La Ferme Biologique du Bec Hellouin è conosciuta come l’azienda agricola di permacultura della “Abbondanza Miracolosa“.
La direttrice della rivista Permaculture, Maddy Harland, ha intervistato la co-fondatrice della fattoria, Perrine Hervé-Gruyer, alla Oxford Real Farming Conference e le chiede come riescono ad avere raccolti così sani, pur mantenendo una tale biodiversità di ricchi habitat naturali.
[Guarda il video dell’intervista con i sottotitoli in Italiano]
Stamattina hai detto nel tuo discorso che la permacultura è un framework che riunisce tutte le diverse tecniche di coltivazione che utilizzi. Puoi spiegarci come funziona questo framework e come hai integrato le tecniche?
Quando abbiamo scoperto per la prima volta la permacultura eravamo convinti che si trattata di una tecnica, allora non avevamo capito cosa fosse veramente, e adesso comprendo perché la gente ha difficoltà a capire oggi cosa sia la permacultura.
Ma anno dopo anno abbiamo riprogettato la fattoria sulla base di ciò che abbiamo appreso dai libri che abbiamo letto perché allora non avevamo libri in francese quindi dovemmo venire in Inghilterra e importare alcuni libri e qualche conoscenza.
Infatti, sono venuta per il mio PDC al Sustainability Centre e, passo dopo passo, abbiamo capito che era il frame perfetto per poter inserire tutti i tipi di tecniche. Ma il frame stesso è illuminato dai principi di permacultura.
Se capisci quei principi, è possibile impostare un corretto frame in cui puoi usare qualunque tecnica che ti piace a condizione che userai tutti i principi di permacultura.
Non l’abbiamo capito subito. Prima perché grazie alle tecniche credevamo di essere in grado di produrne di più e in maniera più efficiente. Abbiamo dovuto fare un passo indietro e dire: ok se abbiamo una corretta progettazione, se creiamo ecosistemi eccellenti con ogni elemento al suo posto, con le giuste interazioni tra gli elementi quindi e solo in quel momento potremmo essere più efficienti e molto produttivi.
Quindi abbiamo deciso di fare un passo indietro, guardarci intorno e capire prima di tutto e osservare, proprio come dice la permacultura.
Inoltre, occorre progettare e solo dopo agire secondo una specifica scala.
Voglio dire che per produrre vai dal modello più grande fino ai minimi dettagli.
A proposito di tecniche puoi darmi solo una rapida panoramica di quali tecniche davvero funzionano per te e come hai fatto a organizzarli o metterle per zona nella tua mente?
La parte delle zone è un po’ specifica ma ne parlerò dopo. Riguardo le tecniche penso che la più grande fonte di ispirazione siano stati gli scritti di Eliot Coleman. Ho scoperto Eliot Coleman quando sono venuta qui in Inghilterra per il mio PDC, quindi siamo così felici di aver preso quei libri quel giorno.
Ti riferisci a Four-Season Harvest?
Si. E anche The Winter Harvest Handbook che la chiave su come coltivare tutto l’inverno e questa è una delle chiavi della redditività del sistema.
E tu stai usando il polytunnel per cose specifiche o i bancali rialzati, sistemi di bancali riscaldati o solo cover crops?
Ma sai un po’ di tutto. Abbiamo i polytunnel ma non li spostiamo perché quando li istalliamo sul posto, non conoscevamo queste tecniche, e all’inizio abbiamo deciso di non montare il secondo polytunnel con i bancali secondo quanto detto da Eliot perché erano troppo difficili da gestire, Quindi ci siamo arresi.

