“Bisogna imparare a vedere le cose non solo come sono ma anche come saranno”
Il Principio 12 ha due filoni:
a) progettare facendo uso del cambiamento in modo deliberato e cooperativo;
b) reagire o adattarsi ai cambiamenti su larga scala che sono al di là del nostro controllo o la nostra possibilità di intervento.
L’accelerazione della successione ecologica all’interno dei sistemi coltivati e l’espressione più comune del Principio 12 in permacultura, sia nei testi teorici che nella pratica effettiva.
Tali concetti sono stati applicati anche per capire come incoraggiare in modo creativo cambiamenti di tipo sociale e organizzativo. Oltre all’utilizzo di una più vasta gamma di modelli ecologici per dimostrare come potremmo fare buon uso della successione, oggi io vedo questo argomento in un più vasto contesto di risposta o uso dei cambiamenti.
In Permaculture One, la stabilità era da noi considerata un aspetto importante della permacultura; nel contempo, però, anche il cambiamento evolutivo veniva dichiarato indispensabile. La permacultura ha a che fare con la stabilità e con la durata dei sistemi naturali viventi e della cultura umana, ma questa stabilità, nel tempo, paradossalmente, dipende in larga misura dalla flessibilità e dal cambiamento.
Esistono molte storie e tradizioni che hanno come tema il seguente concetto: la maggiore stabilità è quella che contiene i semi del cambiamento. La scienza ha dimostrato che ciò che ci sembra apparentemente solido e permanente è in realtà – a livello cellulare o atomico – una massa brulicante di energia in trasformazione, in modo analogo a quanto traspare in alcune descrizioni di varie tradizioni spirituali.
La farfalla, che è lo stadio finale della trasformazione del bruco, trasmette l’idea di un cambiamento adattativo che, lungi dall’apparire minaccioso, rallegra invece lo spirito. Per questo, è l’icona che rappresenta il Principio 12.
È importante integrare la comprensione dell’instabilità e del continuo cambiamento nella nostra coscienza quotidiana, e al tempo stesso rendersi conto che l’apparente illusione della stabilità, della permanenza e della sostenibilità viene risolta riconoscendo che la natura dei cambiamenti dipende dalle dimensioni e dalla scala degli ecosistemi (v. Principio 7). In qualsiasi sistema i mutamenti degli elementi su piccola scala, veloci e di breve durata, in effetti contribuiscono a garantire la stabilità del sistema a un livello più elevato.
Viviamo e realizziamo progetti in un contesto storico di rinnovamento e mutamento di sistemi su scale sempre più grandi e molteplici; ciò può generare in noi la falsa illusione di mutamenti infiniti, senza possibilità di stabilità o sostenibilità. Un senso contestuale e sistemico dell’equilibrio dinamico tra stabilità e cambiamento ci aiuta a progettare in modo evolutivo e non casuale.
Il proverbio scelto per illustrare questo principio sottolinea che la capacità di capire il cambiamento è molto più che la semplice proiezione di linee di tendenza dettate da statistiche. La frase rende esplicito Un legame ciclico tra il Principio 12, che tratta del cambiamento, e il Principio 1, che tratta dell’osservazione.