Intervista a Berardo Da Schio

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BERARDO DA SCHIO permacultura
A sinistra Massimiliano Miatton, a destra Berardo Da Schio, traduttori di “Permaculture – A Designers’ Manual” di Bill Mollison

Buona resilienza!

Alzi la mano, in questo caso il pollice, chi di voi si è sentito dire tale frase: “Tu hai il pollice verde!“. Va beh, dai tra permacultori giochiamo facile. Ma altri? Wow… però! Bene. Più o meno un po’ tutti sappiamo, perché si dice così. Ma ci siamo mai chiesti come nasce tale modo di dire? Si, no, forse… Ok! Premetto, che ciò che sto per dirvi, non so se così, ma… se lo fosse?

La natura è una vera e propria tavolozza di colori dalle infinite sfumature. A renderla tale sono diversi elementi, che insieme si mescolano e si trasformano, fino a “creare una magia”. Già! Anche se, solo i suoi elementi non bastano, per far sì che ciò avvenga. Allora ad essi, si aggiunge un fattore determinante, affinché il tutto si realizzi. Ma vediamo nello specifico…

Nella foglia ed in alcune parti della pianta sono presenti dei pigmenti naturali, che a seconda della loro quantità e dell’intensità della luce alla quale sono esposti, si determina il loro colore. Uno di questi è la clorofilla. Quel pigmento naturale di colore verde, che mescolandosi con la luce colora di verde la pianta. Tale processo di trasformazione si chiama fotosintesi. Essa catturando la luce del sole innesca quel processo chimico, attraverso il quale le piante trasformano sostanze inorganiche come anidride carbonica ed acqua, in sostanze organiche come il glucosio che funge da nutrimento per le piante e gli alberi. La reazione chimica prodotta sempre dalla fotosintesi crea l’ossigeno: “essenziale per la vita”.

Questo spiega come mai in primavera ed in estate, quando la luce si fa sempre più intensa, fino a sentirne il suo calore, le piante sono più folte e rigogliose, dal colore verde talvolta sempre più brillante. Quando in autunno la luce si affievolisce e la temperatura cala, le foglie si colorano di giallo o di arancione poiché i pigmenti naturali che emergono sono la xantofille ed il carotene. Ma che lo vogliamo o no, “la natura ha una sua intelligenza”! Così, per proteggersi dal freddo invernale, l’albero crea una specie di tappo all’attaccatura della foglia. E poiché si interrompe il passaggio dalla foglia al ramo del glucosio, quel che resta di esso si fa pigmento antociano colorando di rosso la foglia. Essa non ricevendo più nutrimento, si stacca dall’albero e cade giù.

Si, si. Avete ragione! Sono cose che si sanno già. Sono tra le prime lezioni di scienze a scuola, ma nel rinfrescarci la memoria come se tutto fosse una tavolozza con colori da mescolare ad una goccia d’olio e talvolta no, poiché utilizzati nel loro stato neutro, scopriamo che ciò che la Natura presenta in modo visibile ai nostri occhi, può condurci in mondi sottili e percepibili in sensazioni umane, poiché “noi siamo il suo stesso riflesso”. Come? Basta ascoltarci, ma soprattutto entrare in noi stessi!

Quando l’emozioni sanno di tristezza, dolore o smarrimento è un chiuderci dentro noi stessi e dal quale l’energia poco sa darsi e niente vuol ricevere. E’ cercare protezione e riparo nel caldo abbraccio di noi stessi. E’ l’autunno inverno della nostra anima. Come quando in Natura le foglie gialle, arancioni e rosse cadono giù, per cercare riparo e calore nel ventre della terra. Mentre quando l’emozioni sanno di pace e gioia è un aprirci continuo a noi stessi e all’altro. E’ condivisione d’energia che molto vuol dare e tanto sa ricevere. E’ finestra che si apre, per far sì che il colore della sua ombra interna, si mescoli con la luce esterna. E’ un dentro ed un fuori che si forma e si trasforma nel donarsi “in amore e con amore”. E’ l’estate della nostra anima, che per ed in Natura mescola quel verde delle foglie a quel tocco di luce, che sa di respiro e di vita.

