Di recente, mi è stato chiesto di tenere un corso di Introduzione alla Permacultura dall’associazione Poornima, e mi sono ritrovato a fare degli schizzi, delle mindmaps, e piano piano un design, che mi ha dato delle indicazioni ben precise. Condivido con voi alcuni materiali, sperando che vi siano utili.
Ma chi sono io?
Mi chiamo Silvio Guglielmino, e sono un diplomando in permacultura applicata presso l’Associazione Britannica di Permacultura dopo aver seguito il Corso di Design in Permacultura di 72 ore (PDC 72h) con l’IIP, Istituto Italiano di Permacultura.
Ho conosciuto, ahimè, troppo tardi, la permacultura, e per necessità.
Sapete, io ero un giovane rivoluzionario a Parigi nel ’69, giorni che sono passati alla storia. Ciò che sono ancora oggi è stato plasmato da quel periodo storico. Io vissuto davvero quella storia e tutt’ora credo che un mondo hippy sarebbe migliore di quello in cui viviamo, ho sete di cambiamento, nutro la mia indole rivoluzionaria, odio il sistema, ho passione per l’ecologia, credo che tutto potrebbe essere diverso e più semplice e che la competizione non porta nulla.
E tutto questo oggi, secondo me, è sfociato nella permacultura
Appena prima del 2000, di ritorno da un soggiorno di anni negli Stati Uniti (un paese che non amo per niente), comprai un terreno in Liguria, in cima alla collina che sovrasta Civezza, in provincia di Imperia, dove era appena passato un incendio, radendo tutto al suolo. A parte questo, il panorama era stupendo.
Non sono un contadino, e facevo quello che fanno tutti: zappare, letame, piantare, ecc.
Ma non ci capivo niente.
Volevo autoprodurmi un po’ di cibo, per la gioia del farlo, (ogni cespo di insalata autoprodotto è un granello di sabbia che mettiamo nell’ingranaggio del sistema) ma piantavo patate e raccoglievo “piselli”, insalata , pomodori nulla… nulla.
Il suolo dopo l’incendio, l’erosione, il sole a picco era assolutamente privo di vita e compattato.
Mi iscrissi a un corso di orto sinergico, a Vesima con Fancesca Bottero e Giorgia Bocca. Ci fu un miglioramento ma anche coltivando in quel modo i risultati erano appena soddisfacenti.
Ma intanto aveva aperto delle porte, da cui entrarono Fukouka, l’idea di coltivare senza zappare, fuori suolo e… il passo per arrrivare al lasagna garden è stato breve.
La mia scuola principale divenne Internet. Ore di ricerche, di studio, per cercare una soluzione, per riuscire a rendere fertile il suolo. Rigenerare quel pezzo di terra era diventata una sfida, all’epoca lavoravo stagionalmente, il che mi permetteva di poterci dedicare del tempo, volevo aiutare la natura ad accelerare: coltivazioni irrigate in mezzo al selvatico, tante piante da seme, prima coltivate nel vaso sul balcone e poi trasferite, nel campo, molte di loro fanno ottima frutta, e poi tecniche di permacultura applicata, swale, canali. Vedere come la natura rispondeva mi convinceva sempre di più.
Greening the desert (…) tecniche di permacultura, ecco l’unica cosa che ha funzionato.
Devo ringraziare l’amico Gigi, che in un momento molto triste della mia vita, mi ha invitato al corso di Giardino Foresta con Onorio Belussi e Pietro Zucchetti. Bello sentire da altri ciò che si pensa. Ricevetti tante conferme e appresi tante cose nuove, ma sempre in linea con i miei pensieri: che non si può fare permacultura senza essere rivoluzionari, altrimenti si applicano solo tecniche e principi, che sono certo utili, ma che non sfiorano neanche l’essenza di ciò che è la permacultura! Per fare veramente permacultura bisogna avere un animo rivoluzionario.
Infine nel 2014 mi sono iscritto al corso di design all’IIP di Pietro Zucchetti.
Era il legante che mancava, e il corso, che ho seguito oltre i miei Sessanta, mi ha portato ad una più profonda comprensione, ad una nuova visione.
Quello che ho cercato di far passare, nel corso di introduzione, è che esiste un modo pratico per applicare la permacultura. In qualsiasi campo: in casa, quando si va a far la spesa, in ogni momento.
Attualmente vivo nella Cascina Bouffier, sulle Alpi del Mare, un progetto in permacultura che gestisco fra successi e insuccessi. Sono nella fase di perfezionamento, nel secondo anno.
Ho vissuto la rivoluzione giovanile, ho visto il mondo accartocciarsi sul capitalismo e scontrarsi con i limiti dello sviluppo.
La permacultura è l’unica vera rivoluzione attuabile
Non è fare un orto, non è fare una spirale delle erbe, non è prodursi l’energia, ma connettere queste cose tra loro. La sostenibilità, e quello che ci permetterà di evolverci, di avere un futuro, di presentare un sistema migliore e mandare in pensione questo nostro modo di vivere basato sulla competizione.
E che viva la permacultura!