Dialoghi sui principi della Permacultura in ambito sociale e personale. Nono principio: preferisci soluzioni piccole e lente

Massimo Giorgini e Giovanni Santandrea esplorano il significato del nono prinicipio di permacultura "preferisci soluzioni piccole e lente" in ambito sociale e individuale.

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A cura di Massimo Giorgini e Giovanni Santandrea

La natura non ha fretta, eppure tutto si realizza.
(Lao Tzu)

principio permacultura lento e belloStiamo vivendo il progressivo esaurimento dell’energia a basso costo. Questo nono principio, nelle sue due valenze relative alla velocità e alla dimensione ci ricorda che la progettazione dei sistemi dovrà sempre più tenere in considerazione i fattori legati alle economie di scala, alla scelta delle tecnologie più adeguate per dare sostenibilità alle realizzazioni. Nella progettazione tecnologica e sociale i danni collaterali prodotti da velocità e dimensione eccessiva dei sistemi viene esternalizzata in modo non palese su soggetti deboli e sui costi ambientali.

[G] E’ molto importante scavare in profondità su questo nono principio. A partire dall’inizio del ‘900 la velocità ha rappresentato uno dei principali indicatori di modernità. Il movimento futurista ben comprese questo, e nella sua ricerca espressiva tentò proprio di rappresentare ed esaltare la dinamica del movimento delle macchine e degli oggetti.
Contemporaneamente alla celebrazione della velocità, la società industriale ha messo al centro della scena la necessità di sviluppare progetti e imprese di grandi dimensioni.

Le potenti multinazionali rappresentano la perfetta immagine di evoluzione verso la rapidità e la grandezza. Ora il nono principio della permacultura credo che riporti la nostra progettualità in un equilibrio nuovo e diverso. Questa volta partirei provando a fare qualche considerazione sulla ricaduta che questo principio ha nella vita personale.

Molti ricercatori ed esperti affermano che i processi di cambiamento, di evoluzione personale, di miglioramento, di comprensione vera passano attraverso il rallentare.

I ritmi serrati e incalzanti non ci aiutano a capire come funzioniamo, non ci danno consapevolezza di quali sono gli schemi mentali ed emozionali che agiscono dentro di noi.

Solo dandoci la possibilità di un momento di pausa, dove l’azione si riporta a ritmi pacati possiamo avere la possibilità di “vedere davvero” il film della nostra vita.
E tu Massimo, rimanendo al livello personale, quali rischi intravedi nella ricerca della grandezza e della velocità?

[M] La nostra cultura dominante, nonostante le numerose crepe, è ancora quella consumistica e competitiva, che ci spinge ad ottenere di più nel più breve tempo possibile, ad essere o vincenti, a competere con gli altri per il successo. È questa cultura che ci spinge a ricercare la “grandezza” e la velocità e questi due aspetti sono associati a diversi rischi.
Prima di tutto vorrei fare una distinzione tra la “grandezza” esteriore favorita dalla nostra cultura e la “Grandezza” umana che una persona può raggiungere favorendo la propria evoluzione personale. La “grandezza” esteriore è associata alla costruzione di un’immagine di successo che possa garantirci uno status sociale elevato, popolarità, potere, ricchezza economica: è basata sull’esterno e sull’obiettivo di guadagnare una posizione di vantaggio nella società.
La “Grandezza” umana invece è associata al vivere in sintonia con i propri valori e bisogni più profondi, al costruire relazioni basata sul rispetto reciproco e sulla collaborazione, al vivere in armonia con la natura, al dare il meglio di sé in un’ottica più ampia del proprio orizzonte individuale.
Ritornando alla ricerca della “grandezza” esteriore, del successo eclatante, della popolarità, della grande ricchezza economica, porta con sé principalmente due rischi.
Il primo rischio è quello di andare incontro a delle forti delusioni e frustrazioni, nel caso in cui i “grandi” progetti che abbiamo immaginato per noi non si realizzino. Se la nostra felicità si basa principalmente su aspetti esteriori, potrebbe crollare come un castello di carte insieme ai sogni di gloria infranti.
Il secondo rischio, forse ancora peggiore del primo, è quello di perdere il contatto con i nostri valori e bisogni più profondi inseguendo il mito della “grandezza”. Sono tantissimi i casi di persone di ricche e di successo scivolate nella depressione, nell’alcolismo, nell’abuso di droghe.
Evidentemente gli manca qualcosa, anche se apparentemente hanno ottenuto tantissimo nella vita. Il fatto è che questo qualcosa non lo possono trovare nel potere e nel successo esteriore. Si raggiunge facendo un percorso più profondo che ci aiuta ad avere una relazione migliore con noi stessi e con gli altri.
E per quello che riguarda i gruppi, le organizzazioni e le comunità, quali sono i benefici delle soluzioni piccole e lente?

