Non a caso in questi giorni il mio pensiero va ai Partigiani della Resistenza.
Ricordo che mio padre mi raccontò di sua cugina Eufrosina, che era stata staffetta partigiana. Quel ricordo, che è rimasto nascosto in un angolo della mia mente, riaffiora in questi momenti difficili, per suggerire che, gente povera di mezzi e cultura fece, in un tempo che pare lontano, la Storia a cavallo di biciclette.
In questi giorni ho attraversato come molti di noi, momenti di grande sconforto, momenti di paura e confusione alternati a istanti in cui ho cercato di respirare e di osservare, come mi insegna la permacultura.
Ho cercato di tenere dritta la barra e di fuggire al piattume emotivo che sentivo dilagare nell’aria attorno a me. Ho sempre temuto le visioni univoche del pensiero e ho sempre cercato di trovare un altro significato nelle cose.
Sicuramente questo è un momento di passaggio
Sicuramente questo è un momento di passaggio, la possibilità concreta di guardare indietro e al tempo stesso di tirare indietro l’arco per poter poi scoccare avanti la freccia. Siamo in una situazione di margine… se mi concentro posso rendermi conto che in questa situazione ho infinite possibilità cui attingere a piene mani, pur apparentemente sentendomi bloccata.
Invece di farmi prendere dall’emotività del momento, osservo gli elementi che mi vengono dati, scruto i modelli di riferimento, che ho sempre avuto, posso fare un’analisi dettagliata dei vari elementi, delle loro funzioni, di quello che mi è servito e di quello non mi servirà più, perché non l’ho mai usato fino ad ora.
Nella quotidianità mi accorgo di fare più attenzione ad alcuni dettagli e ad alcuni particolari, che prima davo per scontati, mi accorgo più facilmente della presenza degli animali attorno a me, perché vi è meno rumore attorno.
Mi sono accorta della gente costretta a stare in casa, soprattutto di chi non ha la fortuna di abitare in campagna e di avere lo stesso spazio di prima a disposizione, lì mi accorgo che vi sono tutta una serie di elementi che possono diventare potenzialmente utili. Sicuramente non è semplice immaginare che tutti siano disponibili a buttarsi a piene mani nel margine, perché vuol dire stare in una osmosi che non a tutti piace o che non conoscono.
Quando il mio maestro Luciano Furcas 4 anni fa mi diceva che il futuro sarebbe stato imparare a stare nei margini dei margini pensavo fosse un concetto filosofico astratto, mi risuonava, mi piaceva, spesso lo utilizzo come mantra, ora però è giunto il momento per comprenderne il senso vero e profondo.
Progettare sistemi complessi affinché le soluzioni siano semplici e si possa veramente andare nella direzione di creare comunità resilienti.
Scompaiano l’individualismo, l’edonismo, la chiusura rigida per lasciare spazio a flussi di energia, dove sistemi complessi e contorti, come le radici delle piante sotterranee, o il sistema di micorrize, si muovano in sordina, determinando il cambio di realtà e paradigma.
Partigiani del Margine
Per questo invito tutti i miei amici a impegnarsi affinché si diventi Partigiani del Margine, diventando come diceva un caro maestro Luciano Mastroleo sensibile alle foglie.
Che il silenzio rivoluzionario delle radici possa ispirare i nostri passi e i nostri cuori…