Dialoghi sui principi della Permacultura in ambito sociale e personale 5. usa e valorizza risorse e servizi rinnovabili

Massimo Giorgini e Giovanni Santandrea esplorano il significato del quinto prinicipio di permacultura "usa e valorizza risorse e servizi rinnovabili" in ambito sociale.

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usa e valorizza risorse e servizi rinnovabili

A cura di Massimo Giorgini e Giovanni Santandrea

Quinto principio: usa e valorizza risorse e servizi rinnovabili

“Yoga significa entrare in uno stato di coscienza dove non si è più limitati dal piccolo ego, dalla mente personale, dal vitale personale e dal corpo, ma dove si è in unione col supremo Sé o con la coscienza universale.”
Sri Aurobindo

usa e valorizza risorse e servizi rinnovabiliDopo la pausa estiva riprendiamo i dialoghi sui principi della permacultura, e si riprende dal quinto. Questo principio ci ricorda quanto è importante, per una corretta progettazione, porre attenzione al miglior utilizzo delle risorse e dei servizi naturali rinnovabili.

Nella progettazione si contempla l’uso di risorse non rinnovabili nella fase iniziale di creazione del sistema che poi dovrà orientarsi ad una sua auto organizzazione basata su fonti rinnovabili. Ma il quinto principio non si limita solo a considerare le risorse rinnovabili, entra nel merito anche dei servizi. E i servizi rinnovabili vengono intesi come quello che possiamo ottenere da piante, alberi, animali, suolo fertile, senza che per il loro servizio li consumiamo: il classico esempio è l’albero che posto vicino a casa le dona ombra e frescura durante l’estate. E’ un servizio che l’albero offre in modo del tutto gratuito, che non intacca il capitale naturale.

[M] Abbiamo già parlato di risorse ed energia descrivendo il secondo (“Immagazzina energia”) ed il terzo principio (“Assicurati un raccolto”). Ora ne riparliamo focalizzandoci sull’importanza di utilizzare risorse rinnovabili . Può essere utile cominciare definendo cosa intendiamo per risorse rinnovabili: tutte quelle risorse che si rigenerano continuamente e che, per questo, non tendono all’esaurimento quando le utilizziamo.
Anche in questo caso è semplice identificare le risorse rinnovabili in ambito materiale e concreto (energia solare, eolica, idroelettrica, ecc.) mentre è meno banale identificarle in ambito personale e relazionale: quali sono quelle risorse a cui possiamo attingere che si rinnovano continuamente senza esaurirsi ?
Rispondendo a questa domanda possiamo notare che ci sono aspetti immateriali che hanno la caratteristica di non depauperarsi quando attingiamo ad essi: la conoscenza, la gratitudine, relazioni basate su fiducia e amore.
La conoscenza è composta da idee. Le idee possono nascere dall’esperienza ma sono aspetti astratti e impalpabili che non diminuiscono con l’utilizzo. Anzi, in genere le idee, messe in relazione le une con le altre permettono di creare nuove idee con un effetto moltiplicatore. Nell’ambito delle idee non c’è dissipazione. Lo scambio di idee produce una cultura più ricca e genera maggiori possibilità per le persone che la posseggono. Quindi non dobbiamo avere paura della conoscenza ed attingere a piene mani da questa fonte inesauribile. I problemi sorgono quando la conoscenza viene bloccata dalla censura o manipolata ad arte per veicolare certe idee a scapito di altre, come succede nelle fake news (notizie false) divulgate tramite social network come Facebook. L’antidoto ? Leggere, approfondire, ricercare le fonti, non fermarsi alla prima notizia ricevuta, riflettere e confrontarsi con altri sull’argomento.
La gratitudine è un sentimento ed un atteggiamento verso la vita che moltiplica la gioia, la felicità, il senso di abbondanza. Di fronte agli avvenimenti della vita possiamo porci con l’atteggiamento di chi da per scontato quello che ha o con quello di chi prova meraviglia e gratitudine. E questo atteggiamento lo possiamo avere anche per le piccole cose che la vita ci dona ogni giorno. Ci mette nella prospettiva di valorizzare ciò che abbiamo e di riconoscere ciò che abbiamo ricevuto e che continuamente riceviamo dagli altri. Ci rende al tempo stesso umili e ci fa provare un senso di abbondanza e prosperità. E’ una fonte continua di energia che non diminuisce e che amplia la percezione della ricchezza che abbiamo a disposizione.
Le relazioni basate sulla fiducia e sull’amore sono una fonte continua di energia, senso di sicurezza, affetto. Sono la nostra base sicura che ci aspetta al ritorno da ogni avventura e sfida della vita. Sono le relazioni che evolvono insieme a noi e ci permettono di mantenere la nostra autonomia ed individualità pur avendo momenti di profonda connessione con l’altro. Sono le relazioni che ci ricordano quelle amorevoli che abbiamo avuto con i nostri genitori o quelle che avremmo voluto avere con i nostri genitori. Richiedono una cura continua perché in certe situazioni possono prevalere la rabbia e la paura che ci impediscono di sentire la fiducia e l’amore. Sono relazioni che si costruiscono giorno per giorno con i piccoli gesti quotidiani che ci ricompensano con la pienezza del contatto profondo con una persona.
E tu Giovanni, quali altre energie rinnovabili riconosci nella vita delle persone e dei gruppi?

