A cura di Giovanni Santandrea
In questa terza parte, dopo aver presentato la struttura – o tassonomia – su cui è articolata la cornice teorica della Permacultura, vogliamo concentrarci sul nucleo che si trova al centro del fiore: le direttive.
Oltre alla prima, e più nota, direttiva: “prenditi la tua responsabilità”, molti permacultori la affiancano con una seconda: “cooperazione e non competizione”, la ritengono fondamentale per la sopravvivenza futura della nostra specie.
L’esperienza maturata cosa ci ha insegnato al riguardo delle direttive?
Certezze non ne abbiamo, non vogliamo apparire presuntuosi e saccenti. Ma certamente ci nasce una domanda. Per entrare con autenticità ed efficacemente nella dimensione Umana, nelle sue due componenti personale e sociale, quali elementi direttivi possono essere utili? In sostanza, basta prendersi le proprie responsabilità quando la nostra esistenza interiore e/o relazionale è alla ricerca di un’armonia ed equilibrio? Ci rendiamo conto che è una domanda importante, che richiede riflessioni e confronti più ampi.
Certamente l’esperienza fin qui accumulata, insieme alla ricchezza delle esperienze e dei feedback ricevuti dai partecipanti ai nostri corsi ci orienta a pensare che identificare come direttiva la sola responsabilità ci pare adeguata, ma non sufficiente, per affrontare i misteri del mondo interiore, che a sua volta molto influenza le relazioni interpersonali e sociali.
La responsabilità possiamo vederla come risultante finale di un equilibrato ecosistema interiore. La cura dell’ecosistema interiore ha la stessa rilevanza della rigenerazione del terreno nell’ambito agricolo. Non possiamo pensare ad un’agricoltura che non mette al centro del suo operare la fertilità del terreno.
Sarà proprio quella fertilità costituita da humus, elementi nutrienti, radici, micro organismi ed esseri viventi di ogni tipo, che nelle loro complesse interazioni permetteranno di far crescere piante piene di vitalità, forti e sane.
La permacultura umana, in modo analogo, vuole permetterci di esplorare la nostra dimensione interiore per scoprire e rigenerare connessioni con le nostre energie primarie di autodeterminazione e autorealizzazione, e per creare nuove consapevolezze delle potenzialità celate come un tesoro nascosto dentro di noi.
Questa affermazione trova le sue radici nella teoria della ghianda di James Hillman, psicologo junghiano e filosofo americano scomparso nel 2011. Hillman, nelle sue opere, sostiene che ciascun individuo viene al mondo con un’immagine innata che lo definisce, una forma unica ed irripetibile, chiamata daimon, che chiede di essere realizzata per portare felicità ed equilibrio nella propria vita. Se osserviamo con attenzione potremo percepire i tanti collegamenti e analogie che si possono trovare tra le teorie di Hillman e il framework del pensiero alla base delle Permacultura.
Troviamo un momento tutto per noi e domandiamoci quanto abbiamo avuto il modo di conoscere e contattare questa immagine innata che ci portiamo dentro? Che rilevanza ha, o ha avuto nella nostra vita?

I nostri stili di vita, la cultura contemporanea dominante non ci aiutano certo in questo processo di esplorazione.
Essere consapevoli di quelle energie, maturare la capacità di governarle in modo saggio e armonioso, alimenteranno e sosterranno in modo nuovo le istanze proposte dalle etiche della Permacultura.
Con queste energie interiori, le etiche non saranno sostenute solo da una condivisione mentale. Spesso la sola comprensione mentale si sgretola di fronte alle difficoltà che il mondo esterno ci presenta. Basta la relazione con una persona ‘difficile’, una situazione conflittuale, e il nostro equilibrio rapidamente crolla.
Quante volte, a livello personale o nella vita di un gruppo, abbiamo fatto l’esperienza della fragilità delle certezze e convinzioni radicate solo nella nostra sfera mentale.
Con queste affermazioni non vogliamo togliere l’importanza di un apprendimento mentale, quello che sosteniamo e abbiamo verificato sul campo nei corsi è che ciascuno di noi per crescere armoniosamente deve integrare lo sviluppo mentale con i propri piani emozionali di cui il nostro corpo è intriso.
Come si dice nel movimento delle Città di Transizione, un cambiamento è possibile attivando un processo testa – cuore e mani. Questa è la pista di ricerca su cui stiamo sviluppando il Corso di Permacultura Personale e Sociale.
