Al via la campagna per la realizzazione del documentario
Con una intervista esclusiva all’ambientalista e scienziata Vandana Shiva è partita la raccolta fondi per raccontare con immagini e interviste esclusive cosa sta succedendo in Puglia: agli olivi, alla terra e alle persone.
Puglia, terra di miti, leggende e di olivi. La pianta sacra per eccellenza, simbolo della Regione e presente nel gonfalone. Oggi chi non abbatte questi alberi, da sempre tutelati dalla legge e dagli uomini, rischia multe salate, attacchi e ritorsioni.
Per quale ragione sta succedendo tutto questo? Come possiamo salvare questi monumenti della natura? Cosa rischiamo perdendoli? Con il documentario “Xylella favolosa, oltre il batterio” si vuole far luce su ciò che sta accadendo agli olivi, alla terra e alle persone. E raccontare i possibili scenari futuri che si prospettano all’orizzonte.
– Clicca qui per supportare questo progetto –
A realizzare il documentario sarà una squadra composta da quattro persone: la scrittrice Elena Tioli, i giornalisti Francesca Della Giovampaola e Filippo Bellantoni del Bosco di Ogigia e il videomaker Simone Cannone. Tra gli intervistati ci saranno anche permacultori pugliesi, agricoltori e scienziati che da anni studiano il territorio e il problema della Xylella.

L’APPELLO DI VANDANA
“Lancio un appello ai pugliesi per iniziare la battaglia per la verità sugli alberi di olivo. Resistete e abbracciate gli alberi di olivo”. È partita così la campagna di crowdfunding per finanziare il documentario “Xylella favolosa, oltre il batterio”, con la chiamata di Vandana Shiva alla resistenza.
LA CAMPAGNA CENSURATA DA FACEBOOK
Poche ore dopo la pubblicazione del video di lancio, Facebook ha censurato il video definendolo “non conforme agli standard della Community”. La campagna, condivisa in poche ore da centinaia di persone, è stata infatti immediatamente oscurata e bloccata, impedendo a chiunque di postare il link. Dopo 48 ore dal blocco, Facebook ha tolto la censura, dichiarando che si era trattato di un errore.
L’AVVENTO DELLA XYLELLA
È l’ottobre del 2013 quando per la prima volta si sente parlare di Xylella in Salento. Per contrastare il batterio sono approvate da subito drastiche misure di emergenza: abbattimenti degli olivi, ampio intervento con pesticidi per il controllo dei vettori, con insetticidi su piante ospiti, pulizia accurata dei canali, dei prati e delle zone libere.
In pratica si tratta di abbattere oltre 3 ettari di oliveto per ogni pianta colpita, a prescindere dal contagio e di irrorare gran parte della Puglia con prodotti fitosanitari. Senza alcuna prova scientifica che dimostri l’efficacia di queste pratiche.
“Non è nota alcuna strategia precedente che abbia avuto successo nell’eradicazione di Xylella fastidiosa, una volta insediatasi all’aperto” dichiarava l’EFSA già nel 2013.
A confermarlo anche numerosi scienziati nazionali e internazionali, tra questi il professor Purcell, riconosciuta autorità scientifica internazionale nel campo della Xylella: “Non fate il nostro errore – ha dichiarato – contro la Xylella gli abbattimenti non servono a nulla. Occorre contenere il batterio e lavorare sul rafforzamento delle piante”.
ERADICAZIONI E IRRORAZIONI
Da ormai sei anni abbattimenti e irrorazioni con pesticidi sono le soluzioni messe in pratica da amministrazioni locali e governi nazionali. Un metodo sostenuto solo da una parte circoscritta della comunità scientifica, di cui l’efficacia non è dimostrata (al contrario, diversi scienziati ne dichiarano l’inutilità) e di cui le conseguenze potrebbero essere catastrofiche.
Gli effetti di queste politiche non riguardano infatti “solo” la perdita di un patrimonio inestimabile che è quello degli olivi secolari e monumentali ma anche la salute dei cittadini, il turismo e l’economia di un’intera Regione. “La vicenda xylella in Puglia è uno dei tipici esempi di come possano essere prese decisioni ad elevatissimo rischio ambientale e sanitario, senza tenere in alcun conto le evidenze scientifiche disponibili e le conseguenze delle proprie scelte” ha affermato il Dottor Agostino Di Ciaula, Medico, Segretario Scientifico e Presidente del Comitato Scientifico di ISDE (International Society of Doctors for Environment).
Ma non solo. Gli ulivi secolari e tradizionali sono un presidio contro desertificazione, siccità e dissesto idrogeologico. Sono una riserva idrica, garanti della biodiversità, hanno una funzione termo-regolatrice del territorio e sono fonte di reddito per tante famiglie. La loro scomparsa significherebbe una perdita inestimabile dal punto di vista agricolo, economico, sociale e culturale.
