Qualche anno fa, vicino ad Ostia, è nato un asilo nel bosco. Quando Milena lo ha scoperto, lo ha osservato su internet con le lacrime agli occhi, perché sua figlia frequentava, in Sicilia, un classico asilo chiuso da quattro muri.
Non sapeva cosa facesse là dentro la sua bambina
S’immaginava che tutto quello che poteva fare, comunque, era giocare con i soliti giochini di plastica, che c’erano all’interno.
Milena aveva potuto osservare solo una confusione di bambini, dentro una stanza chiusa, che non li aiutava a socializzare. A quell’età per i più piccoli è difficile capire come entrare in relazione tra di loro.
Lei guardava i video e le foto di quell’asilo di Ostia e aveva tantissima invidia sana verso di loro. Si continuava a chiedere tra sé perché in Sicilia, dove abbiamo tutto questo sole, dobbiamo stare chiusi dentro e nessuno fa questo.

Un giorno, prendendosi di coraggio, li ha contattati: “Perché non venite a fare un incontro di formazione qui da me, a Bronte?” è stata la sua semplice richiesta. Detto, fatto. Qualche mese dopo, all’incontro, però, della popolazione di Bronte non si è presentato quasi nessuno.
Sono arrivate Dafne, una ragazza tedesca che vive lì da qualche anno, e Letizia, giunta dalla vicina Adrano. Dopo l’evento, a Dafne, Milena e Letizia è bastato incontrarsi poche altre volte.
Due mesi dopo, lo scorso Settembre, hanno aperto il loro asilo all’aperto, senza esitazione. Dentro o fuori. Lo hanno chiamato Coccodè, ai piedi dell’Etna, in una bellissima campagna alberata alle porte di Bronte.
Crearlo non è stato facile. Ci volevano persone che sentissero lo stesso desiderio di stare all’aperto, di giocare con la terra e stare in contatto con la Natura. Ci volevano questi presupposti. Altrimenti non riesci ad allontanare i bambini dalla cultura divoratrice del consumo, che sta avvelenando completamente l’attuale società.

Tutto parte dalla primissima infanzia
Il bambino è nel ritmo e a lui serve il ritmo con un determinato numero di ore per dormire, uno spazio uguale per mangiare e giocare, che diventa quasi un rito.
Spesso gli adulti non lo capiscono ed è per questo che un bambino spesso piange o non si sente bene.
Ci vuole un rito per ogni cosa, che dà equilibrio. Il bambino, così, si sente sicuro e con questa sicurezza si muove e comincia a sperimentare.
Se capisce dove nasce l’uovo e sa che il frumento cresce nella terra, impara finalmente da dove viene il cibo.
Con l’esperienza fisica si muovono le cose anche mentalmente. Attraverso il movimento i bambini trovano l’equilibrio nel corpo ma anche nella mente.

Quando siamo bambini, l’intelligenza si crea con le mani, con il corpo e con l’equilibrio.
Non puoi andare da loro e raccontare solo una storia. Loro non capiscono, perché nei primissimi anni di vita ancora non sono intellettuali.
L’intelletto ancora non c’è in quel tempo. Si crea piano piano attraverso l’esperienza con la Natura, le cose e le mani.
Conoscono la fisica di base in questo modo, facendo esperimenti. Gettano una pietra e capiscono che questa cade a terra. Sentono il vento e osservano come si muovono le foglie di un albero.
Quando c’è qualcosa che i più piccoli non sanno fare e arriva un insegnante a farlo per loro o a impedire di farlo, perché è troppo pericoloso o sono troppo piccoli, i bambini non riescono a fare il loro lavoro, ma “i bambini devono fare il loro lavoro” diceva la Montessori.

Sono persone complete, piccole, che vogliono diventare grandi
Per farlo, devono copiare o vedere attraverso l’esperimento proprio come fa un adulto.
Se a loro viene impedito di sperimentare, non riescono a crescere. Un bambino lavora quando gioca. Semplicemente.
Appena Milena ha incontrato Paolo, il maestro dell’asilo nel bosco di Ostia, ha visto in lui una serenità infinita. E Paolo, che la vedeva sognante, l’ha guardata diritto negli occhi e le ha detto: “Se vuoi, puoi”. E’ nato così il primo asilo siciliano nel bosco.

Milena ha rinunciato all’incarico di ruolo in una scuola secondaria, arrivato pochi mesi prima, dopo tredici lunghi anni di precariato. E ha lasciato a Siracusa, dove ha il suo lavoro, il marito, che la raggiunge ogni fine settimana.
Il coraggio di questa donna è stato enorme, ma non c’è prezzo se fai un lavoro che ti piace ed è tuo. Anche Letizia ha lasciato quello che faceva. Dafne ha costruito ogni cosa. Ha una capacità manuale fuori dal comune.

All’inaugurazione si sono presentate tante famiglie con bambini di varie località siciliane. Nessuno di Bronte, ancora.
Aperte le iscrizioni, si è presentato, all’inizio, solo un bambino di tre anni, abituato a giocare col tablet e il telefonino, che non aveva sviluppato ancora minimamente creatività e immaginazione.
Non sapeva cos’era il gioco. Chiedeva in continuazione solo il telefonino.
La mamma è stata bravissima a non arrendersi e per oltre tre mesi, ogni giorno, ha partecipato al lavoro d’inserimento, che è stato lungo. Il bambino non reagiva ad alcuno stimolo.
Quando, il giorno del distacco, la mamma lo ha salutato andando via, il piccolo ha pianto e si è messo davanti alla finestra ad aspettarla.
Dopo un po’, tra lo stupore di tutti, è andato nell’unico spazio chiuso dell’asilo, un salone con un enorme camino. Ha iniziato a cantare, prendendo i tasselli di un puzzle e a comporlo per terra, coi piedini che seguivano il ritmo del suo canto.

Non si ha idea della droga pesante, che ormai è diventata l’assuefazione ai cellulari per piccoli ed adulti, e della fatica che s’impiega per disintossicarsi da questa piaga.
Ogni tanto sentiamo che è importante fare tutto da piccoli, perché in quel momento si capisce il mondo.
Quel bambino ha scoperto che la felicità è fatta di semplicità
E’ stata una lezione di vita per lui sbucciare le fave e aprirsi una noce con una pietra.
Stare fuori, all’aria aperta, giocare con quello che si trova e fare le cose dalla base. In questo modo i bambini crescono felici. Capiscono dove e come possono diventare felici.

Che altro ci vuole? Dico per la felicità di Milena e di quel bambino…
Per saperne di più su Coccodè – L’asilo nel bosco a Bronte
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