Inoltre, abbiamo i bancali rialzati, abbiamo i bancali rialzati riscaldati, abbiamo i bancali piatti con tante piante in sinergia e per questo ci siamo più ispirati al modello dei maraîchers parisiens, i coltivatori del mercato ortofrutticolo a Parigi del XIX secolo. L’intelligenza dietro quelle tecniche ci ha davvero colpito all’inizio e pensavamo di non essere in grado di replicarne la qualità e la tecnica del loro lavoro ma ci siamo quasi, quindi siamo molto felici.
Quindi la seconda fonte di ispirazione dopo Eliot, ma anche lui è stato ispirato da loro, sono stati i maraîchers parisiens.
Inoltre, le tecniche dei bancali rialzati come ad esempio la hugelkultur.
All’inizio abbiamo avuto un impatto molto forte e credo che abbiamo frainteso cosa fosse la permacultura nel suo complesso. Pensavamo che la permacultura fosse solo “i bancali” e se fai permacultura devi avere i bancali. E oggigiorno molte persone pensano che sei fai permacultura sei un super giardiniere o un super contadino che fa i i bancali; il che è completamente falso! Ma comunque adesso ne siamo coscienti.
Riguardo la biodiversità cerchiamo di valorizzare la biodiversità e tutti i i servizi resi dagli ecosistemi. Questa era anche la chiave, quindi piantare un albero, scavare uno stagno, è tanto importante quanto avere la tecnica giusta per coltivare il tuo il cibo.

Che altro, cover crops! Non siamo ancora molto a nostro agio con i cover crops perché nel primo anno avevamo il problema delle lumache, quindi non siamo partiti direttamente con i cover crops. Abbiamo alcune zone con i cover crops ma, dal momento che facciamo tutto a mano o con i cavalli, stiamo un po’ lottando su come eliminare con i cover crops a un certo punto quindi siamo ancora in piena sperimentazione. Sono sicura che tra qualche anno troveremo qualcosa di soddisfacente su questo aspetto.
Inoltre, le piante in consociazione e intensità /densità nella piantumazione è la chiave.
Quello che mi ha affascinato del tuo discorso era questa idea di ridurre lo spazio per avere questa enorme quantità di selvatico o terra incolta e questa è stata la mia esperienza di 1/3 di un acro con un sistema di bancali in biointensivo, bancali con piante perenni in modo da avere una riserva naturale in tutto il resto del il giardino. Nel nostro ci sono i fiori di campo prati e siepi native e alcuni alberi. Come gestisci ciò che vorremmo chiamare, le aree incolte della tua fattoria?
Non direi che alcune aree sono selvatiche tranne che per i boschi ma ad esempio che abbiamo il più antico food forest nella fattoria che è in qualche modo la nostra zona 4, perché andiamo lì per raccogliere per la manutenzione. Pertanto, le persone non vanno in quella zona quindi è abbastanza buono per sviluppare la biodiversità, ma non direi che non abbiamo spazi incolti.

Quando li troviamo, cerchiamo con rispetto di non invadere troppo l’ecosistema di quel posto, ma dato che non abbiamo molto pascolo per gli animali, utilizziamo ogni singolo appezzamento di terreno nella parte centrale e principale della fattoria perché abbiamo alcuni ettari che sono liberi dagli esseri umani – se posso dire così.
Abbiamo boschi, e frutteti che frequentiamo spesso, ma cerchiamo di gestire gli animali nel modo meno intrusivo possibile. Non abbiamo una regola esatta tranne che per i boschi.
Tu hai citato questa questa ricerca scientifica che dimostra che la tua fattoria sta sequestrando sei volte il carbonio rispetto una fattoria normale o anche un bosco o pascolo o anche silvopastorizia e ogni tipo di pascolo riesce a sequestrare. Puoi parlarmi un po’ sulla tua visione per il mondo, come vedi questo processo scalare del sequestro del carbonio sviluppato come una politica per la mitigazione del clima non solo come forma di adattamento?
Questa è una domanda difficile perché è così complicato oggigiorno fare in modo che la politica capisca il sequestro del carbonio. Questa è la chiave del nostro futuro non ti dico nulla di nuovo, diciamo!
Francamente, ma quello che suona familiare al giorno d’oggi in Francia è il fatto che abbiamo bisogno di prodotti più sani da mangiare. E per mangiare prodotti sani di cui abbiamo bisogno di creare occupazione con l’agricoltura perché in Francia al giorno d’oggi l’azienda agricola media è 120 ettari per una persona. Una persona lavora su 120 ettari mentre noi stiamo proponendo una, due forse tre posizioni lavorative per ettaro. Questo è rivoluzionario! Con la disoccupazione che abbiamo in Francia, questa è una rivoluzione.

