L’uso del cob come materiale da costruzione ha origini antichissime, ma solo ultimamente si è cominciato a riscoprire questo interessante materiale: semplice, economico, sano, ecologico e con caratteristiche che lo rendono particolarmente adatto a erigere strutture, da piccoli forni a interi edifici.
Cos’è il cob? Di base è un impasto di tre componenti più acqua:
– Argilla
– Sabbia
– Fibre vegetali, in genere paglia
L’argilla è una polvere finissima che costituisce una componente comune della terra: terreni diversi possono contenere percentuali diverse di argilla, e ve ne sono di diversi tipi con differenti caratteristiche e colori.
Anche una percentuale di sabbia, pietruzze con un diametro attorno agli 0,3 mm., è normalmente contenuta nella terra.
Il terzo componente della terra è chiamato limo. Le particelle che lo costituiscono hanno una dimensione intermedia fra la finissima argilla e la più grossolana sabbia e possiamo considerarlo ininfluente nella preparazione del cob.

argilla, 20% limo e 20% sabbia
La proporzione fra questi tre componenti è molto importante in agricoltura perché determina alcune delle caratteristiche fondamentali del suolo, ma come vedremo ha un’importanza fondamentale anche per chi decide di lavorare con il cob.
Uno dei test classici per determinare questo rapporto consiste nel riempire per metà un vasetto di vetro con il terreno che si intende esaminare (non lo strato più in alto, ricco di materia organica, ma quello che si trova sotto, diciamo ad una trentina di centimetri o più sotto la superficie), aggiungere acqua fino a due-tre dita dal bordo, tappare il vasetto e scuoterlo vigorosamente per almeno tre o quattro minuti.

