L’introduzione di Bill Mollison ai modelli naturali fornisce un quadro ampio e stimolante del grande campo di potenziali applicazioni nella progettazione permaculturale.
La ricerca di modelli spaziali e temporali in natura – che ci porta oltre la geometria euclidea che domina il pensiero come si è sviluppato nella cultura occidentale – è importante per i progettisti di ogni settore.
Mollison dice: «Imparare a padroneggiare un modello è come imparare un principio; può essere applicabile a una vasta gamma di fenomeni, alcuni complessi e altri semplici». È importante capire la rilevanza dei modelli organici, apparentemente irregolari, della natura per i sistemi umani; spesso, però, i nostri tentativi di applicare questi modelli sono arbitrari e inappropriati.
Il libro Pattern language di Christopher Alexander è stato una pietra miliare nel riconoscimento e nella organizzazione dei modelli classici di ambienti costruiti su scala umana.
Sviluppare un linguaggio dei modelli, applicabile su ampia scala nella progettazione permaculturale, è un bisogno che molti progettisti di permacultura hanno riconosciuto; tuttavia, per lo sviluppo di
un linguaggio dei modelli, esistono due problemi:
- i processi della crescita e organizzazione biologica rappresentano un campo molto più ampio dell’architettura degli ambienti costruiti e, al contempo, molto diversificato;
- le implicazioni dello sviluppo e della caduta della base energetica dell’umanità devono essere capite ed espresse attraverso i principi della progettazione, prima di riuscire a sviluppare la cornice necessaria per identificare e organizzare sistematicamente i modelli appropriati.
Sia che progettiamo un giardino, un villaggio o un’organizzazione, abbiamo bisogno di un ampio repertorio di modelli a noi ben noti con dimensioni, tempi forme adeguate e spesso ricorrenti nei sistemi umani: naturali e sostenibili.
In questo capitolo, voglio contribuire allo sviluppo di un linguaggio dei modelli della progettazione in permacultura mettendo a fuoco esempi di strutture e organizzazioni che sembrano illustrare quell’uso equilibrato di energie e risorse da noi chiamato una buona progettazione.
Come spiegato nel Principio 3, detto equilibrio è effettivamente quello che ottiene la massima resa ma man mano che la disponibilità e la qualità dell’energia si riducono, il nostro buon senso e la nostra intuizione d ciò che si caratterizza come progettazione ottimale spesso vengono smarriti.
Abbiamo inoltre bisogno di imparare nuovamente riconoscere i modelli
Perché l’innovazione culturale specialmente le tecnologie dei media hanno alterato gravemente l’abilità a “pensare per modelli” che era comune nelle società preindustriali.
La perdita di questa capacità di vedere, sentire e riconoscere i modelli della natura potrebbe essere il nostro maggiore impedimento, nel tentativo di adattarci alla realtà del declino energetico.