La permacultura potrebbe essere descritta come una concezione postmoderna, in cui tutti i presupposti sono aperti alla discussione e gli elementi derivati da diversi sistemi e tradizioni sono combinati prescindendo da qualsiasi estetica o tradizione prefissata.
Culture tradizionali e indigene legate a luoghi specifici hanno fornito ispirazione, elementi di progettazione e soluzioni progettuali alla concezione originale e all’evoluzione successiva della permacultura.
La velocità dei cambiamenti degli ultimi decenni ha avuto, però, come risultato che molte delle conoscenze e delle culture tradizionali sono andate perdute o si sono diffuse a largo raggio tramite l’emigrazione, i viaggi e la circolazione di documenti. In qualche misura, la modernità ha già fagocitato quasi tutto dei mondi naturali tradizionali.
La società moderna – oltre a essere una grande raccoglitrice-collezionista che tutto ingloba, anche dei mondi naturali e tradizionali – sembra essere un sistema che si auto fertilizza, nel senso che genera continuamente nuove informazioni, conoscenze, innovazione e cultura. In questo contesto, la persona istruita, ben informata e che ha viaggiato molto rappresenta un nuovo tipo di risorsa creata dalla cultura industriale ad alto impatto energetico. Purtroppo, gran parte di questa diversità si dimostrerà poco funzionale nel percorso di decrescita verso una società sostenibile.
Anche lo spreco e l’inefficienza possono essere compresi come riflessi di processi naturali e modi che ha l’umanità di adattarsi al cambiamento e a condizioni future ignote.
Quando un sistema naturale – organismo, ecosistema, individuo o società – riceve un improvviso aumento di rifornimento energetico netto, viene trasformato dal rapido sviluppo. Se l’input ad alta energia viene mantenuto, invece, dal semplice sviluppo si passa alla diversificazione. I meccanismi di controllo del feedback negativo vengono sospesi e viene permessa la persistenza di qualsiasi tipo di possibilità di sviluppo.
La storia dell’Impero Romano ci fornisce un grande esempio di crescita e di diversità culturale basate sulle risorse dell’intera area del Mediterraneo. In orticoltura, l’abbondanza di acqua e di concimazioni aumenta il vigore e le rese delle piante, infestanti comprese. Se l’apporto energetico è troppo alto, il sistema di solito muore per auto inquinamento (come succede quando una coltura di lieviti muore, a causa dei suoi stessi scarti alcolici) o per lo sviluppo di cancri, che causano il blocco del funzionamento del sistema.
Tutti abbiamo sentito parlare di quelle persone che, dopo aver vinto alla lotteria, si lasciano andare a una sorta di orgia dello spendere, trovando poi in questo più l’inferno che il paradiso. Alla fine, l’apporto di energia diventa di nuovo un limite, o perché la riserva di energia è esaurita o perché il sistema è cresciuto fino a utilizzare tutto il flusso energetico disponibile.
In queste condizioni, i controlli del feedback negativo entrano di nuovo in funzione, per limitare o eliminare gli elementi del sistema o l’organizzazione che non contribuisce alla sopravvivenza del sistema in modo efficiente. Questo quadro generale può sembrare una prognosi sinistra per molti aspetti della cultura umana cui siamo affezionati e da cui dipendiamo, ma c’è un punto che ispira ottimismo.
La proliferazione che si verifica con un apporto energetico abbondante creerà, attraverso vari meccanismi evolutivi, delle possibilità di nuove capacità di adattamento, che non sarebbero mai potute emergere in un contesto di limitazione energetica e di controllo del feedback negativo attivati.
La disponibilità di grandi input energetici genera quindi nuove possibilità di sviluppo evolutivo. Ad esempio, le attività degli orticoltori permaculturali, che sperimentano nuove colture climaticamente marginali, possono essere considerate hobbistiche, riflesso di una maggiore disponibilità di energia a livello personale e sociale, ma possono anche condurre a nuovi sviluppi, che magari torneranno utili in un futuro a bassa energia.
Naturalmente, i cambiamenti possono essere talmente grandi, rispetto al sistema originario, da trasformarsi in una malattia assimilabile al cancro e alla morte, più che a un adattamento evolutivo. Ad esempio, la frugalità volontaria può minare alle basi le fondamenta stesse della società consumistica.
Articolo tratto da Permacultura – Come proteggere e realizzare modi di vivere sostenibili e integrati con la natura