…Le mani sono le antenne del nostro cuore. Le mani si aprono per dare o si chiudono per ricevere. Ed il dare e il ricevere è nel nostro cuore. Ogni suo più piccolo battito è ogni emozione da noi vissuta. Le mani esprimono molte delle nostre emozioni. Le mani parlano, ascoltano, scrivono, suonano, saltellano, nutrono, accarezzano ed amano. Ogni movimento in divenire è una danza che sprigiona energia, poiché “noi siamo energia”. Ma, mi spiace deludere dal crederci i soli ad avere tale potere, poiché “ogni cosa intorno a noi ha una sua energia”. E quando entriamo in relazione con qual qualcosa che sia essere vivente o oggetto, la vibrazione di entrambi si mescola e si trasforma, fino a dar vita a qualcos’altro ancora ed ancora. Le dita intorno al palmo della mano ricordano i raggi del sole. Ogni dito nell’emanare una sua energia, rivela dettagli del nostro vissuto e della vita. Il pollice è il dito della protezione e della sicurezza. Esso è collegato alla nostra testa e quando lo massaggiamo è come se stessimo coccolando ogni nostro pensiero. Ecco perché i bambini per tranquillizzarsi tendono a succhiarsi il pollice. Se la mente è serena anche il nostro cuore lo è. Esso è il centro dove risiede il respiro: creatore d’armonia e bellezza. E’ il punto centrale dal quale tutto ciò che è immateriale si trasforma in materiale. E’ il punto d’unione tra il Cielo e la Terra. Spiraglio di luce che dona vita ai fiori, alle piante e ad ogni più piccola creatura della Natura.

La Natura da tanto, ma esige tanto. Quel tanto fatto di sola sincerità. Si, perché è questo ciò che essa chiede: sincerità. “La Natura restituisce ciò che l’uomo sa dare”. E se il pensiero ed il cuore dell’uomo sono sinceri, basta un solo tocco di pollice, perché tutto si colori di verde come per magia!

Ed è sincerità ciò che ha dato lui nel suo raccontarsi in quest’intervista particolare. Senza giri di parole e paroloni. Così, ne tanto e ne poco, ma con quel che basta a farci capire chi abbiamo difronte: un ragazzo dalla tempra essenziale, attento alle responsabilità ed accurato nel dovere. Lui, che a tratti ricorda il primo della classe e non quel tipo secchione, brufoloso ed antipatico. Bravo nello studio, perché facile ad apprendere. Soprattutto bravo a far copiare durante i compiti in classe. E se lo vedi lì, pronto a mangiarsi il suo panino con tanto di ripieno, lui con un solo cenno di sguardo t’invita ad avvicinarti, perché felice di condividerlo con te. Perciò generoso, simpatico ed amicone. Beh, la scelta della foto lo dimostra! Ed infine, lui che è il primo a dire la sua con sincerità ed il primo a fare un passo indietro con disarmante sincerità.

Ma ascoltiamo insieme l’intervista del nostro amico del “MEDIPERlab”, e cioè uno dei ragazzi del team di traduzione in italiano de: “Permacultura: Manuale di Progettazione” scritto da Bill Mollison.

Chi sei?

Berardo!

Quanti anni hai?

32.

Dove sei nato?

Arzignano.

Dove vivi?

Vicenza!

Interessi?

Agricoltura conservativa e restauro di roba vecia!!

Passioni?

Montagna e famiglia.

Ti piace viaggiare?

SI!

Cosa porti sempre dai tuoi viaggi?

Un sacco di cianfrusaglie, soprattutto semi e sassi che mi ritrovo casualmente nelle tasche dei pantaloni anche a distanza di parecchio tempo.

