Che cos’è il suolo e perché è importante?
Un paio di mesi fa stavo insegnando agli studenti di un corso pratico di permacultura allo Shift di Bristol come conservare i prodotti dell’orto. A parte le solite marmellate, chutney e sciroppi ho insegnato alcuni metodi tradizionali di fermentazione. La fermentazione fatta in casa non riguarda solo vino e birra, ma anche il cibo. Crauti, kimchi, kefir e kombucha stanno diventando sempre più popolari in Gran Bretagna per via dei loro sapori interessanti e i benefici per la salute. Per spiegare i benefici dei cibi fermentati al nostro sistema digestivo lo descrivo come:
“Un ecosistema che contiene centinaia di diversi microrganismi che ci aiutano a digerire i nutrienti provenienti dal nostro cibo. Proprio come i microrganismi nell’ecosistema del suolo facilitano l’assorbimento dei nutrienti da parte delle piante”
Questo commento ha suscitato l’interesse degli studenti perchè abbiamo trovato un’ottima connessione fra le dinamiche del suolo e il sistema digestivo. L’ultima volta che ho insegnato la ‘soil food web’ (rete alimentare del suolo) al nostro Corso in Design di Permacultura, ho spiegato che le radici delle piante sono coperte da un rivestimento di batteri che nutrono le radici e sono alla base della catena alimentare del terreno. Ho continuato dicendo che anche le foglie sono rivestite di batteri che formano una barriera protettiva per prevenirne le malattie. A certo punto si solleva una mano di uno degli studenti che ha giustamente sottolineato: “Ma allora praticamente tutto è ricoperto di batteri”. Aveva ragione; questi batteri sono una parte importante del nostro mondo, e per questo abbiamo bisogno di capire cosa avviene a questo livello.

Stiamo cominciando a comprendere la complessità e l’importanza della nostra flora intestinale, ma ancora molte persone non sono consapevoli della complessità della vita che c’è nel suolo. Negli ultimi anni gli scienziati come Elaine Ingham hanno fatto grandi progressi nella nostra comprensione del suolo, sebbene possiano dire che abbiamo solo scalfito la superficie. Ci sono alcuni libri fantastici disponibili per chi vuole approfondire l’argomento, e se siete interessati vi consiglio vivamente di leggere Teaming With Microbes di Wayne Lewis e Jeff Lowenfels e The Soul of Soil di Joe Smillie e Grace Gershuny. Ovviamente non abbiamo bisogno di tutto quella conoscenza scientifica per sapere come prenderci cura del suolo. Abbiamo solo bisogno di capire che curare il nostro suolo significa prenderci cura del nostro futuro.
C’è ancora un comune malinteso circa l’importanza della produzione degli alimenti biologici. Non a caso l’agenzia governativa del Regno Unito si chiama ‘The Soil Association’, eppure molti consumatori non hanno alcuna idea della ragione della scelta di questo nome. Ho assistito a molte conversazioni dove ci si domandava se gli alimenti biologici “sono davvero più gustosi” o se i prodotti chimici “possano realmente causare il cancro” e così via. La ragione principale per cui i coltivo cibo ‘biologico’ (senza prodotti chimici e in armonia con la natura) è perché voglio proteggere l’ambiente, in modo che io possa provvedere alla mia famiglia sia adesso che in futuro. Si potrebbe dire che il suolo è la nostra risorsa più preziosa – come dice Patrick Whitefield nel suo libro Earth Care Manual:
“É la madre di tutte le piante, e attraverso di loro gli animali, noi stessi e la civiltà.”
Allora che cosa è questa sostanza incredibile da cui tutti dipendiamo?

