A cura di Giovanni Santandrea
La nostra proposta di corso annuale di Permacultura personale e sociale è stata per noi formatori occasione di apprendimento e crescita. In questa seconda parte continua la nostra riflessione su quanto abbiamo appreso nell’avventura.
La Permacultura applicata in ambito agricolo e ambientale è una disciplina giovane e molto dinamica. Non ci si deve stupire di questo. Tutto sommato sono passati meno di 50 anni dalla prima pubblicazione di Permaculture One ad opera di Bill Mollison e David Holmgren. E in questi decenni si è assistito ad una rielaborazione, arricchimento e integrazione di tante basi teoriche alla basa della Permacultura. Proviamo a fare qualche esempio.
I 3 principi etici in permacultura assumono una dimensione universale e morale. Sono strettamente connessi tra loro. Le prime 2 etiche si sono consolidate fin da subito.
Prima etica: cura della Terra. Seconda etica: cura delle persone. Per la terza etica invece si è assistito alla definizione di molte versioni: la prima versione porre dei limiti alla popolazione ed al consumo. Poi ne sono nate versioni migliorative o sostitutive.
Restituire il surplus (Return of Surplus), Equa condivisione: stabilire dei limiti e redistribuire il surplus, equa distribuzione (Fair share), fino ad arrivare alla più recente “cura delle generazioni future”.
Al di là di tutto possiamo osservare che la seconda e terza etica ci rimandano fortemente ad una dimensione umana e sociale, intese sempre nel modo più ampio e olistico.
Un processo analogo è avvenuto nella schematizzazione dei principi della permacultura.

I principi raccolgono brevi frasi o slogan che possono essere utilizzati ogni qualvolta si attiva un percorso di progettazione che sia di fatto rigenerativo e sostenibile, al di là degli adattamenti che saranno necessari nella definizione di un approccio strategico e nella scelta di tecniche operative.
Dei Principi ne sono state redatte più raccolte, questo è un segnale della ricchezza e dell’abbondanza del pensiero in Permacultura, non deve essere percepita come una debolezza.
Certamente possiamo citare i Principi ecologici pensati da Bill Mollison nel 1998, affiancati dai più noti 12 principi attitudinali raccolti da David Holmgren nel 2002, per poi arrivare al fiore dai 7 petali che rappresentano i domini di applicazione della Permacultura.
E’ molto importante questa definizione dei domini di applicazione della permacultura perché oltre agli ambiti quali “gestione della Terra e della Natura”, Ambiente costruito, Strumenti e tecnologie, finanza ed economia, sono elencati altri 3 domini che non sono poi così scontati: possesso della terra e comunità, cultura ed educazione, e per ultimo – ma non meno importante – salute e benessere spirituale.
Ammesso che ce ne fosse la necessità anche questi ultimi 3 petali danno un dignità e un’autonomia ben chiara a quello che per noi è la permacultura Umana.

In questa fluidità e ricchezza nel punto centrale della visione alla base della Permacultura troviamo quelle che prendono il nome di direttive, vale a dire la direzione e orientamento della Permacultura. Anche qui abbiamo una direttiva che è stata universalmente accolta dai permacultori che indica in modo molto chiaro che ogni pensiero o azione che nasce in Permacultura trova la sua fonte primaria nel “prendersi le proprie responsabilità”.
Responsabilità verso chi e verso cosa? Verso la nostra esistenza e l’esistenza delle generazioni future, attivando la volontà per rispondere e reagire adeguatamente alle situazioni della vita in cui ci si trova, facendo la propria parte.
Questa direttiva è la fonte energetica di cui si nutrono le 3 etiche, che a loro volta alimentano la definizione e l’utilizzo di principi da applicare in ogni ambito. I principi sono il punto di cerniera e di raccordo tra direttive e etiche, molto radicate nella dimensione esistenziale, e strategie e tecniche che entrano più concretamente nella dimensione dell’agire umano.
Questa gerarchia di elementi rappresenta il modello delle Permacultura, altrimenti chiamato tassonomia rappresentabile graficamente con una struttura a zone. La riprenderemo nel prossimo articolo.