Che lavoro desideravi fare da bambino?

Il pompiere.

E ora che lavoro fai?

L’agronomo!

Quando ha fatto capolino nella tua vita la Permacultura?

Quando lavoravo in Giordania con agricoltori e tecnici per cercare di utilizzare al meglio la poca acqua disponibile.

Com’è nata l’avventura del sogno di traduzione: “Permacultura: Manuale di Progettazione” di Bill Mollison?

Ho conosciuto Massi, all’epoca al Permaculture Research Institute di Jawasra nella Valle del Giordano, il quale mi ha presentato a Giuseppe e poi a tutto il gruppo.

Cosa ti ha spinto ad essere parte di tale sogno?

Imparare, approfondire e poi di conseguenza contribuire a diffusione e promozione di buone pratiche agronomiche. Credo la traduzione sia una realtà ormai, non già più un sogno.

Un momento o un aneddoto di questi mesi di lavoro con i tuoi amici d’avventura?

Qualche mese fa, nel bel mezzo della fase di traduzione, Ignazio inoltrò a tutto il gruppo lavoro la bozza di contratto con Tagari Publications. Ero ad Amman, dove vivevo con la mia famiglia e lavoravo dal 2012. Dopo qualche giorno di lettura e riflessione, risposi a tutto il gruppo, condividendo i miei commenti, dubbi e punti di vista. Avevo scritto una mail interminabile, pesante, piena di subordinate, di considerazioni di varia importanza, di invettive, di prese di posizione e di riflessioni filosofiche, insomma il classico “pippone”, il “pistolotto”, tanto per intenderci, con una punta di aggressività e provocazione (rileggendo ora, forse non era una punta ma una carriola). La risposta di Ignazio, pacata e professionale, giunta dopo brevissimo tempo quasi l’avesse scritta di getto, e il silenzio degli altri compagni di lavoro, osservatori attenti, non invadenti, ottimi ascoltatori, mi sorpresero e mi fecero aprire occhi, cuore e mente a questo progetto, a questo gruppo.

Se tu fossi una persona qualunque, che sente parlare per la prima volta di permacultura, quale sarebbe la scintilla che ti porterebbe a contribuire e a dire: “Si, anch’io voglio essere parte di tale sogno!”?

Grazie Sterpeta della stima 🙂 ma in effetti sono proprio una persona qualunque! La permacultura, per quanto piccola o poco conosciuta che sia, è una realtà, non un sogno, con i piedi ben piantati in terra e lo sguardo che spazia tutto intorno. La permacultura propone ragionamenti ed interventi di estremo buon senso, responsabili, ragionevoli, economici, equilibrati, informati, lungimiranti, sostenibili, rispettosi, pacifici, naturali. Credo sia proprio questo aspetto che mi abbia portato a contribuire a questo progetto.

Ben saprai, che il Manuale di Proggettazione in Permacultura di Bill Mollison è considerato “La Bibbia dei Permacultori”, perciò qual è la parola o la frase che è stata una scoperta per te e che senti particolarmente tua?

Scusami, ti confesso che mi fanno paura queste definizioni “religiose”. Ritengo il manuale di progettazione di permacultura un trattato utile e importante per molte persone: per chi si occupa di studio e/o progettazione in agricoltura, antropologia, ecologia, management, politica, sociologia, urbanistica, ecc. In poche parole, per chi si interessa di scienza e di umanità. Il Manuale offre prospettive, teorie, spunti di riflessione, ma anche consigli pratici al progettista! Definirlo “la Bibbia dei Permacultori” credo sia pericoloso, in quanto lascerebbe fuori tutti coloro che non si definiscono necessariamente “permacultori” ma che da questo libro possono ugualmente trarre conoscenza e giovamento! Credo che il Manuale di Bill Mollison sia un libro per tutti, che può essere apprezzato in maniera particolare dalle persone di buon senso.

