La Persicaria e il linguaggio delle piante

Sara Elke Carozzo ci parla della Persicaria, una erbacea invasiva le cui proprietà curative si sono perse nel tempo. In cucina vengono usate soprattutto le foglie, altre specie sono usate al posto del pepe; alcune ricette propongono i semi di queste piante con curry.

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persicaria maculosa Sara Carozzo

Come già sapete, capita che io sia bloccata in città a causa del lavoro. Sono passati mesi dall’ultima volta che ho fatto il bagno in un torrente, o che sono stata nel bosco, ormai le uniche piante che vedo sono quelle che spuntano lungo ai marciapiedi o quelle tagliate e ritagliate con perizia nelle aiuole. Però ogni tanto mi strappano un sorriso, anche se sono stanca, il cespuglio multicolore di Belle di notte, la Valeriana rossa in fiore che sporge da un anfratto, i ciuffi di Verbena che mi sfiorano le gambe mentre cammino.

Oggi pomeriggio però, ho preso Orsetta (un’adorabile esemplare di cane matto) forse solo per avere una scusa per passeggiare e vincere la pigrizia, ed ho risalito il letto del fiume. Chiamarlo fiume forse è eccessivo visto che c’è acqua si e no due mesi all’anno. Fatto sta che ho iniziato a camminare fra i sassi, tra gli argini di cemento che nascondono la strada alla vista. E’ sempre un po’ strano, perché sei in piena città eppure ti sembra quasi di non esserci.

Sara Elke Carozzo persicaria maculosaQuando sto tanto lontano dalla Natura non mi accorgo subito quanto mi manchi, lo realizzo solo quando ci torno, e mi sembra di aver trattenuto il respiro fino ad allora. Ed ogni volta mi sembra di aver perso la vocazione al verde, alle piante, agli alberi, alla vita ciclica, all’immutabile mutazione delle stagioni.

Eppure oggi, camminando fra le chiazze di sole tiepido, ho ritrovato qualcosa.

Il fiume è un ambiente particolare, ci crescono tipi specifici di piante ed alberi, quindi quando ci cammini in mezzo, sai già all’incirca quali erbe incontrerai.

Ed infatti, ecco la Bardana – Guarda! Ha già i frutti spinosi, ma non sono ancora maturi -; e lì la Menta d’acqua fiorita – Chissà come fa a resistere così bene anche se non piove da mesi? -; i Topinambur – Ah, fra un po’ iniziamo con la fioritura eh? -; la Fitolacca con le bacche mature – Quanto possono essere intensi i colori in natura -; l’onnipresente Amaranto – Vicino a casa ti hanno tagliato, ma qui prosperi eh? -; qualche pianta sparsa di Verbasco – Siamo quasi agli ultimi fiori vedo! -.

Poi, visto che per l’appunto siamo pur sempre in città, ci sono le domestiche fuggiasche, le piante scappate da orti e giardini, come quella piantina di Pomodori ciliegini ancora verdi, un Cavolo bello rigoglioso, e due Cucurbitacee non meglio identificate.
Per ognuna ho uno sguardo, una parola, un pensiero.

Ecco cosa ho ritrovato (anche se sembra da matti dirlo): delle amiche. Come i buoni amici sono sempre state qui, pronte a farmi camminare fra loro quando avessi deciso di tornare. Mi elargiscono consigli saggi, mi ricordano cose, mi fanno stare bene.
Amiche di vecchia data insieme ad amiche nuove, come la Persicaria, la cui conoscenza è recente, solo da poco la conosco per nome, ma da tempo la incontravo passeggiando. Dico amiche perché davvero mi sembra di poter un po’ dialogare con loro, nella mia testa almeno.

Ed uno dei nostri discorsi è più o meno simile a questo:
“Oh, Persicaria, ma che piacere rivederti! Anche tu qui? Sai, speravo proprio d’incontrarti, mi sono mancati i tuoi fiori dai colori delicati, la tua eleganza, flessuosa.
Ti ricordi, l’ultima volta che ci siamo viste è stato l’anno scorso durante il corso di permacultura, lungo quell’altro fiume. Credo che sia stata la prima volta in cui ti ho notata davvero ed ho cercato di capire come ti chiamassi.

Ti trovo bene sai, nonostante il caldo dell’estate. Eh, lo so, è tanto che non piove, tu però resisti, mi raccomando, che è quasi autunno.
Sai, stavo pensando, ma chissà a che cosa servi…

Ogni tanto se una pianta è velenosa o no ce l’ha scritto in faccia, per dire, in qualche maniera si riconosce dall’aspetto…non so come ma mi capita di capirlo.

Tu non mi sembri velenosa, ma magari mi sbaglio eh!

Però, chissà…io adesso non so quali siano le tue proprietà per gli umani, ma magari cento, duecento, mille anni fa ti usavano, qualcuno ti raccoglieva e tu guarivi qualcun altro. Mi sembra strano che non te l’abbiano mai detto, però sicuramente qualcuno ti è stato grato.
Grazie, in ogni caso.

Oh io passeggio ancora un po’, mi ha fatto piacere incontrarti, speriamo di rivederci presto.
Sì sì, guarda, adesso vado fino a salutare la Menta che non vedo l’ora di sentire il suo profumo, comunque quando torno indietro ripasso di qua, ed almeno un cenno di saluto te lo faccio.
Stai bene!”

Lo so, sono tutte cose che penso io, però ognuno ha la sua mappa per decifrare il mondo, ognuno si riflette in un certo tipo di specchio, capisce un diverso linguaggio di ciò che lo circonda. Uno dei miei è quello delle piante.

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La prima volta che ho sentito parlare di Permacultura è stato nel 2011: tramite l’agricoltura sinergica sono arrivata alla Tabacca, un progetto in permacultura sulle alture di Genova Voltri. Nel 2013 lascio gli studi di lettere classiche per iniziare a viaggiare in Italia e all’estero, e scoprire possibilità alternative al solito iter studio-lavoro-casa, tramite wwoofing, volontariato e soggiorni in comunità e realtà rurali. Intanto la collaborazione con la Tabacca diventa più stretta, e nel 2016 mi stabilisco per un periodo nelle vicinanze, collaborando con la comunità del luogo e seguendo un PDC. In tutti questi anni porto avanti l’amore e la curiosità per le piante spontanee e officinali, la loro storia ed il loro utilizzo; questo seme prezioso, trasmessomi da mia madre, viene innafiato con gli studi e la vicinanza quotidiana, crescendo con me. Fondamentale è stato anche il percorso svolto con vari gruppi di donne dalle quali ho preso e dato conoscenze, energia, ascolto, comprensione, amore. Questo insieme di cose mi ha portato ad interessarmi oltre che di permacultura, anche di vita comunitaria, autosostentamento e autoproduzione, botanica e storia della medicina naturale e ad un tipo di spiritualità che potrei definire “ecologica”. Le parole con cui immagino il mio futuro sono “comunità”, “autosostentamento”, “natura”, “amore”, “creatività”, “femminile”, “scrittura”.