Tiziana, Toti e la casa di paglia

La storia di Tiziana e Toti della Casa di paglia Felcerossa in Sicilia. Un amore, una famiglia che ha deciso di costruirsi la loro casa in argilla e paglia.

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Toti e Tiziana di Casa di paglia Felcerossa. Foto di Edite, il giro del cappero

Tutto è cominciato con un bagno di due bambini nell’argilla liquida.

Ad un certo punto, uno dei due si è immerso completamente e, quando è uscito, ha terrorizzato l’altro, perché ormai si distinguevano solo gli occhi.

Ognuno di noi può modellare la propria vita come vuole

A sei anni, per esempio, puoi stare ad ascoltare per ore tutte le storie di Giufà, seduto su una montagna di balle di paglia.

Crescendo, pero’, qualcuno potrebbe non credere che sotto una vita ci possono essere ancora delle balle di paglia. E questo è quello che è successo a Toti.

Quando era bambino, c’era qualcosa che non riusciva ad afferrare rispetto alla crescita e alla vita. Sapeva, però, benissimo quello che non gli piaceva fare.

Alla comunione e alla cresima gli mettevano il cravattino e lui regolarmente se lo strappava. Era più forte di lui.

Da grande, queste forme di disagio rispetto a certi cliché della vita si sono ripresentate. Con la laurea in agronomia, lui doveva iniziare la sua carriera in campo lavorativo, come ti chiede la società e la famiglia in generale.

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Toti di Casa di paglia Felcerossa. Foto di Edite, Il giro del cappero

Toti aveva preso dei contatti per alcuni lavori di volontariato internazionale con una ONG. Per una serie di eventi, però, questo viaggio non è andato in porto. E’ stata una grandissima sofferenza per lui.

Da lì in poi, ogni volta che entrava nel mondo del lavoro, ne usciva disgustato. Ha provato a fare dei lavori di pubblica utilità, ma si è rifiutato di stare lì a giocare a carte, perché a questo si riducevano. Anche da lì è scappato.

E’ stato anni a fare pochissimo, magari occupandosi solo delle faccende di casa, mentre la moglie andava regolarmente al lavoro. “Non mi avrete” ripeteva sempre a sé stesso e alla società, anche rispetto ad una serie di contesti lavorativi, che proprio non gli piacevano.

La sua valvola di sfogo a questa inquietudine l’ha trovata nei bambini di uno dei quartieri più difficili di Catania, a San Cristoforo. Per lui, però, non era volontariato. Lo definisce lavoro non retribuito, perché ci passava tanto tempo, intere estati.

Col permesso del preside, abitava insieme ad altri volontari in una scuola del quartiere. Doposcuola, teatro, corsi di giornalismo e attività sportive erano lì a scandire il suo impegno coi bambini del quartiere.

Di questa associazione fa ancora parte. E’ l’unica cosa alla quale è rimasto fedele in trent’anni, dove ha cambiato tutto.

Separandosi dalla moglie, senza attribuire alcuna colpa alla compagna, ha conosciuto una svolta. Toti si è liberato da una situazione classica di famiglia tipo, che deve crescere i bambini nella maniera tradizionale, con le feste comandate.

Qualche tempo dopo è arrivata la seconda svolta, Tiziana, con la quale ha avuto subito una sintonia, perché i dubbi e le incertezze di Toti erano anche quelli di lei su ciò che sarebbe stato giusto fare e costruire in un proseguo di vita l’uno accanto all’altra.

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Tiziana di Casa di paglia Felcerossa. Foto di Edite, Il giro del cappero

Hanno cominciato a lavorare insieme tantissimo nelle scuole in progetti di educazione ambientale ed economie alternative. Un lavoro retribuito che, però, ad un certo punto, non è più bastato a loro stessi.

Alla fine di un percorso, quando loro spiegavano nelle scuole come funzionano i prestiti della banca mondiale e come gli Stati africani si trovino strozzati a tagliare le spese sulla salute o l’istruzione pur di onorare il pagamento di quel debito, trovavano spesso un insegnante, che se ne usciva dicendo: “Però lo dobbiamo dire. In Africa non vogliono lavorare”.

Erano sconfortati. Capivano che questi percorsi incidevano veramente poco sugli insegnanti.
Ai loro figli Tiziana e Toti non hanno comprato quasi mai nulla di nuovo. Il riciclo di abiti è la normalità in alcuni Paesi del mondo. In Sicilia non lo è. E’ stato sempre istintivo cercare una coerenza nella loro vita.

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Foto di Edite, il giro del cappero

Volevano vedere se, senza parlare e non facendo tanto rumore, riuscivano ad offrire ai loro bambini un posto bello in cui vivere. Volevano fare qualcosa di forte per loro, creando un modello di vita sostenibile, pur con tutti i loro limiti e compromessi. Ecco la loro scelta.

Hanno lasciato Catania.

Si sono messi a cercare un posto in campagna dove vivere in maniera più consona alle proprie esigenze, avendo la prospettiva di ridurre al minimo l’apporto di energia dall’esterno. Un anno di ricerca. Era il 2004.

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Foto di Edite, Il giro del cappero

Hanno trovato un pezzo di terreno con una casetta sul versante Sud dell’Etna

Ci hanno vissuto coi figli, in quattro, in una piccola stanza, assaggiandola nelle estati, accanto al frutteto che la circondava.

Ogni volta che tornavano, in inverno, a Catania, quel paradiso mancava, però, sempre di più. Lentamente hanno deciso di venirci a stare per sempre, perché è così, quando conosci il paradiso non vuoi più tornare indietro.

Non volevano una casa classica in cemento armato. Non si addice al vestito della vita, che hanno sempre desiderato.

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Foto di Edite, Il giro del cappero

Avevano comprato un libro sulla costruzione di una casa in paglia.

Nel 2009, sulla spinta di un amico, è nato il loro progetto di una casa in legno riempita di paglia, a 900 metri d’altezza. Un ingegnere ha fatto il calcolo statico.

Durante la costruzione della casa, Toti e Tiziana hanno fatto dei corsi per imparare ad intonacare con l’argilla. Un cantiere nel cantiere.

Il pavimento in terra cruda, appena è riscaldato dal sole delle vetrate, incamera benissimo il calore, rilasciandolo molto lentamente come una stufa. Una casa senza riscaldamento è il sogno di tutti.

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Foto di Edite, Il giro del cappero

Toti e Tiziana, ogni tanto, organizzano delle visite su appuntamento.
Mettono a disposizione gratuitamente le loro conoscenze a chi voglia costruire un’abitazione del genere, in cui hanno lavorato decine e decine di volontari, incuriositi da questo esperimento pilota in Sicilia.

Uno di loro ha pure realizzato dentro casa una stufa ad altissima efficienza, con un consumo ridottissimo di legna e un rilascio assai limitato di gas di combustione all’esterno.

E’ come se ci fossero delle storie in questa casa.

Siamo una famiglia normale” ci dice Tiziana, e non hanno scelto di esserlo, né hanno fatto fatica.

Sarebbe stata una fatica per loro avere un lavoro in banca. Lì, secondo lei, sarebbero stati eroici. E non pensano neppure che il loro sia l’unico modello.

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Foto di Edite, Il giro del cappero

Ognuno butta giù e ripristina la propria vita secondo le proprie esigenze.
Loro si sono aiutati con l’argilla, perché è malleabile e non ha scarti. La paglia è servita a riscaldare e ad appoggiarci le favole, quelle della loro nuova vita.

Per saperne di più su Casa di paglia Felcerossa
http://www.casadipagliafelcerossa.it/
https://www.facebook.com/casadipagliafelcerossa/

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