Come vedete dal grafico a torta sul suolo, è sorprendente scoprire che meno della metà del suolo è costituita da minerali – cioè particelle provenienti dalle rocce. Può anche essere sorprendente che il suolo è costituito solo dal 10% di sostanza organica. In una fattoria di coltura convenzionale può arrivare fino all’ 1%, ma va detto che tutte queste proporzioni sono variabili. Il grafico rappresenta la media di come dovrebbe essere un suolo fertile.
Come dice Patrick Whitefield: “Un terreno è fertile quando ha la capacità di supportare la crescita sana e abbondante delle piante, e per raggiungere questo bisogno ditutti gli elementi descritti nel grafico“. Le particelle minerali e la materia organica (humus) formano quella sorta di ‘briciole’ o ‘grumi’ che si trovano nella parte superiore del suolo la cui dimensione e natura varia da terreno a terreno ed è conosciuta come la struttura del suolo.
Lo spazio tra queste briciole, indica la porosità del suolo attraverso cui l’aria e l’acqua possono penetrare per giungere fino alle radici delle piante. Un pianta ‘respira’ da ogni parte del suo corpo e ha quindi bisogno di accesso all’aria anche intorno alle sue radici. Ha anche bisogno di una fornitura costante di acqua, sia come nutriente che come parte essenziale del suo corpo: questo può contenere il 90% di acqua che consente al sistema vascolare di funzionare.
La proporzione di aria e acqua contenuta nei pori varierà a seconda delle condizioni meterologiche, ad esempio dopo la pioggia ci sarà in gran parte acqua, dopo la siccità sarà principalmente costituita da aria. Le piante possono far fronte a queste fluttuazioni temporanee in misura diversa, purché siano temporanee. Quando si verifica la compattazione del suolo (compressione del terriccio a causa di calpestio, bovini al pascolo o macchinari) la struttura porosa viene distrutta perchè tutta l’aria viene spinta fuori. Il ristagno, inoltre, non lascia spazio all’aria nel suolo, privando così le radici dell’anidride carbonica. Poiché quel 50% di spazio destinato all’aria è di vitale importanza per la sopravvivenza delle piante, vi capiterà spesso di sentire parlare di ‘migliorare la struttura del suolo’. Questo può significare ridurre la compattazione, migliorare il drenaggio o aumentare la profondità del terreno superiore. La maggior parte delle radici delle piante cresceranno solo dove hanno accesso sia all’aria e che all’acqua. Più le radici riescono a espandersi, più è possibile una crescita abbondante.

La struttura a volte può essere confusa con la tessitura, un altro termine usato per descrivere diversi tipi di terreno. Mentre la struttura si riferisce a come le particelle sono unite tra loro, la tessitura o la grana riguarda le particelle stesse. Questo è molto semplice in teoria. Ci sono tre tipi di particelle: sabbia, limo e argilla. Noi classifichiamo un terreno a seconda della predominanza di una di queste, ad esempio se è prevalentemente costituito da sabbia lo chiameremo terreno sabbioso.
Tuttavia, il suolo è generalmente una combinazione di tutte e tre particelle in proporzioni variabili (a meno che non si è in spiaggia o in una cava di argilla!). Un mix abbastanza omogeneo delle tre compenti si chiama loam (terriccio), se questo mix ha una componente predominante lo chiamaremo ‘terriccio sabbioso’ ad esempio o ‘terriccio argilloso’. I differenti tipi di particelle hanno caratteristiche diverse, quindi è utile sapere che tipo di terreno si dispone in modo da poter capire cosa sia meglio coltivare.
Non ho ancora parlato dei nutrienti, e ci si potrebbe chiedere come mai. L’idea che i nutrienti minerali come l’azoto, il fosforo e il potassio (N, P e K) siano il fattore più importante per la crescita delle piante è – come sostiene Patrick – conseguenza di “tutta la forza del settore pubblicitario che c’è dietro!”. Le aziende che vendono fertilizzanti chimici vorrebbero farci credere che sono indispensabili, senza considerare che per millenni di evoluzione della specie umana abbiamo prodotto cibo in un’altra maniera.
Ma in un terreno naturalmente fertile ci sono molte parti del puzzle, e il filo che li collega è cosidetta ‘rete dei nutrienti del suolo’ – quei microrganismi citati all’inizio dell’articolo. Nel mio prossimo post vi spiegherò di più sulla vita del suolo e come funziona.
Per avere un’idea di come i fertilizzanti chimici funzionino, immaginate di dare una dose di sostanze nutritive sintetizzate (realizzate con i combustibili fossili). Una piccola percentuale di queste entra in contatto con le radici delle piante e viene assorbita, mentre il resto va finire nel sistema idrico dove diventa un inquinante. A parte tutte le numerose obiezioni che potremmo avere al riguardo, i fertilizzanti chimici rappresentano un modo altamente inefficiente per produrre cibo, perché richiedono enormi quantità di energia e di acqua. Oltre che causare inquinamento abbiamo perdita di biodiversità e la qualità del cibo è alquanto discutibile.
La sostanza organica o humus è l’ultimo pezzo della torta, e anche se è il più piccolo, è forse il più importante. Patrick crede che sia la cosa più vicina al concetto di panacea! Ci sono molte ragioni per crederlo e per questo le spiegheremo nel mio prossimo post – Il suolo nella permacultura parte 2: la rete alimentare del suolo.
Traduzione di Marco Matera
Fonte: http://patrickwhitefield.co.uk/permaculture-soil-part-1/