[G] Mi piace molto la scelta che hai fatto sulle energie rinnovabili che alimentano la vita degli individui e dei gruppi: conoscenza, gratitudine e amore, mi sembra che insieme costituiscano una bella triade. Per rispondere alla tua domanda vorrei tornare sul concetto di energia rinnovabile che hai presentato. Sappiamo bene che, escludendo l’energia geotermica e l’energia nucleare, il Sole costituisce la fonte principale dell’energia per il pianeta Terra.

Potenze del mare, dei venti, dello scorrere delle acque dei fiumi, riscaldamento dell’aria, energia chimica della fotosintesi, sono tutte, direttamente o indirettamente, legate alla potenza del Sole. E per questo motivo sono energie rinnovabili. Lo dico perché il modello energetico Sole / Terra ben si presta a rappresentare un concetto che le religioni e le filosofie perenni, usando nomi e concetti a volte apparentemente molto diversi tra loro, hanno identificato nel rapporto tra il campo di coscienza ordinario e immanente, e il mondo profondo e trascendente. In psicologia trans-personale questo punto di coscienza superiore viene generalmente indicato con il termine di Sé Superiore.

La triade che tu hai descritto, a mio parere è la diretta manifestazione della connessione profonda della coscienza ordinaria con il Sé Superiore. Questo relazione non è, purtroppo, sempre attiva e operativa.

Nel mondo ordinario siamo consapevoli di quanto, conoscenza, gratitudine e amore, si manifestino in modo imperfetto ed insufficiente. Questa carenza nasce dai tanti tipi di disturbo di connessione. E’ una constatazione che viene ripresa da Otto Scharmer nella teoria-U quando usa il termine ‘Spiritual divide’ (separazione spirituale, ovvero separazione del Sé dal sé) quale base e origine delle altre forme di separazione: ‘Ecological divide’ (separazione del sé dalla natura) e ‘Social divide’ (separazione del sé dagli altri).

Lo Spiritual divide di Scharmer è alla base di molti processi involutivi e degenerativi che riguardano la vita dei singoli e dei gruppi. La separazione, totale o parziale, dal nostro Sé Superiore provoca una forte limitazione nella nostra capacità di alimentare il nostro sistema energetico attraverso una fonte rinnovabile e perenne.

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Come ripristinare tale contatto energetico così essenziale? E’ una domanda molto complessa, a cui mistici, saggi e filosofi hanno da sempre provato a trovare risposte.
Forse sarà banale, ma il primo passo verso la riconnessone può essere proprio la consapevolezza di questo stato che ci rende fragili e privi delle potenzialità di questo insostituibile motore interiore. I passi successivi possono essere tanti, diversi e apparentemente incoerenti. L’importante è che ogni trasformazione ed evoluzione nel percorso di unione interiore (yoga = unione) tra sé ordinario e Sé Superiore non rimanga confinato alla pura dimensione mentale, ma sia un processo che tendenzialmente coinvolga lo spettro dell’essere umano in tutte le sue dimensioni.
Per i gruppi sociali il tema diventa ancor più complesso. Ciò dipende, come si diceva prima, dalle tante forme e strade che gli individui scelgono per trovare la loro personale e specifica forma di unione con il Sé Superiore. Anche qui è difficile dare consigli che non appaiano scontati o superficiali.

Un primo elemento che su scala sociale è bene tenere presente è quella di rispettare, e non giudicare, qualsiasi forma di ricerca interiore sviluppata dalle singole persone. Anzi la dimensione sociale dovrebbe favorire lo sviluppo di spazi comuni dedicati a tale ricerca.

E come la società civile giustamente sostiene la realizzazione di luoghi di culto per i membri dei gruppi religiosi, così dovrebbe favorire la progettazione di luoghi laici dove le persone possono stare in silenzio, meditare, trovare momenti di pace interiore, o magari incontrarsi per realizzare una danza sacra.

Allo stesso modo si può pensare che in gruppi più piccoli, più o meno organizzati, si possano definire momenti ‘particolari di centratura’ che aiutino i singoli a manifestare in modo più facile e coinvolgente il desiderio di conoscenza. Questi processi richiedono tanta sensibilità e rispetto per le diversità, possono essere favoriti dalla creatività di gruppo per inventare ‘abitudini e tradizioni’ che permettano di vivere momenti di connessione in cui tutti si sentano a proprio agio.

quinto principio permacultura[M] Condivido pienamente la tua sintesi e aggiungo soltanto che nei gruppi di Transizione fin dall’inizio sono stati organizzati dei gruppi chiamati “Heart & Soul” (e successivamente Inner Transition = Transizione Interiore), che avevano proprio lo scopo di favorire il contatto profondo delle persone con se stesse e con gli altri. Questi gruppi e partivano dalla convinzione che un cambiamento interiore delle persone fosse fondamentale per generare la transizione energetica, sociale ed economica di cui abbiamo bisogno.

Concludiamo dandovi appuntamento al prossimo articolo che sarà dedicato al sesto principio della Permacultura (“Non produrre rifiuti”) ed alle sue possibili applicazioni in ambito personale e relazionale.

L’articolo originale è stato pubblicato su Vivere Sostenibile – n. 52 Settembre 2018
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