Ho gettato su colline fertili semi che il vento ha cullato…
Lo scrivevo sul muro di casa anni fa, dopo diverso tempo sotto il colore, se passo la mano sento ancora il segno del pennarello, tatuaggio indelebile…
Ero inconsapevole allora del valore di quella poesia tracciata per lasciare un segno della mia vita…
Intrecciando eventi personali e impegni sociali ho iniziato a percorrere questo sentiero, come Alice alla ricerca del Bianconiglio, la strada della Ecologia che è quella del ritorno a Casa…
Eventi catastrofici, cambiamento climatico, inquinamento, uomini accecati dall’Ego, governi insensibili alla pur minima etica, sentimenti di esclusione, razzismo imperante, divisioni, incendi, inondazioni, vi sono mille battaglie da intraprendere, ansia e attacchi di panico, per un futuro così nero, sarebbero la naturale reazione, ma esiste un popolo, costituito da donne e uomini, anziani e bambini che ci crede ancora, sono motivatori della Vita.
Non hanno geni uguali, non si assomigliano per niente, non parlano nemmeno la stessa lingua, eppure si capiscono, si osservano e riconoscono, perché è l’intento che conta…
Esiste un popolo che sente che è ancora possibile amare questa Madre Terra, onorarla, come un tempo si faceva con i Majores, un popolo che è portatore di cambiamento, che diffonde bella energia, è il Popolo dei Conservatori di Bellezza.

Non si sa dove abitino, a volte si radunano, sbucano da ogni dove, ma li riconosci, hanno tutti lo stesso sorriso e diffondono abbracci, a volte anche solo con lo sguardo, circola così tanta energia che pare il cielo sorrida egli stesso.
Ieri ho incontrato questo Popolo, a Coltivare Condividendo, un evento molto grande di scambio semi, a Seren del Grappa, in Veneto, so che è un popolo migrante, si sposta ovunque ci sia da Coltivare Bellezza.
Si perché è la bellezza che si coltiva, conservando i semi, tramandandoli, insegnando a chi non sa che come diceva Aristotele in potenza c’è già tutto ciò che si può attualizzare, o come Fidia che nel pezzo di pietra già sapeva esistesse la statua che lui non avrebbe fatto che far nascere, nello stesso modo della maieutica socratica.
Il seme è democratico
Passa da mani rugose a mani esperte, tra dita di mani che sanno ancora di latte, tra mani che hanno sofferto, mani incerte, mani adoranti…
Specie strane, alcune rare, rarissime, altre antiche, altre scordate e dimenticate, tornate alla ribalta per il guizzo di una mente aperta, il seme racconta una storia, le tradizioni dei luoghi, quella che si chiama biodiversità, è così affascinante, essere salvatori e conservatori di specie particolari, locali, che si adattano ai luoghi, alle temperature, alle energie dei posti e direi ai bisogni dell’habitat vegetale e umano.
La magia è un’altra tuttavia, è che nel movimento di questo popolo si realizza un effetto collaterale ancora più interessante del movimento stesso; ho osservato l’unione di storie di vita così diverse, per le quali altri avrebbero eretto muri, come se l’intento comune di conservare semi producesse così tanta integrazione umana, accettazione del diverso, accoglienza del solo; la bizzarria diventa creatività, sublimando in maniera creativa ogni acuzie che nel mondo delle catastrofi sarebbe considerata fuori luogo.
E mi emoziono.
Mi emoziono sempre nello stupirmi di come ci sia forse ancora una possibilità di salvare questa specie umana, perché forse l’omologazione pari alla omologazione dei semi ci ha resi così tristi e malati, ci ha fatto credere di essere sbagliati, se non totalmente uguali tra noi.
Riscoprendo la biodiversità dei semi, la bellezza della varietà, delle sfumature, l’allegria dei colori, delle forme, sì dei sapori, riscopriamo la bellezza della nostra diversità che si trasforma in integrazione, abbracci e amore.
Ieri ho respirato abbracci e ricevuto e donato amore, il Popolo che conserva la bellezza è in viaggio tra noi…