A cura di Massimo Giorgini e Giovanni Santandrea
“Quando parliamo dei bisogni degli esseri umani, parliamo dell’essenza della loro vita.”
(Abraham Maslow)
Il precedente principio (Raccogli e conserva energia) focalizza la nostra attenzione sulla necessità di conservare l’energia, per fare investimenti nei progetti sostenibili, resilienti ed a lungo termine. Il terzo principio, in modo complementare, consiglia di assicurarci un raccolto nel breve termine: senza rendimenti immediati ed utili qualunque progetto a lungo termine rischia di svanire nel tempo prima di arrivare a compimento. Il raccolto, profitto o reddito che generiamo funziona come una ricompensa che favorisce il sistema che l’ha generato; in altre parole generiamo cicli di feedback positivo che amplificano il processo.
[M] Molto interessante la combinazione del secondo e del terzo principio per quello che riguarda l’ambito personale. Se il secondo (Raccogli e conserva energia) ci spinge a posticipare la gratificazione per portare avanti progetti importanti che richiedono tanto tempo per essere sviluppati, il terzo (Assicurati un raccolto) ci ricorda di soddisfare i nostri bisogni essenziali durante il percorso. Queste soddisfazioni durante il percorso ci permettono di mantenere alta la nostra motivazione a proseguire nel processo, a non perderci d’animo, a non scoraggiarci. Se, ad esempio, desideriamo cambiare lavoro e costruirci una professione più creativa e soddisfacente dal punto di vista professionale ed umano, è importante tenere presente entrambi i principi. Oltre a progettare un percorso di formazione ed esperienze che ci permetta di prepararci al nuovo lavoro e che spesso richiede anni di studio, lavoro ed impegno, dovremo anche pensare attentamente a come sostenerci economicamente ed emotivamente in questo periodo di transizione. Buttarci a capofitto in una nuova impresa senza pensare al sostentamento a breve termine rischia di essere un boomerang che mina alla base il nostro progetto di cambiamento. Questo non significa evitare ogni rischio, perché i rischi sono inevitabili e spesso sono uno stimolo positivo, ma significa lanciarsi nella nuova avventura creando delle reti di sicurezza che ci consentano di vivere il processo con una sufficiente serenità. Cosa ne pensi Giovanni? Ci sono delle analogie anche per i gruppi ed in ambito sociale?
[G] Credo che possiamo affermare che questi nostri dialoghi ci restituiscano una prima indicazione generale: il passaggio dal livello individuale e personale a quello di gruppo e sociale, aumenta di molto le complessità dei processi. E a mio parere questo avviene anche per il terzo principio che ora esaminiamo. Come tu dici, ’ottenere un raccolto’ è fondamentale per poter sostenere l’impegno personale nel medio-lungo periodo. Questo vale certamente anche se allarghiamo il nostro orizzonte al gruppo. Ma c’è un però.
I bisogni, e le relative necessità di raccolto ad essi associati, in un gruppo sono maggiormente diversificati. Se per una persona può essere necessario ‘assicurarsi un raccolto’ in termini economici, per potersi sostenere, per un’altra persona il raccolto personale potrebbe essere più orientato all’autorealizzazione, o alla affermazione personale. Per un altro ancora il ‘raccolto’ potrebbe voler dire sentirsi emotivamente riconosciuto. Questa diversità rappresenta la bellezza e la ricchezza del gruppo. Ma il gruppo deve essere in grado di gestire strumenti di consapevolezza e sensibilità tali per cui a ciascun membro sia data la possibilità di ricevere almeno una parte di ‘raccolto’ adeguato ai suoi bisogni più profondi.
Nei gruppi sociali invece è frequente la pratica di alimentare prevalentemente un solo tipo di bisogno. In genere è il bisogno espresso dalla maggioranza, o dalle figure carismatiche.
Capita spesso che non si percepiscano neppure le necessità differenti. Questa situazione genera frustrazioni, sensazioni di esclusione, che poi possono sfociare in conflitti, o quantomeno allontanamento dal gruppo.
A tuo parere Massimo, si potrebbe definire una mappa dei bisogni di base che le persone possono esprimere? Credo che poi che tale mappa potrebbe essere utile anche nelle dinamiche di gruppo.
[M] Esistono già diverse mappe che indicano i bisogni essenziali delle persone e sono estremamente utili per orientarci sia individualmente che in gruppo. La piramide dei bisogni concepita dallo psicologo umanistico Abraham Maslow nel 1954 rimane un punto di riferimento chiaro e semplice da utilizzare. In questa piramide Maslow non ha solo elencato i nostri bisogni, ma ha anche evidenziato una sorta di gerarchia.
L’ha fatto non tanto per stabilire quali sono i più importanti, perché sono tutti essenziali ed ugualmente importanti, ma per mettere in evidenza che i bisogni primari, che sono alla base della piramide, ci richiedono di essere soddisfatti con continuità e con una certa priorità rispetto a quelli più in alto nella piramide. Ad esempio, se non mangiamo da 3 giorni, possiamo avere tutte le passioni e gli interessi del mondo, ma la nostra attenzione sarà tutta rivolta alla ricerca del cibo per soddisfare questo bisogno primario.
Detto questo ecco l’elenco dei bisogni elencati da Maslow partendo dal basso e salendo verso il vertice della piramide.