[G] E’ giusto, cerchiamo di capire cosa succede nello scenario più ampio, quello dei gruppi e delle comunità sociali.

Abbiamo appreso che se analizziamo con attenzione i processi e le componenti che interessano il piano individuale, poi scopriamo che non scompaiono nella dimensione sociale, anzi assumono in generale un livello di complessità più elevata. Per un gruppo, o una comunità, “darsi il tempo” di valutare, di osservare, di gestire feedback interni o esterni, è indispensabile per dare efficacia alla realizzazione degli scopi per cui ci si impegna.

Ed è ovvio che questo tempo apparentemente rallenta l’avanzamento del progetto. Invece è quanto mai vero il detto “il modo più veloce di fare una cosa è quello di farla lentamente”.

Sappiamo bene che all’interno dei gruppi è facile incontrare alcune persone che hanno più bisogno di altri di raggiungere presto qualche obiettivo. Non tutti sanno gestire in modo adeguato le proprie ansie e le aspettative (anche legittime) a lungo termine. Se non vedono qualche risultato perdono interesse e slancio.

Come conciliare esigenze così diverse? Mi è tornato utile riprendere il terzo principio “Assicurati un raccolto”. Questo principio va incontro alle persone più impazienti. Il gruppo può quindi definire obiettivi strategici e obiettivi tattici. Gli obiettivi strategici, quelli che sono diretta emanazione della vision del gruppo nel senso più ampio, possono essere affrontati con maggiore attenzione e lentezza, dando il tempo al gruppo di affinare progressivamente la direzione e le modalità con cui muoversi.

Gli obiettivi tattici, per loro natura, sono circoscritti e quindi meno complessi.

Rappresentano comunque degli importanti passaggi di crescita per il gruppo. Forniscono però l’occasione di essere più velocemente raggiungibili rispetto agli obiettivi strategici.

[M] Le tue parole mi hanno fatto tornare in mente una frase della scrittrice Clarice Lispector: “Cambia, ma comincia lentamente, perché la direzione è più importante della velocità.” La sento vera, profonda ed in sintonia con questo principio. Mi ricorda che la vita è molto complessa e che uno dei compiti più difficili, sia per gli individui che per i gruppi, è proprio quello di scegliere una “giusta” direzione: una strada che ci soddisfi, che sia sostenibile e che generi prosperità nel tempo.

Proprio per questo i primi passi di un nuovo progetto, indipendentemente dalla sua ampiezza, è importante siano sufficientemente piccoli e lenti per poter valutare con calma e consapevolezza gli effetti. Questo concetto dei passi piccoli e lenti si sta diffondendo anche nella progettazione di prodotti e servizi, grazie al Design Thinking che prevede, dopo il processo creativo dell’ideazione, di realizzare un prototipo che ha lo scopo di testare in “piccolo” gli effetti di ciò che è stato immaginato.

Il prototipo è molto utile perché anche il progetto più innovativo e “sistemico” ha dei difetti e dei punti deboli che, se non evidenziati e corretti nelle fasi iniziali, nel tempo possono portare grandi problemi e, in alcuni casi, il fallimento dell’iniziativa.

Molto meglio, quindi, fare delle piccole esperienze che, come ci insegna anche il 4° principio “Applica l’autoregolazione e accetta i feedback”, ci consentano di accogliere ed elaborare i feedback che ci arrivano dall’interno e dall’esterno. Cominciare da soluzioni piccole e lente ci consente di imparare dall’esperienza e, se necessario, correggere la direzione che abbiamo preso, permettendoci di intraprendere un lungo, sostenibile, prospero e felice cammino.

Concludiamo dandovi appuntamento al prossimo articolo che sarà dedicato al decimo principio della Permacultura (“Usa e valorizza le diversità”) e alle sue possibili applicazioni in ambito personale e relazionale.

L’articolo originale è stato pubblicato su Vivere Sostenibile – n. 56 Febbraio 2019

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