Diario di bordo di una permacultrice. Gli orti di Bolsena.

Annalisa Rolfo ci racconta del suo viaggio alla scoperta degli Orti di Bosena, luogo dove si è celebrato il festival di permacultura e l'EUPC2016.

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bolsena orti permacultura

“Sei una camminatrice?”, è stata la prima domanda che mi hanno fatto appena arrivata a Bolsena e, dato che credo mai nulla capiti per caso, la mia risposta ora sarebbe sì a differenza di come ho risposto quella sera al Casale.

Se arrivi da Orvieto, che è ancora Umbria, e sali lungo le strade, in mezzo a campi di girasole e ulivi, ad un certo punto senza saperlo si manifesta lui in tutto il suo luccicante stare, il Lago, e lungo le curve che hanno questo ritmo danzante tra un tiglio e l’altro lo vedi giocare a nascondino, sino a che un cartello nascosto in una via di campagna indica l’Ostello Casale Gazzetta.

Tre chilometri forse, in mezzo a campi e casolari, volte di alberi che ombreggiano il sentiero della via Francigena e poi a metà strada si intravede una macchia gialla nel polmone verde, che svetta come torre di avvistamento sul lago. Devo essere apparsa abbastanza strana ai miei colleghi quando condividendo le mete turistiche sono uscita con un “Vado a Bolsena!” e sul perché proprio lì e non portassi al mare mio figlio di dodici anni non è che ho avuto tante risposte da dare.

Di Bolsena sapevo solo che ci abita Massimiliano Petrini, e nei dintorni Saviana Parodi e che l’anno scorso sono nati gli Orti di Bolsena su un progetto di Max, Anna Satta e Anna Banana, che non si chiama così ma tutti la conosco con questo soprannome …insomma mica so perché quel giorno di giugno su Booking ho cliccato “prenota” per quattro notti al Casale, la mia idea era conoscere Max che avevo sentito qualche volta per telefono e seguito su Facebook, magari con la fantasia di salutare Saviana, che era stata mia maestra al corso di 72 ore un anno prima e visitare gli orti.

Se a Bolsena c’è stata la Convergenza Europea di Permacultura 2016 a settembre dello scorso anno “un motivo ci sarà”, mi son detta…e quindi son partita…sapevo che più che una vacanza sarebbe stato un viaggio nella mia zona 00 e che non avrei trovato risposte, ma molte altre domande e desideri. Sapevo anche che non ci sarebbero state soluzioni né grandi progetti già pronti, anzi solo qualche piccola scintilla gettata qua e là, d’altronde quando Max mi dice che lui non sa perché lo chiamino permacultore, perché lui così ci ha sempre vissuto.

cerimonia apertura eupc2016
Cerimonia di apertura all’EUPC2016. Anfiteatro Etrusco, Bolsena

Torno al punto di partenza, continuo ad avere la conferma che il vero viaggio è il ritorno a sé, a quella semplicità e ascolto di chi osserva la terra su cui poggia i piedi, perché se no ci si può inciampare, al guardare come soffia il vento, a progettare il più piccolo spazio in maniera non violenta con il dove viviamo, insomma alla fine si tratta di sgranare gli occhi come quando ci si sveglia dal torpore di un sonno e si rimette a fuoco ciò che hai davanti.

E’ una nuova possibilità di integrarsi e di ritrovare o scoprire per la prima volta equilibri interni ed esterni…non scriverò niente altro, non ho nulla da insegnare, posso solo condividere i miei pensieri di questi quattro giorni, di una donna di 41 anni suonati! Sono una pasionaria rispondo a chi crede che in questi tre anni io mi sia “formata”, l’unica cosa che davvero possiedo e ne sono grata alla Vita è la spontaneità di stupirmi e riempirmi di passione il cuore e l’anima e credere che davvero tutto sia ancora possibile…non voglio inquinarmi con dinamiche di potere e sapere, spero che questo non accada a questo mondo ancora magico della permacultura, perché partire dalla zona 00 è l’unica possibilità che abbiamo, se no potremmo essere i migliori progettisti del mondo, ma senza quella connessione tra dentro e fuori sarebbe tutto davvero sempre uguale al mondo che già conosciamo.

Se chiudete gli occhi, tenendone aperto uno per leggere potete sentire quel magnetismo che ho provato sulla mia pelle stando a Bolsena, terra etrusca a metà tra lago e colline, buona lettura!

#Bolsena #Diario di bordo #Primo giorno

Primo giorno di vacanza con il figliol prodigo, uno dei due, il primo si limita a messaggi in codice Morse, paventando pure una limitazione della libertà individuale per i miei messaggi che osano un “Tutto bene?”.