QUALE FUTURO PER L’OLIVICOLTURA
A essere a rischio è soprattutto il futuro dell’olivicoltura e di un’eccellenza del Made in Italy: l’olio nostrano. Il piano di riconversione in atto prevede infatti la piantumazione di cultivar brevettate o autosterili, idonee all’intensivo e al super-intensivo, ma di bassa qualità. Di cui oltretutto non si garantisce né la produttività né la resistenza al batterio (Osservatorio Fitosanitario, 13/07/2018).
“Il caso xylella è paradigmatico del percorso dell’agricoltura nei nostri tempi – ha affermato Alberto Lucarelli, professore di Diritto Costituzionale Università Federico II di Napoli – L’impressione è che con la scusa del presunto morbo si vogliano controllare i semi, la terra e l’acqua. Si voglia introdurre un nuovo modello di produzione intensivo realizzato anche e soprattutto con l’uso di prodotti chimici e con l’innesto di piante che producono royalties. Si tratta di un progetto orientato esclusivamente allo sfruttamento del suolo e della natura con nefaste conseguenze sull’ambiente e sulla salute che segna la fine dell’attività agricola svolta da piccoli proprietari”.
BIOLOGICO ADDIO
A farne le spese sarà oltretutto uno dei pochi settori floridi della nostra economia, quello del biologico. Un comparto in costante crescita, sia in termini di superfici che di operatori, che registra incrementi importanti a due cifre soprattutto nel Sud Italia e, in particolare, in Puglia dove, ad esempio, fra il 2015 e il 2016 le superfici a biologico e il numero degli operatori sono aumentati di circa il 50%. Un settore che, oltretutto, anche negli anni della crisi è cresciuto anche negli anni della crisi (dal 2008 in poi) in evidente controtendenza con tutti gli altri settori (compreso quello agroalimentare “convenzionale”).
ATTACCO ALLA TERRA
“Ogni parassita, ogni attacco batterico, ogni attacco fungino è il sintomo di un’agricoltura avvelenata. Invece di tagliare gli alberi, tagliamo il cartello dei veleni. L’industria chimica ci ruba la vita, ruba biodiversità, ruba salute, ci ruba anche la democrazia perché nessuno ci ha chiesto se vogliamo tagliare gli alberi di olivo. E cosa più importante: ci ruba il futuro, ecco il motivo per cui tanti giovani stanno protestando in tutto il mondo”. Le parole di Vandana Shiva arrivano dritto al punto: Xylella non è solo una questione agricola.

RESISTENZA CIVILE
Intanto i ricorsi e le manifestazioni in difesa degli olivi pugliesi si susseguono. Già nel 2015 il III Rapporto Agromafie sui crimini agroalimentari in Italia parlava dello “strano caso della Xylella fastidiosa” affermando che “per fortuna ci sono anche tanti cittadini, tante associazioni, che presidiano il territorio, lo difendono, informano, confliggono con i poteri forti, pagandone le conseguenze in termini economici quando non in termini di minacce fisiche o psicologiche”.
Non sempre denunciare è facile. Il clima di paura che si respira in questa terra è sempre più forte. A venir meno oggi in Puglia, insieme ai diritti fondamentali garantiti dalla Comunità Europea e dalla nostra Costituzione come quelli alla salute, alla tutela del paesaggio, all’ambiente, alla proprietà privata e alla libertà personale, è anche il diritto di parola. Chi si oppone a una certa visione viene tacciato infatti di negazionismo e oscurantismo.
IL METODO SCIENTIFICO
Diverse sperimentazioni sul campo finanziate dalla regione Puglia hanno testimoniato come sia possibile riportare a vegetare e produrre sia piante infette da Xylella e visibilmente disseccate, sia piante disseccate e non infette da Xylella, attraverso pratiche agronomiche sostenibili, incentrate sulla riqualificazione dei suoli e sul miglioramento del microbiota terrestre. Insomma, da una parte ci sono pesticidi, capitozzature, arature ed estirpazioni. Dall’altra: ripristino della fertilità, buone pratiche agricole, criteri biologici e agroecologia. Da un lato si urla “all’epidemia” e si invocano tagli e veleni, dall’altro i numeri raccontano un’altra storia.
PRODUZIONE DEL DOCUMENTARIO
Tutte le immagini, le riprese e il montaggio saranno originali ed esclusive I soldi raccolti serviranno per finanziare: viaggi, spostamenti, trasporti, vitto e alloggio nei vari luoghi visitati; attrezzature professionali (camere, drone, luci, microfoni…); la costruzione di una piattaforma online per ospitare il documentario, i contenuti extra, i documenti e raccogliere le fonti citate – continuano – Il 10% dei fondi raccolti andrà a finanziare le sperimentazioni scientifiche e agricole che in questi anni hanno dimostrato che gli olivi si possono salvare.