Cosa vorresti fare da grande?

Il sognatore o la guida alpina.

Ora, sei in un orto di permacultura e hai nelle tue mani un seme, chiamato sogno da realizzare. Quale sarebbe il tuo?

Un seme di fagiolo, magico ovviamente da buona leguminosa che è!!

Quale capitolo del manuale hai tradotto con cura?

Ho tradotto i capitoli 2.Concepts and Themes in Design e 12.Humid Cool to Cold Climates

Cosa diresti a te stesso in questo preciso momento?

Ci facciamo un caffè?

Ed io* posso dire qualcosa a te?

Ahlan wa sahlan, con zucchero o senza?

Prima un sorso d’acqua, per gustare al meglio l’aroma del caffè!

*Grazie Re Mida della Permacultura,
il tuo tocco di pollice ha colorato di verde il nostro Pianeta!

Io* Ogni persona che crede in un mondo migliore!

Prendi in considerazione l’idea di donare 5, 20, 50 euro o quello che puoi, per proteggere e sostenere la diffusione della permacultura in Italia, per la nostra e le future generazioni.

http://buonacausa.org/cause/manuale

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Il mio nome è Sterpeta. Nome che deriva dagli sterpi: arbusti o rami di piante stentate o secche, solitamente utilizzate per accendere il fuoco. Il mio cognome è Fiore. Beh, qualsiasi fiore possiamo immaginare, sappiamo bene cos’è avendo tenuto tutti per piacere o anche per distrazione un fiore tra le dita. E sarà uno scherzo o un segno del destino, già nel mio nome e cognome c’è sempre stato un seme di Permacultura. Ma prima che potesse germogliare, altro ha preso vita ed è cresciuto sempre più in me ed intorno a me. Ma andiamo con ordine… Sono laureata in Pittura, presso l’Accademia di Belle Arti di Foggia. Nel corso degli anni ho esposto in diverse collettive, e concorsi artistici in Italia. E tra forme e colori ho dato libertà espressiva anche alla scrittura. Infatti, scrivo recensioni d’arte per diversi artisti ed in passato anche per la rivista “L’Altro” a cura della Fondazione Marina Sinigaglia di Melfi. Da anni sono socia e Referente in Puglia dell’A.I.M. Rare onlus, partecipe nell’intero territorio nazionale e talvolta anche internazionale. Ciò che ho acquisito grazie a tale associazione, mi ha vista in passato, parte attiva in altre associazioni impegnate nel sociale e nella cultura. Al di là dei vari eventi e dei tanti posti vissuti e visitati, ciò che mi ha dato tanto sono le relazioni umane, poiché attraverso lo scambio di vite e vissuti c’è vera condivisione, conoscenza e crescita. Ed io posso dire di aver imparato tanto grazie a tali incontri e da ogni persona conosciuta. Nel 2012 presso il Museo Statale Tattile di Ancona, ho partecipato a corsi formativi, dove il tatto permette di regalare un nuovo modo di sentire l’arte. Infatti, tale museo è modello di eccellenza nello scenario delle opportunità culturali per non vedenti e ipovedenti. Esperienza visibilmente toccante, potrei dire! Realizzo laboratori d’arte, tattili, sensoriali ed esperenziali per bambini, ragazzi e adulti. Laboratori tenuti nella natura. Poiché essa ci permette di ricollegarci alla parte creativa, che è presente in ognuno di noi, alimentando anche la nostra libertà d’essere. Il mio cammino nella Permacultura è iniziato nel 2015 con un PDC tenuto da Salah Hammad e Ignazio Schettini. E grazie all’intensità di tale esperienza, ho trovato una nuova dimensione d’essere. L’essenza del mio mondo, che piacevolmente incontra altri mondi. Ed ora anch’io faccio parte della bellissima famiglia “MEDIPERlab”.