Non voglio dire che tutti saranno dei contadini domani, non tutti hanno la passione per la terra o amerebbero coltivare cibo ma vediamo molte persone venire in fattoria per fare delle sessioni di formazione. E molti vogliono davvero tornare a questo tipo di vita, è una cosa che dà speranza.
Quindi credo il modo più efficiente per scalare e spargere la voce sarebbe quella di mostrare che puoi sia creare posti di lavoro, quindi creare valore economico, sia riuscire a rispettare l’ambiente, sequestrare carbonio e forse alla fine si risparmierà la biodiversità.
Sono davvero molto triste che dobbiamo passare attraverso la porta economica che è quello che abbiamo dovuto fare per portare avanti gli esperimenti e gli studi che abbiamo condotto in fattoria.
Quando parli di cifre tutti rivolgeranno la loro attenzione, se parli di biodiversità e ambiente questa passa in secondo piano, purtroppo. Nonostante ciò, credo che per noi una delle migliori scoperte degli ultimi dodici anni è stato che in una fattoria del genere, se riesci ad essere efficiente in termini ambientali in quella condizione specifica sarai economicamente efficiente e questa è una bella lezione perché al giorno d’oggi la gente dice ok prima di tutto ciò occorre economicamente solidi e noi stiamo dicendo: no prima di tutto ciò occorre rispettare l’ambiente e solo dopo tu puoi essere economicamente sostenibile. Questa è una chiave ma so che è difficile essere ascoltati.
Per il momento…
Ma sai l’intero concetto di rigenerazione inevitabilmente porta a raccolti in termini economici. Ne sono convinta al 100% ma sfortunatamente i legislatori non lo sono ancora.
C’è qualcosa altro che vorresti dire al movimento in tutto il mondo per incoraggiare, ispirare e anche in un modo per autenticare le molte persone che hanno dedicato le loro vite a diffondere questo messaggio?
Prima di tutto li ringrazierò perché quando abbiamo iniziato per la prima volta Charles ed io eravamo nel 2006 in Francia non avevamo alcuna informazione sulla permacultura.
E nonostante la mancanza di informazioni, è stato sempre molto chiaro nel nostro cuore e anima che la permacultura era la chiave per molti problemi nel mondo, quindi abbiamo bisogno di pionieri che siano in grado di sopportare tutti quei tempi difficili che abbiamo avuto in fattoria.
E penso che all’inizio fosse difficile per noi perché cercavamo di riconciliare da un lato la permacultura e dall’altro l’agricoltura. Siamo stati addestrati a costruire ponti tra queste due parole che erano così differenti nei primi anni.

Penso che al giorno d’oggi la permacultura sia cresciuta in Francia, so che sta crescendo ancora di più in tutti i paesi e penso che tutti noi insieme possiamo diventare più forti in modo che a un certo punto avremo il potere di cambiare le cose. Dobbiamo alzare la voce. Non sto parlando di rivoluzione qui. Ma potrebbe essere un tipo di rivoluzione perché ciò che facciamo quotidianamente è completamente politico.
Occorre essere molto precisi su quanto facciamo, mostrarci altamente professionali, in modo da poter parlare di cifre, di fattibilità. Quando parliamo di cifre parliamo anche di economia.
Ma siamo anche esseri umani e vogliamo che gli esseri umani siano di nuovo al centro di tutti i sistemi compreso il sistema economico. Per questo dobbiamo diventare più forti e diffondere la voce. Penso che la maggior parte delle organizzazioni che conosco in tutto il mondo stia facendo un lavoro incredibile e dobbiamo andare avanti perché il movimento della permacultura sta diventando sempre più grande.
Ok, grazie mille Perrine. Grazie per il tuo lavoro, per come spieghi alle persone e per la formazione che fai a chi viene nella tua fantastica fattoria.
Grazie mille, Maddy e grazie per la rivista perché sai all’inizio quando eravamo così disperati la nostra la fonte principale di informazioni era Permaculture Magazine.