L’intelligenza intuitiva tra emozioni e linguaggio

Questo articolo riporta una riflessione personale su come l'utilizzo eccessivo del linguaggio, come espressione di elementi razionali, stia gradualmente indebolendo la sfera emotiva delle relazioni umane. Di conseguenza siamo inconsapevolmente indotti ad inibire la nostra capacità intuitiva, quindi la voglia stessa di realizzare dei sogni

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Tutti gli esseri viventi (umani compresi) basano le loro scelte di sopravvivenza ed evoluzione sull’intelligenza intuitiva. Ma cos’è l’intuizione?

L’intuizione è quel tipo di intelligenza che prende spunto dalle emozioni vissute in determinate esperienze pregresse del nostro passato.

Questo tipo di intelligenza spesso viene chiamato “istinto animale”, anche se in realtà le piante si comportano allo stesso modo. La pianta, infatti, si dirige verso la luce, regola i suoi comportamenti in base alle condizioni climatiche, sviluppa strategie di difesa e di riproduzione. E nessuna di loro è andata a scuola.

Da dove viene dunque quest’intuizione?

Arriva dalla capacità intrinseca che ha ogni essere vivente di ascoltare e assecondare sensazioni ed emozioni, le quali ci suggeriscono risposte e soluzioni comportamentali prima ancora di ragionarci sopra. Una capacità, questa, che anche gli esseri umani conoscono bene, ma a cui tendono di dare sempre minore importanza, da quando hanno avuto una “intuizione” geniale, migliaia di anni fa: il linguaggio.

Che cos’è il linguaggio?

Il linguaggio è una piccola serie di simboli codificati, che intrecciati tra di loro possono dar vita a concetti e idee che non hanno un equivalente nella realtà: si chiama capacità di astrazione, quella che ha dato origine alla  filosofia, alla scienza, alla tecnologia, e ci ha permesso di dominare il pianeta.

Ma a questo punto bisogna farsi una domanda etica: non sarà che ci siamo fatti prendere un po’ troppo la mano?

Non dico questo riferendomi solamente alla scarsa cura che abbiamo del nostro pianeta, ma a pensarci bene, questo nostro dominio sulla natura si è tradotto nella pratica anche in un dominio su noi stessi, o almeno sul nostro pensare più autentico, che ci identifica come esseri vivi: le emozioni. Queste infatti sono relegate ad un ruolo marginale per le nostre scelte strategiche e sempre più stereotipate, spesso associate a faccine e colori per farle riconoscere ai bambini.  Il paradosso è completo!

Ricapitoliamo un attimo:

Il linguaggio ci ha regalato la possibilità di astrarci, il cui limite è dato solamente dalla nostra creatività, che di base è infinita. Il rischio però è quello di perdersi tra i meandri dei nostri ragionamenti e dimenticarsi di quell’intelligenza intuitiva che invece è alla base della nostra presenza in questo mondo come esseri viventi, prima ancora che come esseri pensanti.

In pratica ci stiamo abituando a svalorizzare le emozioni per sopravvalutare il linguaggio, il che si può definire anche come una sorta di rinuncia a inseguire i nostri sogni personali,  in nome di un “benessere” collettivo.

Emozioni lorenzo toppi

Perché dico questo?

Pensiamoci: non è possibile realizzare un sogno senza inseguire le emozioni, anzi, senza di esse non sarebbe possibile nemmeno averlo, un sogno. Quante persone conosciamo che, se gli chiedessimo che passione ha, risponderebbe che non lo sa? Non lo sa perché non ci ha pensato, si è accontentato di quello che ha, senza scavare dentro di sé. Ha tutto ciò che gli serve, si giustifica, non ha bisogno di avere anche una passione. Pensare in questo modo teoricamente potrebbe anche andare bene (io non sarei assolutamente d’accordo!) ma nella pratica c’è da farsi questa domanda: stiamo vivendo così bene? Tanto che non vale nemmeno la pena di avere dei sogni?

Certo è che grazie al linguaggio siamo riusciti a costruire una società incredibile!

Con dei difetti, ma anche con tanti lati positivi. Non voglio demonizzare il pensiero razionale, che di base è di grande importanza e bellezza. Ciò nonostante è importane dare ad esso il suo giusto valore. Non si può creare, infatti,  una convivenza armonica senza considerare l’importanza delle emozioni, per quanto ben organizzata possa essere una società. La società, infatti, per essere armonica e condivisa, ha bisogno di dare senso e significato alle emozioni dei singoli individui, affinché ognuno sia libero di esprimersi appieno, di realizzare i propri sogni.

chitarra-bambini

Una pianta o un animale di sogni non ne ha, quantomeno non di quelli ad occhi aperti. Il motivo è chiaro: non hanno capacità di astrazione, quindi non hanno “voglia” di diventare cantanti o supereroi. Noi si, ma solo in pochi realizzano i loro sogni.

Come mai?

Per un semplice motivo: solo in pochi ci credono davvero e agiscono in funzione di esso, facendo tutto ciò che serve per realizzarlo. Se le scimmie sapessero sognare ad occhi aperti, ad esempio, sono certo che farebbero di tutto per realizzarsi. Ma non sono capaci, a loro bastano le banane. A noi non bastano le banane, eppure non riusciamo ad essere ciò che vorremmo essere.

La causa?

È molto semplice: razionalmente troviamo mille scuse (siamo molto creativi in questo) per non fare tutto ciò che serve per essere davvero chi vorremmo essere. Ricordiamoci che senza lottare, senza sbagliare, senza fare sacrifici, i sogni non arrivano. Molti invece fanno prima: danno semplicemente per scontato che non è possibile. ”È solo una favola per bambini, ma la vita è un’altra cosa”. Avete mai sentito questa frase? Spero che non l’abbiate mai detta!

Questo è secondo me il problema più grave che deve affrontare il genere umano: ancora prima che salvare il pianeta, deve fare qualcosa per salvare se stesso!

Deve tornare a ragionare sulle emozioni e condividerle con gli altri. Si chiama empatia, in Norvegia si studia a scuola, giustamente, non perché qualcuno deve insegnarla a qualcun altro, ma per garantire uno “spazio di tempo” in cui è possibile applicarla per farne esperienza.

Purtroppo, vivendo sempre in competizione tra di noi, ci sentiamo “autorizzati” a non ascoltare empaticamente le esigenze degli altri. Questa cosa deve finire! E dipende solo da noi:

“Non permettere a nessuno di dominare le tue emozioni! Lotta per esse, battiti per esse! Poiché se rinunci a farlo, hai già scelto di non sentirti vivo!”

Questo atteggiamento, secondo me, da solo, può davvero cambiare il mondo.

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Lorenzo Toppi, si è laureato in Comunicazione Internazionale ed è partito per il Cile come Casco Bianco, lavorando con ragazzi di strada. Dopo aver partecipato all'organizzazione del Foro Sociale Mondiale a Porto Alegre, ha viaggiato per il Sudamerica in autostop fino ad arrivare all'isola di Chiloè, in Patagonia, dove ha fondato il Museo de la Mitologia Chilota. Tornato in Italia ha lavorato come educatore, magazziniere, cameriere, contadino, e giornalista. Nel frattempo ha pubblicato il libro “Il Viaggio di una Nuvola” e composto delle canzoni inedite, alcune delle quali sono finite in colonne sonore di film indipendenti. Ha creato e realizzato due progetti educativi, "ImpararEducando" e "Radici Mobili": il primo per far dialogare le persone attraverso le emozioni, il secondo per imitare, nelle relazioni umane, le strategie di comunicazione delle piante.