Introduzione al cob: i metodi per miscelarlo

Secondo appuntamento di "Introduzione al cob" di Andrea Maiemi Miani. Parliamo dei metodi per miscelare il cob e della tecnica costruttiva vera e propria.

0
4097
cob miscela argilla
I metodi per miscelare i materiali per fare il cob.

Nel post precedente (leggilo, se lo hai perso, altrimenti rischi di costruire strutture instabili!) abbiamo parlato di quali siano i materiali da utilizzare per fare il cob, come sceglierli e testarli.

Ora passiamo alla tecnica costruttiva vera e propria

Innanzitutto è consigliabile che l’argilla sia stata ben inumidita precedentemente per essere appiccicosa il giusto: un buon metodo consiste nel procurarsi diversi secchi di plastica (in genere pittori e muratori ne hanno parecchi disponibili) come quelli che contenevano pittura per la casa o altri contenitori analoghi, riempirli per tre quarti di argilla e quindi colmarli fino all’orlo di acqua.

acqua miscela cob permaculturaVengono quindi lasciati per una notte a riposare e l’argilla inumidita sarà pronta per essere utilizzata il giorno successivo.

Non esiste un metodo universale per miscelare il cob

Uno fra quelli più usati per la sua economicità e facilità consiste semplicemente nel versare, supponendo che la nostra ricetta sia 1:2 come rapporto fra argilla e sabbia, un secchio di argilla (meglio se precedentemente inumidita come detto) e due di sabbia su un robusto telo di plastica (tipo quelli che hanno degli occhielli di ferro sui lati e sembrano fatti di fibre intrecciate: quelli trasparenti si rovinano troppo rapidamente) posto su una superficie piana ed il più possibile ripulita da oggetti aguzzi, versarci altra acqua se necessario e quindi pigiarlo ripetutamente con i piedi come si usava fare nei tini con l’uva per ricavarne il succo.

pigiatura classica cob permaculturaNon c’è una quantità d’acqua da aggiungere definita in quanto anche qui dipende dalle caratteristiche dei materiali con cui si ha a che fare, ma la consistenza da raggiungere è più o meno simile a quella del pongo: meglio partire mettendone poca ed aggiungere di volta in volta mentre si mischia fino a raggiungere la consistenza desiderata (dopo le prime volte verrà istintivo capire quanta acqua serve e, ovviamente, se si eccede basterà aggiungere altra sabbia ed argilla nelle giuste proporzioni per “seccare” un po’ l’impasto).

Quando il composto è ben amalgamato, si aggiunge qualche manciata di paglia sciolta (nel senso di sfusa, non compressa) e si pigia con i piedi un altro po’ in modo che si integri bene. Ogni tanto, quando l’impasto si sarà ben appiattito a forza di essere pestato in una forma grossolanamente simile ad un disco spesso, si consiglia di sollevare un lato del telo prendendolo per i due angoli e ripiegarlo su se stesso, in modo che il cob contenuto si pieghi anch’esso a metà (il cosiddetto “burrito di cob“), prima di tornare a pigiare con i piedi ed eventualmente aggiungere altra paglia.

paglia sciolta cob
Per fare il cob si aggiunge qualche manciata di paglia sciolta

Gli esperti sono in disaccordo sulla possibilità di usare una betoniera per svolgere questo lavoro: una buona parte sostiene che la diversa consistenza e le peculiari caratteristiche del cob rispetto al cemento facciano sì che questo resti attaccato alle pareti e si mischi male, ma se avete sottomano una piccola betoniera nulla vi vieta di fare una prova: mal che vada, basterà lavarla con dell’acqua per rimuoverlo.

