Non stiamo mirando ad una piccola ma ad una grande rivoluzione!

Come possiamo rendere Permacultura & Transizione sempre migliore, secondo voi?

Se tutto questo vi ha incuriosito… a luglio saremo in Italia! Raggiungeteci a Bressanone (BZ) per un laboratorio introduttivo e uno avanzato il 7.8.9.10 luglio.

Noi crediamo che conoscere la sociocrazia sia un bene, ma sperimentarla è ancora meglio! I nostri laboratori sono sempre di tipo esperienziale. Potrete tornare a casa con molte idee su come implementare alcuni di questi strumenti nella vostra organizzazione.
E’ la nostra prima volta in italia e ne siamo emozionati!

In autunno partira un corso online, potrete immergervi nella sociocrazia per ben 9 settimane.

Per il laboratorio a Bressanone potete guardare qui:

https://www.blufink.com/sociocracy-in-italy/

Per tutte le informazioni su Sociocracy for all:

http://www.sociocracyforall.org/

Sociocrazia in Italia http://sociocrazia.org
Gruppo facebook sulla Sociocrazia in Italia
https://www.facebook.com/groups/1621789408088149

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Nel bel mezzo della sua sfavillante carriera manageriale all'estero, fatta di viaggi in business class e meeting internazionali per conto di una delle peggiori multinazionali che l'umanità abbia mai potuto produrre, Marco scopre la Permacultura, se ne innamora, lascia il suo lavoro e decide cominciare la sua transizione interiore. Nel suo nuovo viaggio incontra tante persone stupende fra le quali Aranya, che gli insegna la Permacultura e gli dà una bella certificazione, poi Dave col quale impara la Permacultura urbana in una città dedita all'alienazione e al consumismo sfrenato, poi Naresh col quale intrattiene delle lunghe conversazioni sulla Transizione e dulcis in fundo Flavio col quale ride tanto e si inventa un modo sostenibile di fare impresa. Il suo sogno è quello di diventare un insegnante di Permacultura e di trasformare il suo Paese d'origine in un paradiso tanto da riguadagnarsi l'appellativo di Bel...Paese! Che cosa gli succederà in futuro nessuno lo sa, chissà quante altre meravigliose creature incontrerà. Frattanto lasciatelo sognare e progettare. E di tanto in tanto date un'occhiata agli articoli che pubblicherà!