Mentre percorriamo un luogo e ne parliamo con la gente possiamo annotare le nostre osservazioni. In questa fase cerchiamo di raccogliere le informazioni che otteniamo secondo uno schema accurato, su un quaderno oppure con una videocamera e un registratore, magari tracciando piccoli schizzi. Le annotazioni raccolte saranno poi utilizzate per identificare le strategie di progettazione.
Noi possiamo non solo vedere e ascoltare, odorare e gustare, ma anche sentire il caldo e il freddo, la pressione, la fatica nel salire la collina o le punture di una pianta spinosa e possiamo individuare punti per noi compatibili o incompatibili.
Prendiamo nota delle belle visuali o dei panorami, dei colori e della struttura del terreno. Utilizziamo (consciamente) tutti i sensi e diventiamo consapevoli del nostro corpo e delle sue reazioni.
Oltre a questo possiamo sederci per qualche momento per prestare attenzione ai modelli (pattern) e ai processi in corso: il modo in cui determinate specie di alberi preferiscono crescere tra le rocce, alcuni negli avvallamenti, altri solitari nei prati e altri ancora formando macchie.

Osserviamo come l’acqua scorre lungo un percorso, dove gli incendi hanno lasciato cicatrici, dove i venti hanno piegato i rami o deformato la forma degli alberi; osserviamo i movimenti della luce, del sole e dell’ombra e dove si trovano i segni dei ricoveri, degli spostamenti e del pascolo degli animali. Ogni luogo è pieno di informazioni su tutti gli elementi naturali che lo compongono e noi dobbiamo imparare a leggerlo bene.
La lettura del paesaggio si fonda sull’osservazione di indicatori.
In particolare, la vegetazione fornisce informazioni sulla fertilità del terreno, la disponibilità idrica e il microclima. I giunchi, per esempio, indicano un terreno paludoso o infiltrazioni d’acqua; il dente di leone e il mirtillo un terreno acido; il Rumex spp. un terreno compatto e argilloso. Nelle regioni aride grandi alberi indicano la presenza di una falda d’acqua in profondità.

Un’abbondanza di piante spinose o poco apprezzate dagli animali (cardo, Solanum spp., il genere Oxalis) indica un uso eccessivo del pascolo o una sua cattiva gestione. L’eventuale presenza di canali di erosione e di sentieri compattati lo conferma ulteriormente. Una pianta che fiorisce e fruttifica prima delle altre della stessa specie nella stessa zona indica un microclima favorevole; alberi che crescono con la maggior parte dei rami su un solo lato indicano la direzione dei venti forti prevalenti.
Questi esempi sono specifici per climi e perfino per paesaggi diversi. Regole pratiche specifiche per il singolo luogo provengono dalla conoscenza della regione stessa.
Anche la frequenza e la direzione degli incendi può essere notata osservando i cambiamenti della vegetazione. Nelle zone caratterizzate da frequenti incendi troviamo specie a crescita stentata, povere di foglie, decidue in estate e con semi spessi, mentre l’assenza di incendi favorisce piante a foglie ampie, sempreverdi o decidue in inverno, con i piccoli e in genere specie che producono uno consistente di residui al suolo. Spesso, osservando la vegetazione, si possono trarre indicazioni sulle linee di gelata lungo i declivi.
L’osservazione può mettere in luce anche potenziali “problemi” come, ad esempio, piante nocive, canali di erosione, terreni paludosi, aree rocciose o un’estensione di terreno compattato o dilavato.
Queste sono aree che richiedono una speciale considerazione e che potrebbero essere scelte per produzioni particolari oppure lasciate intatte come riserva per la fauna e la flora selvatica. Con qualche piccola riflessione, alcuni problemi possono essere trasformati in vantaggi.
Un terreno paludoso è un indicatore del modello naturale di drenaggio della zona e rispecchia un sottosuolo impermeabile; esso potrebbe essere trasformato in una zona umida oppure utilizzato per avere riserve d’acqua a cielo aperto.
Alle volte sotto gli acquitrini c’è un accumulo di torba o di argilla di grande valore, utile per la produzione di vasellame. Se nell’acquitrino si scava per realizzare un bacino, una parte della torba può essere raccolta per ottenere terriccio per vasi o per il miglioramento di terreni sabbiosi.
Le risorse potenziali sono davvero numerose, si tratta solo di individuarle
Vi sono corsi d’acqua o sorgenti a monte, utili come riserve d’acqua e fonte di energia? Boschi da cui ottenere legname di valore o anche tronchi morti utili per gli animali selvatici o come legna da ardere? C’è un posto particolarmente ventoso adatto all’installazione di un generatore eolico?
Su un terreno si possono individuare risorse molto differenti: risorse legate alle caratteristiche del terreno; biologiche (piante, animali e insetti); energetiche (vento, acqua, legname, gas e vegetali oleosi); sociali.
La presenza di risorse sociali offre la possibilità di utilizzare un determinato sito anche come sede per ospitare corsi, seminari e attività ricreative in funzione principalmente della posizione geografica, delle strutture disponibili o edificabili e delle leggi di pianificazione locali.

Osservando il paesaggio è possibile trarre ispirazione dalle strategie di sopravvivenza seguite dai sistemi naturali e quindi imitarle adottando le specie più utili nell’immediato.
Per esempio, possiamo osservare che nelle zone aride gli alberi di grande taglia crescono sul lato ombreggiato di profonde gole: quello sarà il punto dove piantare nuovi alberi per avere un successo sicuro.
Oppure potremmo osservare che le piante pioniere crescono in corrispondenza di recinzioni e posatoi sotto cui si raccolgono le deiezioni degli uccelli. Di conseguenza potremmo sistemare una grande quantità di trespoli per uccelli dove si desidera incoraggiare la crescita di tali piante oppure installare posatoi in prossimità degli alberi da frutto per rifornirli di fosfati.
Tratto dal libro Introduzione alla Permacultura