Mi sono stupita della gentilezza di alcuni uomini ieri, due ben due bipedi, mi hanno aperto la porta in un autogrill e il commesso alla cassa mi ha cambiato un caricabatteria da auto appena comprato non funzionante pur senza scontrino, volatilizzato nel percorso, chiamandomi più volte tesoro, mah…

Arrivata a destinazione con qualcuno che sparava aria calda con un phon enorme e mal di pancia terribile da aria condizionata, giusto perché mica posso stare bene in vacanza, ci si arrampica in mezzo alla campagna e ai boschi per arrivare al Casale!

bolsena alberi permaculturaVista lago e concerto di cicale notturno, un ostello autogestito insomma, Lelio, uno dei ragazzi, arriva, consegna le chiavi, gentilissimo e scompare, forse oggi riuscirà a fare la sua gita in barca.

Vita vuole che questo sia un posto tappa per i camminatori della Via Francigena, alle 6 già tutti in piedi…saluto Annalisa, mia omonima sagittario con cui stanotte nel giardino abbiamo parlato di permacultura, perché alla terza domanda: “sei una camminatrice? Perché sei qua?” Me lo comincio a domandare pur io…perché sono a Bolsena? E rispondo …perché da qua nasce un grosso movimento di rivoluzione, che sia la mia di rivoluzione? Max mi aspetta agli orti di Bolsena, Lorenzo dorme beato… a dopo…

#Bolsena #Diario di bordo #Secondo giorno

Seconda giornata di vacanza, ma poi perchè vacanza, significa che gli altri 308 giorni di lavoro sono terribili? Si ho 6 settimane e 2 giorni di ferie l’anno, faccio parte di quei dipendenti pubblici che scaldano il posto fisso, cioè io ho il posto fisso al caldo, all’orto perchè da quasi 3 anni ho messo sù il progetto di ConTOorto ma non vi tedio, basta cliccare sul link per leggerlo.

Stamane porto giù in paese una camminatrice, troppe bolle, belli gli incontri così casuali, insomma mi sto appassionando anche solo emotivamente al trekking e mi vedo già con le racchette e il caricatore solare per il cellulare incorporato nello zaino! Partiamo io e il figliol prodigo, che poi diventerà prodigo di lamentele alla volta degli Orti di Bolsena e di Massimiliano Petrini …ebbene viaggio avventura a me fa non uno bensì due baffi! mi ritrovo dopo diversi chilometri su strade di colline piene di buche, insomma…torno indietro, do l’estrema unzione al navigatore e chiamo Max che mi guida sino a casa sua …una casupola molto graziosa contornata da un orto e mi porta a vedere i famosi Orti di Bolsena.

Orti Bolsena permaculturaMarilù sta mettendo i finocchi alla base del mais e toglie una delle 8 specie di gramigna lì presenti, l’architettura di canne intrecciate mi accoglie e sotto i piedi scorrono canaline aperte e chiuse con dei sistemi molto rudimentali, ma efficaci per far scorrere l’acqua quando e dove è necessario… un recinto per le zucche al limitar del rivo per proteggerle da un’istrice molto ghiotta, un albero secco adagiato con il suo tronco maestoso come palcoscenico di un teatro vegetale, poi esplosione festosa di melanzane, peperoni e pomodori, la tavola mediterranea è apparecchiata… e fiori e insetti e tanto prato ancora incolto che non aspetta che un progetto di vita nuova , vegetale e umana… essere madre e pasionaria di permacultura esige equilibri precari, un lavoro sui margini, specie quando essere un genitore, agli occhi degli altri alternativo, ti produce come regola matematica il rifiuto da parte dei tuoi eredi (d’animo, di soldi ben nulla) di qualsiasi cosa che inizi con perma…o agri…lo chiamerei il Teorema di Mollison, pare pure una cosa figa…oppure la Sindrome della Perma…fatto sta che con Massimiliano Petrini è necessario rivedersi, anche perchè mi par di conoscerlo da millenni eppure oggi era lì per la prima volta in carne (poca) e ossa…sei uguale Max dal vivo, anzi forse questo incontro produrrà dei movimenti, vedremo, d’altronde che ci son venuta a fare a Bolsena…” Sei una camminatrice? “Si sono in cammino…a domani

#Bolsena #Diario di bordo #Terzo giorno

La notte passata in solitaria è andata, da buona gattara laziale quale ora sono, anzi permagattara, ho sfamato come prima cosa i miei 5 gattini adottivi, che sono dei gatti veraci, mangiano qualsiasi cosa gli dia, senza le storie da gatto snob della mia Lulù e di Osho.