Si lascia quindi il vasetto a riposare per una notte e la mattina si esamina come la terra si è depositata: in genere si potrà notare che il deposito sul fondo del vasetto è suddiviso approssimativamente in tre strati distinti, con una sottile linea che li separa.
Lo strato più basso, il più pesante, è costituito dalla sabbia, quello intermedio dal limo ed infine quello superiore dalla più leggera argilla: questa suddivisione da un’idea approssimativa della composizione del terreno.
Il motivo per cui, se si tenta una ricerca in Internet, è così difficile trovare una ricetta che dica che percentuali di argilla, sabbia e paglia servono per produrre il cob è che è raro trovare in natura dell’argilla purissima, priva di una piccola percentuale di sabbia e limo, e in più esistono, come detto, argille con caratteristiche diverse fra loro.
Il metodo migliore per arrivare ad una ricetta è probabilmente quello sperimentale, come vedremo a breve.
Quali sono le funzioni di questi tre componenti, e come mai combinandosi rendono il cob un materiale così interessante per la costruzione?
La sabbia è un materiale che resiste molto bene alla compressione: questo significa che è in grado di reggere grossi pesi senza deformarsi, una caratteristica essenziale negli edifici visto che i muri debbono reggere il loro stesso peso e quello, significativo, del tetto.
L’argilla funge da collante, legando insieme le particelle di sabbia e facendo si che non si muovano dalle loro posizioni: possiamo pensarlo come una specie di cemento naturale.
Un materiale composto esclusivamente da sabbia ed argilla mischiate in una giusta proporzione (troppa sabbia e si sfarinerebbe facilmente, troppa argilla e si creperebbe sotto compressione) è già un materiale piuttosto robusto, ma ha un problema: è troppo rigido e dei piccoli spostamenti laterali potrebbero spezzarlo.
E’ la ragione per cui viene aggiunta la paglia.
La paglia ha una forte resistenza alla trazione: provando a prendere un filo di paglia alle estremità e tirando ci si rende conto di quanta forza, in rapporto con la sua minuta dimensione, serve per spezzarlo.
Una componente di questo materiale aggiunta all’impasto crea una rete di fili resistenti alla trazione all’interno del cob rendendolo un materiale resistente anche in questo senso, l’ideale per costruire edifici robusti e con caratteristiche antisismiche.
Per fare il cob non servono argille particolari: si può utilizzare direttamente della terra, a patto che abbia una elevata percentuale di argilla. Quando parlo di terra, ancora una volta non parlo dello strato superficiale, dell’humus, spugnoso e ricco di materia organica, ma dello strato sottostante. La sabbia può essere acquistata a prezzi non elevati essendo un comune materiale da costruzione: quella che normalmente si usa per fare la malta ed il calcestruzzo andrà benissimo. È importante far notare che la sabbia di mare non ha le caratteristiche adatte per essere utilizzata nel cob.
Paglia vs Fieno
Sulla paglia mi preme ricordare che è differente dal fieno, meno adatto ad essere incorporato nel cob: la paglia è costituita da steli secchi di piante con il fusto particolarmente largo e robusto come grano, orzo, avena, segale, miglio o riso, mentre il fieno è costituito dagli steli secchi di varie piante più fini, sopratutto erba, e deriva dalla falciatura dei prati. La prima ha normalmente un colore giallo dorato, mentre il secondo è di un verde spento o marroncino.
Può essere acquistata direttamente dai contadini o nelle cooperative agricole in balle, ballette o nelle molto più scomode da gestire rotoballe: non importa in che formato viene reperita ai fini della costruzione, visto che per essere incorporata nel cob bisognerà disfare la forma compressa in cui usualmente viene venduta, ma le balle sono particolarmente comode in quanto si possono anche utilizzare come “gradini” su cui salire nel corso della costruzione dei muri prima di disfarle. Per dare un’idea del costo, una balla di paglia dovrebbe essere attorno ai due euro ma molto dipende dalla zona e dalla quantità che si acquista.
Altre fibre per fare il COB
Non è vietato utilizzare altre fibre nel cob (ad esempio la fibra dell’ortica, della canapa, il già citato fieno o persino certi tipi di carta), ma la paglia è un testato e classico materiale per questa tecnica: diciamo, come regola generale, che se si dovesse comunque pensare ad un altro tipo di fibra quanto più è lunga e resistente alla trazione fosse meglio sarebbe.
La giusta percentuale fra argilla, sabbia e paglia
Per trovare la giusta percentuale fra l’argilla e la sabbia che si hanno disponibili il consiglio è di fare qualche test: si può iniziare miscelando uniformemente una parte di argilla e due parti di sabbia con dell’acqua fino ad ottenere un impasto morbido ma non cedevole, per intenderci simile alla pasta per fare il pane, che stia insieme, e si procede quindi a farne un panetto di dimensioni poco superiori a quelle di un comune mattone da lasciar seccare al sole per qualche giorno, avendo cura che non venga bagnato dall’eventuale pioggia o rugiada notturna nel frattempo.
Parallelamente, possiamo fare dei panetti con degli impasti che contengano tre parti di sabbia per una di argilla, quattro parti di sabbia per una di argilla e, in certi casi, provare anche proporzioni più elevate. È facile, è economico e vale la pena di testare il materiale prima di lanciarsi in una costruzione, anche di piccole dimensioni.
È utile marcare i panetti con delle ditate in modo da ricordare con quale ricetta sono stati creati: due buchi superficiali fatti con le dita per ricordarci che in quel panetto ci sono due parti di sabbia (su una di argilla), tre per tre parti di sabbia eccetera.

Provatene anche uno fatto solo con il terreno argilloso e senza un’aggiunta esterna di sabbia: magari siete fortunati e potreste avere una buona mescola già disponibile naturalmente.
Una volta che i panetti si siano seccati per bene, li si sottopone a vari abusi per rendersi conto di qual’è la ricetta migliore con l’argilla e la sabbia con cui si intende lavorare: si può provare a spezzarli con le mani, a sbatterli su un pavimento, a calpestarli, a passarci sopra con un carretto, una bicicletta o addirittura con un’auto. Quello che regge meglio e si rompe di meno indicherà la ricetta più adeguata.
Nella prossima puntata vedremo i metodi per miscelare il cob. Stay tuned!