● Bisogni primari: fisiologici, di protezione e sicurezza.
● Bisogni relazionali: affettivi, di appartenenza, di collaborazione, di stima e riconoscimento da parte degli altri.
● Bisogni di Autorealizzazione: di bellezza, di conoscenza, di significato, di espressione delle nostre potenzialità e dei nostri talenti, di aiutare gli altri, di spiritualità.
Se ci abituiamo a tener presente questa mappa possiamo riconoscere fin da subito quali sono i nostri bisogni non soddisfatti, che rischiano di minare la motivazione, e fare i cambiamenti necessari per poter continuare a portare avanti i nostri progetti sia individuali che collettivi senza intoppi. I bisogni di autorealizzazione sono fondamentali e sono quelli che spesso riempiono di passione e di motivazione le persone: alimentano la Vision dei progetti più stimolanti e ci spingono a dare il meglio di noi. Al tempo stesso non possiamo trascurare i bisogni primari e quelli relazionali. Sono più in basso nella piramide proprio perché spesso richiedono di essere soddisfatti in modo prioritario rispetto a quelli più “alti”.
Se, ad esempio, stiamo partecipando ad un progetto che ci appassiona e che soddisfa i nostri ideali più elevati (autorealizzazione), ma durante lo sviluppo non abbiamo nessuna entrata economica o si creano delle relazioni conflittuali nel gruppo, presto o tardi questi aspetti ci faranno perdere la motivazione.
E allora, che suggerimenti possiamo dare a chi desidera portare avanti i propri progetti con continuità, gioia ed energia ?
[G] Sappiamo bene che non esistono ricette pratiche adattabili a tutte le situazioni. Sarebbe troppo semplice dare un consiglio che risolve tutto come con una bacchetta magica. Ogni individuo, ogni gruppo, ogni comunità sociale, rappresentano un universo unico, irripetibile, che merita attenzione e cure specifiche. Chi vuole applicare questo terzo principio, può intraprendere un percorso alla ricerca della propria consapevolezza. Proviamo ora a focalizzare la nostra attenzione sulla vita dei gruppi. Ecco alcune domande che ci si potrebbe fare:
● Come ci sentiamo dopo un incontro in gruppo?
● Troviamo tutti la nostra parte di gratificazione a livello personale?
● Quale è il livello generale di benessere che si manifesta nel gruppo?
● Il gruppo è un mezzo che favorisce l’empowerment e la crescita delle persone che lo animano?
Sono domande che servono per capire quanto i nostri bisogni sociali trovino realmente una risposta all’interno del gruppo. La vitalità del gruppo è determinata dalla capacità di dare risposte positive a quei bisogni dei singoli. Per assicurare il raccolto al gruppo, si devono assicurare i raccolti di tutti i componenti del gruppo.
Tenendo conto delle energie complessive del gruppo, si può decidere di dedicare una quota di quelle energie alla cura delle relazioni interne al gruppo.
Questo nuovo orientamento non deve trasformarsi necessariamente in un percorso introspettivo di tipo psicologico. Ma sono almeno richieste autenticità, rispetto e sincerità, quali condizioni di fondo per potersi scambiare valutazioni e feedback, anche quelli meno gratificanti. Il gruppo può e deve diventare il luogo sicuro dove possano avvenire questi scambi.
E’ abbastanza frequente che nel gruppo molte cose si diano per scontate una volta per tutte: la visione comune, le prassi d’azione, i processi decisionali utilizzati, e molto altro ancora.
Più il gruppo è assediato da urgenze e contingenze, più i suoi membri assecondano soltanto la voglia di “fare”; più è difficile, se non impossibile, che si trovi il tempo di condividere aspetti non strettamente operativi. Ma un gruppo, come ogni rete vivente, necessita di una costante rigenerazione. Questo aspetto lo tratteremo in modo ancora più approfondito nel prossimo quarto principio ‘accetta i feedback’.
In questa situazione sbilanciata può venirci in aiuto la saggezza orientale. Il concetto Taoista del wu wei propone la ricerca di un equilibrio tra l’agire e il non agire. L’obiettivo del wu wei è quello di mantenere l’uomo in armonia con la natura, affinché il mondo segua la sua naturale evoluzione. Questo concetto può essere trasportato positivamente nelle dinamiche del gruppo, dove le persone possono mantenersi in armonia tra loro, affinché il gruppo segua la sua evoluzione.
Permettersi di vivere dei momenti di non azione, dove il gruppo si dedica alla sua propria rigenerazione, può rivelarsi straordinariamente fecondo e portatore di un abbondante raccolto.
Cosa pensi Massimo, possiamo aggiungere qualche considerazione finale?
[M] Aggiungerei soltanto che questi aspetti della rigenerazione, dell’equilibrio tra azione e non azione, dell’armonia sono fondamentali anche in ambito personale. Aspetti che ci permettono di vivere bene e di soddisfare i nostri bisogni senza cadere nell’avidità e nell’accumulo di beni e risorse fine a se stessi.
Concludiamo dandovi appuntamento al prossimo articolo che sarà dedicato al quarto principio della Permacultura (“Applica l’autoregolazione ed accetta i feedback”) e alle sue possibili applicazioni in ambito personale e relazionale.
L’articolo originale è stato pubblicato su Vivere Sostenibile – n. 50 Giugno 2018