Oggi è stata la volta del lungolago di Bolsena, con piacevole scoperta, l’acqua pulitissima, anatre starnazzanti e pesci silenti, si usa qua prendere le sedie e i tavolini del bar e metterle in spiaggia, io mi stupisco sempre di piccole cose, ma ho trovato quel movimento fluido assai carino, senza caos… forse il lago ti porta a maggior silenzio rispetto al baccano del mare, rifletterò… immaginare il lago di Bolsena come la bocca di un enorme vulcano, osservare la sabbia nera, bhe mi dà quel non so che di misterioso, di piccolezza di noi umani rispetto al potere della Natura.

lago bolsena permaculturaSe questa bocca invece che essere piena di acqua eruttasse lapilli e lava sarebbe un gran casino… tappa ad Orvieto che è Umbria e arroccata su quel monte appare quasi sospesa, mi diverto a fare tutti questi tornanti al ritorno, per chi vive in Pianura Padana abituarsi a sali e scendi è faticoso, ma poi un divertimento a ogni curva e dopo i filari di pini marittimi, ecco il viale dei tigli e lì la Rocca che sovrasta la bocca del Vulcano bagnato, come a sorvegliare che non si risvegli. E’ bellissimo il fatto che sali sali e trovi il lago….

Si torna all’Ostello-Casale, ormai sono la Regina del Casale, posso urlare a pieni polmoni o camminare in costume o mutande ma shhhhh non lo sa nessuno, osservo le erbe secche e la strada che dal cortile si inerpica nel bosco, anche una piccola grotta chiusa da una rete, mi stupisco quando passa un auto e vado subito a vedere chi è, basta così poco a cambiare le nostre abitudini!

Silenzio e fichi, acacie danzanti e insetti, due falchi e altri uccelli che passano da un albero ad un altro, questo è il loro regno e se io potessi gestire il Casale ne farei un luogo di osservazione, alto come è, un luogo di pace per osservare dentro e osservare fuori e dall’alto…bisogna dirlo a quelli della Cooperativa, se li vedessi, insomma comincio ad abituarmi e venerdì parto, ma credo tornerò, ho saputo che a Bolsena tira sempre vento, mi piace parlare con la gente del luogo, le stesse informazioni le potrei cercare su google, ma non c’è lo stesso gusto, vedere i sorrisi delle persone, cogliere i guizzi degli occhi, lo stupore quasi di una gentilezza che mi appartiene ma che credo sia e debba essere normale, mi fanno riflettere, bisogna ascoltare le storie del luogo e osservare come si muove la gente, come si occupa del suo territorio, se vivi accanto a un lago, parte del lago ti appartiene.

Come modifica l’umore, il sentire, l’agire? Scrivo tanto perchè è la seconda sera sola con mio figlio, alle 5:30 vorrei alzarmi per vedere e sentire l’alba, lascerò sia lei a decidere se svelarsi a me…ps ho catturato un calabrone con un asciugamano e l’ho liberato, non ho paura degli insetti, anzi li trovo così affascinanti…ora orenzo vuole farmi dormire con tutto chiuso….help me….3 km di strada nel bosco e mi trovate lì….la Regina del Casale, notte!

#Bolsena #Diario di bordo #Quarto giorno

Continuo a pensare alla bocca del Vulcano, il mio caro amico, ormai non più virtuale, Massimiliano Petrini mi raccontava ieri come tutti i popoli si siano sempre aggregati intorno ai vulcani, ci deve essere della energia potente, magnetica che si sprigiona dalla profondità del lago; mi emoziono pensando che si sale su’ per il colle e nella bocca del Dio bollente sgorghi acqua nella quale ci si bagna; le colline divengono modelli cui ispirarsi per costruire le abitazioni, la Natura dà le coordinate, basta adattarle alla nostra vita e non si sbaglia… usare la terra del luogo, che persone sapientemente modellano e ne fanno maschere di meduse, fauni, satiri, creature che vivono nei boschi e nelle leggende popolari… percorro solitaria il lungolago, stamane a braccetto Mariagrazia, che farà a breve 89 anni, mi raccontava come lei viene da Roma e da sempre frequenta Bolsena, dignitosamente accetta il mio aiuto, non riusciva a camminare sul porfido, ma la bellezza di un tempo traspare da sotto il suo cappello col fiore, permacultura significa in primis far pace con la propria zona 00, guardarsi dentro, per far pace con la Terra e strabuzzare ancora gli occhi e rimanere con le labbra umide, aperte di fronte a ciò che i più considerano banale, scontato, ma quei più non sono peggio di altri, sono solo in percorso e ci arriveranno, hanno solo perso le coordinate, ma in maniera contorta e magari intrecciando canali diversi ci si arriva, io ci credo!

