Mi hanno rubato la primavera… è la frase che tutto il giorno mi frulla in testa, cerco di allontanarla, ma lei ribussa insistente, come quando la mia gatta Lulù, per entrare nella camera, non si arrende, grattando con la zampa alla porta, non demorde neanche di fronte al mio silenzio, fino a che non mi alzo e le apro.
“Ci hanno rubato la primavera” e non è un’accusa contro ignoti colpevoli. Doveva accadere un evento surreale, che fosse naturale o pilotato non lo so, ma surreale sicuramente, per interrompere quel flusso così naturale che è l’apparire improvviso dei colori della Primavera.
Riempio i polmoni di aria in questo momento e nel pensare a questa immagine mi sembra quasi di scoprire un tesoro prezioso, che non ricordavo di possedere: immagino quanto possa essere fresca la brezza del mare al mattino, respirare a pieni polmoni, quasi a far entrare la Primavera tutta dentro me e ossigenare così, cellula dopo cellula, il mio corpo.
Provo a chiudere gli occhi e a tenere questa immagine come preziosa meditazione per calmare la paura, che spesso si impossessa di me e che ha avuto il potere di rendere, per pochi istanti, confusa anche la mente.
Il mio corpo ha reagito con pavor, sento che il mio metabolismo è sballato e sono in uno stato continuo di allerta. Se sto sul mio balcone, unica mia possibilità di aprirmi all’esterno, la mia piccola Oasi con il Buddha in pietra e il mio gatto Osho, che è ben felice di stare nel suo micro-orto, lì il mio cuore si acquieta.
Basta abbassarmi al livello delle piante e osservare il piccolo dettaglio, così insignificante ai più, che a me appare come la meraviglia delle meraviglie, l’iperuranio addirittura il Sublime. E lì mi accorgo che, mettendomi alla stessa altezza, posso osservare il seme di calendula, che ormai è una margherita arancione, fiera guarda giù dal terzo piano e poi le fave che si ergono a gara con le insalate e con la cipolla.
E poi l’artemisia che profuma di coca-cola e la ruta e poi c’è ancora la maggiorana e poi tanti semi di tagete e calendula, i pomodori nati per caso, il Farinaccio che cerca sempre di sgomitare in mezzo agli altri e poi la salvia e il rosmarino e qualche cactus e in questo micro-mondo anche lei la menta… attendo i papaveri, perché so che ho lasciato i semi l’estate scorsa nei vasi, li attendo con quella rivoluzione rossa che mi appartiene.
E allora quando immagino tutto ciò mi rendo conto che non ci potranno mai rubare la primavera!!! Anche se quest’anno non sarà come gli altri. non potrò correre nel mio prato a osservare le piccole foglie che hanno quel verde brillante, che solo loro possono vantare, mi giro e nel piccolo vaso vedo lui, quel ramo di pesco che orgoglioso si è vestito di verde e mi osserva, perché sa che la primavera è dentro e fuori di noi, sempre, anche nelle difficoltà e qui riprendo quella frase meravigliosa che spesso mi dà speranza.