Il cob e il metodo canadese

Vorrei anche passarvi un metodo che viene chiamato “metodo canadese“, insegnatomi da Coenraad Rogman di House Alive (www.housealive.org), un vero esperto con molte case in cob costruite nel suo curriculum e che ogni tanto tiene qualche corso anche in Italia (se siete interessati a questo argomento e vi capita di poterci andare ve lo consiglio caldamente).

pigiatura classica cob permaculturaÈ più facile farvelo vedere che spiegarlo, quindi vi riporto un link ad video dove due “costruttori” palesemente ubriachi, dopo una breve fase di riscaldamento, lo fanno a tempo di musica: la mossa finale è opzionale 🙂

Detto a parole, premettiamo che per fare il cob col metodo canadese occorre essere in due persone.

  • Le due persone, una di fronte all’altra, hanno il telo con la miscela per fare il cob al centro, di fronte.
  • Ognuno prende in ogni mano un angolo del telo, avvolgendolo attorno alla mano stessa, e lo solleva fino a riuscire a stare eretto con le braccia lungo i fianchi: il telo assume una forma a cupola rovesciata, sempre con la miscela per il cob contenuta al centro.
    mani cob miscela canadese
  • La prima persona solleva il ginocchio destro premendolo contro il telo, in modo che si fletta verso l’interno e quindi cala il piede a premere il telo stesso contro la massa di cob nel mezzo schiacciandolo, quindi ritorna alla posizione di partenza.
    omini cob miscela permacultura
  • Appena rimette il piede a terra, la seconda persona fa lo stesso gesto con il suo ginocchio e piede destro.
  • Appena ha messo giù il piede, la prima persona ripete il gesto ma questa volta con la gamba sinistra, quindi la seconda con la sua gamba sinistra e si ricomincia il ciclo.
  • Dopo le prime volte diventa un naturale e veloce sistema per avere un impasto ben miscelato senza sporcarsi troppo.

Quale che sia il metodo di impasto scelto, il risultato è la cosiddetta “pagnotta” o lump: una massa di cob pronta per essere impiegata nella costruzione.

Nella prossima puntata vedremo come utilizzarla (insieme alle sue molte compagne che seguiranno).

Ti è piaciuto questo articolo? Se vuoi contribuire inviando il tuo articolo clicca qui

 

Previous articleIntroduzione al cob: la scelta dei materiali
Next articlePermaculture. A Designers’ Manual
Nato in una grande, grigia e fredda città della pianura Padana nel lontano 1970, trasferito in una più piccola ma ugualmente grigia e fredda città della pianura Padana in giovane età, sono da sempre affascinato dall'informatica ed ho assemblato, venduto, riparato, programmato ed insegnato l'uso dei computer dal tempo dei Commodore 64 in avanti e sperimentato con la rete da quando è arrivata in Italia. Una mattina del 2002, in coda in una grigia e fredda tangenziale mentre mi recavo a svolgere il mio dovere da brava formichina come responsabile CED di una multinazionale, qualcosa si è rotto ed ho mollato tutto partendo all'avventura per la più piccola delle isole Canarie. Ho fatto il cameriere, poi il barista, l'aiuto cuoco ed infine aperto una piccola pizzeria di mia proprietà con una socia tedesca conosciuta in loco. Nel 2012, in seguito all'eruzione di un piccolo vulcano non lontano da dove abitavo, ho camperizzato un furgone con materiali rigorosamente di recupero, ho mollato tutto di nuovo e sono ripartito con le mie due cagnine trovatelle, Emilia e Patata, alla scoperta di uno stile di vita alternativo. Mi sono diplomato in permacultura nello stesso anno ed ho partecipato all'organizzazione di PDC e corsi di tecniche di costruzione sostenibili, e visitato e preso parte in esperimenti di cohousing, ecovillaggi ed applicazioni della permacultura nella progettazione di strutture e coltivazioni. Dal 2016 sono tornato sull'isola di El Hierro, sempre con i miei due cani ma stavolta riducendo il bagaglio ad un solo zaino, nella speranza di poter applicare quello che ho appreso nei miei viaggi a questa peculiare isola di cui sono innamorato. Sono chiamato da tutti Maiemi da tempo immemorabile: il motivo è una lunga storia e dovrà essere raccontata un'altra volta.