Casale Bolsena permaculturaIo non so nulla di Permacultura, ma una cosa l’ho capita, che avevo già capito tutto, anzi sapevo già tutto da bambina, quando avevo i capelli lunghi come ora e a piedi nudi e in mutande camminavo sulle pietre e riempivo i miei occhi di stupore, mentre distillavo petali di rosa, spargendo semi di fiori e aiutando gli insetti…affascinata dai gasteropodi e convinta di parlare con gli animali, osservavo api e formiche come modelli di ingegneria… oggi tirava un vento molto caldo, ma tirava vento al Casale, son passata da Max a prendere un caffè, è bello sapere che dal Casale a casa del mio amico permacultore ci si mette solo dieci minuti, questa abitudine del caffè come aperitivo mi diverte, mi piace questo uomo pieno di ingegno e umile, tosto come i lapilli vulcanici, che però sono fertilizzanti e drenanti, lui tra un granello e l’altro fa passare molte emozioni, la gente assomiglia al luogo in cui nasce, di Max ho sentito che dentro di sè porta la pietra vulcanica e l’acqua, forza e sensibilità, anche nei suoi Orti scorrono canali, ma quanta energia si percepisce ed io sono sensibile alle energie… traspare anche timidezza… dicono io sia un vulcano, che sia capitata nel posto giusto?

Bolsena si declina su più livelli, come diverse sono le strade che la attraversano, il miracolo di San Rocco, la Rocca che svetta guardinga, il lago vulcanico che ha 400 mila anni, le colline e le vie dei briganti, Terra e Acqua, ma anche Vento e Fuoco, di quel c’è non manca nulla.

Mi mancherai Bolsena, come gli amori lontani, che puoi solo suggere per un istante e ti lasciano la voglia e il desiderio che si alimenta col ricordo e la distanza, il segreto sta lì, non coglierti totalmente, lasciare un alone di mistero, il desiderio di tornare per rivederti in altri abiti, magari quelli autunnali e sentire ancora il vento sulla pelle.

Ora esco nella notte, la Luna mi attende, il canto delle cicale e il gorgogliare del Vulcano che ribolle nelle viscere, richiamando i suoi abitanti a ritrovare le energie delle pietre e la memoria dell’acqua, serbo in questo groviglio di cuore ed anima il richiamo del lago tra i tigli dall’alto, come a dire, benvenuta piccola camminatrice, che la storia abbia inizio…

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Mi chiamo Annalisa Rolfo. Ho due figli Siddharta e Lorenzo che sono giovani uomini in cammino. Sono un educatore e lavoro nell’ambito delle dipendenze dopo aver perlustrato ambienti educativi variegati dall’infanzia alla psichiatria. Sono formata alla conduzione di gruppi tramite i metodi attivi e il playback theatre, ho costituito una Aps con una Compagnia teatrale il cui nome era Intrecciastorie nel 2012, che mi ha permesso di imparare a conoscere e ad amare la mia parte femminile, ho conosciuto nello stesso anno l’agricoltura sinergica e il mondo degli ecovillaggi, innamorandomene follemente! Mi considero un’ortista artistica! Nel 2014 ho proposto un progetto all’avanguardia all’Asl di Torino in cui lavoro ed è nato ConTOorto, un orto urbano sinergico, in collaborazione con una cooperativa sociale. Mi sono formata alla Scuola di Agricoltura Sinergica Emilia Hazelip, concludendo il mio percorso per la docenza, ho condotto molti corsi e conosciuto anime e volti meravigliosi in questi anni. KarmaOrto nato all’interno di un progetto di orti collettivi nelle terre di Libera, RisOrto in Valtellina in collaborazione con una Cooperativa di Milano, in un progetto di integrazione dei richiedenti asilo politico in un orto collettivo. I nomi si susseguono, ma dietro ci sono storie, sogni, esperienze di resilienza e resistenza, di sistemi complessi... A giugno 2016 ho partecipato al pdc 72 ore della Accademia di Permacultura con Saviana Parodi e Luciano Furcas. Ora sono in tirocinio attivo per poter entrare tra i docenti di permacultura, anche se nell'animo sento di esserlo stata sin da bambina. Insomma chissà quante altre cose farò e imparerò, sono in un percorso curvilineo, grata alla vita per le persone che incontro e la bellezza che sprigionano, un giorno mi dissero che nel calendario Maya io sono Stella Cosmica e che il mio compito nel mondo è di vedere la Bellezza nei Margini ed è così che mi piace vivere…