I semi nelle mani dei bambini li avete mai osservati? Sono piccoli tesori racchiusi fra piccole dita incerte e delicate, così erano le mie quando raccoglievo semi di portulaca, aprendo quelle capsule che mi sembravano cappelli di folletti e, mentre sprigionavano decine di semi neri, la sensazione era di aver aperto un enorme baule di monete d’oro…
Ed era così, nel seme esiste l’albero più alto senza che nessuno lo sappia ancora, nemmeno l’albero stesso e mi piace osservarli i bambini mentre gli dono un seme.
Spiego con occhi grandi, inginocchiandomi alla loro altezza e pronuncio lentamente le parole: “Sei pronto a prenderti questa responsabilità?” e loro, con gli occhi altrettanto grandi e con la serietà che nessun capo di stato si immagina di avere, ti rispondono: “ SI!” con quel cenno della testa tipico di chi ha preso una decisione importante e custodiscono, con il fiato quasi trattenuto, quel seme tra le mani. Adoro osservarli andare via, con in mente i passaggi giusti della semina, ripetendoli a voce alta, come una prima ninna nanna, piccoli salvatori di semi…
Sì perché si tratta di salvarli i semi? O sono i semi che ci salveranno dalla nostra cecità presuntuosa, convinti di essere gestori assoluti della nostra Biosfera?
Seedsavers è un nome bellissimo, ti dà l’idea del Collettivo, di un servizio all’umanità, muove coscienze e crea pian piano l’idea di una mente unica, che desidera ancora avere una visione comunitaria del vivere, al di là del narcisismo imperante di questa nostra povera società.
Siamo alienati, da noi stessi, dal non avere tempo, mentre si sa che da settembre si dovrebbero catalogare i semi, lo stesso segno zodiacale della Vergine è il segno astrologico di quel mese, deputato al catalogare, al mettere al proprio posto i semi; la pazienza di raccogliere e sistemare a dimora per l’inverno, la delicatezza di prendere e riporre fa parte di una cultura contadina che è ormai rara.
La rivoluzione dove sta?
Nel recuperare i tempi lenti e della pazienza e farne un patrimonio comune anche per chi contadino non lo è, non lo è mai stato e forse non lo sarà mai… il seme è collettivo e non esclusivo, comunitario e non elitario, qua secondo me sta il pensiero di alcuni salvatori di semi che ho avuto la fortuna di conoscere a Firenze, i SEED VICIOUS.
Ragazzi, donne e uomini di ogni età sparsi per l’Italia e qualcuno fuori Europa addirittura, che hanno, come obiettivo, fare dei semi un linguaggio comune, una sorta di esperanto ecologico.
Nel libero scambio che loro promuovono si sente il desiderio, diventato reale, di arrivare con le loro bustine origami a chiunque desideri comunicare al mondo che di ortaggi, fiori, aromatiche, arbusti, alberi, non esistono solo quelli iconizzati dal mercato che ci viene imposto, ma meravigliose specie locali, custodite come memoria di luoghi, età, generazioni, ambienti.
La meraviglia di una biodiversità ampia, tanto quanto è grande l’intreccio delle emozioni e persone che si alternano in queste occasioni, se non è questa permacultura!
Curare la terra, le persone e produrre un raccolto, che si declina non solo in prodotti vegetali ma relazioni, apertura, visioni sempre più ampie di un mondo che ha deciso di essere parte attiva della propria vita. Rifletto e so che i grandi cambiamenti necessitano di una quarantina di anni per essere completamente digeriti e metabolizzati, affinché la società possa non guardarli più con sospetto.
I seedsavers sono pionieri, come la gramigna e le erbe spontanee quando colonizzano un terreno deserto e crepato.
A Firenze, patria di uno dei mecenati più lungimiranti, con la caparbietà che contraddistingue i fiorentini e il loro senso di identità profondo, si sta facendo strada un movimento spontaneo di diffusione di cultura, legata alla potenzialità dei semi, del diritto di ognuno di sapere da dove proviene il cibo che nutre corpo e anima.
Nella bellissima serra del Tepidarium si sono intrecciate relazioni il 29 Aprile, in uno dei posti più belli dove poter immaginare uno scambio di semi, con l’associazione Seed Vicious e Tommaso Turchi suo ideatore!
Ringrazio quel bambino della costiera amalfitana, per il patto di alleanza che mi ha espresso per la cura dei semi regalatigli, il cui nome Pietro mi dice che su una roccia ho posto la mia fiducia nel futuro!