Nel corso della storia, arriva un momento in cui l’umanità è chiamata a passare ad un nuovo livello di coscienza, per raggiungere un piano etico più elevato. Un tempo in cui dobbiamo tirare fuori le nostre paure e darci speranza a vicenda. Quel tempo è ora.
Wangari Maathai
Nel settembre 2015 ho frequentato la mia prima Conferenza e Convergenza Internazionale di Permacultura. Non ne avevo mai avuto la possibilità prima, per vari motivi , ad esempio una certa riluttanza a consumare carburante per volare e, francamente, limiti finanziari. Sia la Conferenza che la Convergenza si sono svolte nel Regno Unito e vi hanno partecipato più di 980 persone provenienti da 70 paesi. L’organizzazione è stata curata dall’Associazione Britannica di Permacultura, la nostra rete nazionale no profit, e ha dato a tutti l’opportunità di partecipare a workshop su ogni aspetto della permacultura.
Ne sono riemersa profondamente ispirata dalle persone laboriose, nobili e disinteressate che ho incontrato, gente che lavora instancabilmente su progetti di innovazione all’avanguardia. Ho imparato a capire meglio il ripristino degli ecosistemi, ho approfondito la geologia, la crescita delle foreste alimentari, la risposta della permacultura ai cambiamenti climatici, la crisi dei rifugiati, l’uguaglianza sociale e razziale, la condivisione di reddito alternativo… così tanti argomenti, tanto know-how, e il tutto presentato da un punto di vista pratico, piuttosto che teorico. Ho anche provato un senso di ottimismo e di cameratismo che solo il contatto faccia a faccia è in grado di offrire, e mi sono sentita benedetta. Mi sono divertita anche a tenere le mie presentazioni, soprattutto a raccontare la storia del mio giardino foresta, da sterile e silente campo coltivabile, a paesaggio commestibile, produttivo, brulicante di biodiversità e di cibo.
Come ogni movimento, il mondo della permacultura è soggetto a critiche.
Siamo accusati di non essere scientifici, per cui il recente lancio del Permaculture International Research Network favorirà un crescente vigore nel documentare e sperimentare la scienza sottesa alla progettazione in permacultura. Stiamo progettando di lanciare una rivista specializzata con un comitato editoriale internazionale, sostenuto da Università e Istituti di ricerca di almeno quattro continenti, per incoraggiare la pubblicazione di ricerche e pratiche di permacultura.
Siamo anche oggetto di autocritica e siamo consapevoli che i formatori, gli autori e i dirigenti del movimento più visibili sono ancora maschi bianchi occidentali e siamo alla ricerca di modi per diventare più inclusivi dal punto di vista razziale e sociale. Nelle società multirazziali, quante persone di colore detengono le più alte cariche? Quanti paesi nel mondo hanno attualmente un capo di stato/primo ministro donna? Attualmente, 22 su 196. Quanti paesi collocano la protezione dell’ambiente prima del PIL? Queste domande creano disagio, ma devono essere poste. Nazioni governate da popoli indigeni, come la Bolivia, hanno fornito un esempio per i paesi industrializzati che si muovono nel dominio degli interessi corporativi ecocidi.
Diventare più inclusivi richiede educazione e una crescente consapevolezza del nostro condizionamento.
È un processo dolorosamente lento. Viviamo in un mondo patriarcale dove la vecchia ambizione coloniale è ancora dominante sia in via subliminale sia in via completamente palese e brutale. Il movimento della permacultura sta cercando di andare oltre questo condizionamento, ma ha molta strada da fare. Questo cambiamento ha bisogno di essere posto al centro della permacultura. Il Black Permaculture Network è eloquente: “Siamo impegnati a immaginare, progettare e creare un mondo in cui affermiamo e celebriamo la diversità umana, dove possiamo imparare dai punti di vista reciproci e sostenere le lotte l’uno dell’altro. Siamo orgogliosi di dare il nostro sostegno a tutti coloro che lavorano per avverare tale visione“. La cooperazione e l’armonia sono le chiavi per la sopravvivenza umana, non la violenza, il razzismo, il settarismo, l’elitarismo e il favore alla guerra. In permacultura crediamo di dover parlare per coloro che sono oppressi e per gli esclusi. Abbiamo bisogno di dare forma al cambiamento che vogliamo vedere nel mondo.
Un certo grado di auto-incertezza, in forma di sano interrogarsi, e il desiderio di rispondere in modo creativo per cambiare – un principio chiave nella progettazione di permacultura – sono positivi. Con i nostri articoli [su Permaculture Magazine NdT] continuiamo a cercare di ampliare la nostra comprensione e di essere aperti a nuovi apprendimenti. Quindi ti offro una diversa, nuova questione con l’aiuto di tutti i nostri generosi collaboratori ed alleati. Speriamo che essa ti elevi e ti faccia sentire più audace nel soddisfare i tuoi sogni in questo mondo difficile.
Maddy Harland è redattrice e cofondatrice di Permaculture Magazine, edita da Permanent Publications, del Centro di sostenibilità e membro della Royal Society of Arts.
Traduzione di Simona Caracciolo
Fonte: http://www.permaculture.co.uk/articles/spirit-inclusion-regenerating-people-well-landscapes