Bill Mollison era rinomato per i suoi intensi rapporti di collaborazione creativa, che a volte duravano giorni, altre anni. Ho intervistato l’artista, scrittore e pensatore sistemico Andrew Jeeves. Andrew e Reny Mia Slay sono coloro che hanno collaborato alla realizzazione della straordinaria opera “Permaculture. A Designers´Manual”. Eccovi la storia di Andrew.
Come era creare il Manuale di Progettazione giorno per giorno?
Un lavoro duro. Bill aveva l’abitudine di leggere in modo vorace. All’epoca solo libri, niente internet. Ogni volta che trovava qualcosa di interessante in una rivista, lo strappava o prendeva appunti o lo fotocopiava, e poi metteva tutto in una vecchia cassa da tè che si trovava in un angolo. Dopo pochi anni, quando la cassa fu piena, Bill disse: “È arrivata l´ora di scrivere un libro.” Così ci riunimmo e rovesciammo a terra il contenuto di quella vecchia cassa da tè, prendemmo una manciata di testi e cominciammo ad organizzare gli argomenti per categorie. Finché ci ritrovammo con 40 pile sul pavimento e tutto era ordinato.
A quel punto Bill disse: “Abbiamo 40 capitoli.” Ed io dissi: “Sono troppi, Bill, diamo un’occhiata alle categorie.” Così iniziammo da capo riuscendo a scendere a circa 20 categorie, una base di partenza un po’ più fattibile.
Quindi Bill cominciò a scrivere a mano con la sua calligrafia a zampa di gallina usando una Bic. Reny, che era quasi la sola persona al mondo in grado di decifrare quelle scritte, iniziò a trascriverle a spaziatura doppia su una macchina per scrivere IBM Selectric, nota anche come macchina con la pallina da golf, ed era davvero brava. In seguito Bill avrebbe revisionato il testo e Reny lo avrebbe ribattuto, dopo di che sarebbe finito dentro un grande faldone.
Nel frattempo quando a Bill veniva un’idea su come illustrare con un disegno il testo appena prodotto ne faceva uno schizzo accompagnato da altre scritte a zampa di gallina. Io me le facevo decifrare da Bill e Reny per poi realizzare un disegno a china con pennini Rotring che a sua volta sarebbe finito nello stesso faldone.
Dopo aver prodotto un bel po’ di materiale, scritto e disegnato, gli davamo un altro sguardo e ci appariva subito chiaro come poterlo organizzare meglio. In questo modo i contenuti/capitoli del Designers´Manual venivano sviluppati come è necessario che avvenga in un processo di progettazione in permacultura.
Quindi, mi avventurai con cautela nella seconda stesura del manoscritto, eliminando tutto ciò che poteva essere considerato “un’opinione” controversa e spostandolo nell’introduzione; poi toglievo e riunivo nei capitoli appropriati tutti i diversi temi. A quel punto avevamo a disposizione uno dei primi Apple McIntosh con cui Reny scrisse la terza stesura su Word. Alla fine revisionammo tutto in termini di sintassi, grammatica, spelling, tempi verbali corretti, ecc. e il manoscritto che venne fuori era piuttosto buono.
Ci accorgemmo che servivano altri disegni, così li feci. A quel punto andammo a Tyalgium, nel nuovo Galles del Sud. Quando fummo soddisfatti del testo, andai avanti e disegnai il layout del libro, il formato e le guide di impaginazione, l’idea dei piccoli loghi disegnati a mano sulla prima pagina dei capitoli, ecc.
Bill scrisse una storia per la copertina che parlava del serpente arcobaleno, del mondo come un uovo e tutto il resto, e io dipinsi l’illustrazione di copertina, basata sulla sua storia e su una evoluzione della copertina del volume “Permaculture Two”.
Continuai poi con l’impaginazione, che all’epoca era fatta a mano; le parole furono assemblate sulla Gold Coast allineando i caratteri tipografici mobili, comprai un dispositivo per la ceratura e ottenni alcuni impaginati composti da pagine contigue stampate con il negativo rosa usato per i cliché. Con molta fatica creai ogni pagina a mano inserendo i disegni, le didascalie, i numeri di pagina, ecc. Poi componemmo l’indice che risultò abbastanza buono, ma non era niente di eccezionale.
Ed ecco che avevamo un libro da portare in stampa! E in realtà si trattava davvero di una caterva di pagine…
Alla fine ricevemmo 2000 copie del libro all’interno di molte, molte scatole di cartone, che ci consegnarono nel doppio garage sotto la casa all’Istituto a Tylagum. Bill se la faceva sotto al pensiero che tutto quel lavoro, valore e profitto si trovassero tutti insieme in un posto solo. E se fosse arrivata un’inondazione? O i ratti e i topi? O la muffa e gli insetti e tutto il resto? Avevamo 90 giorni per vendere tutti i libri che potevamo in modo da pagare il tipografo. Così, afferrammo le scatole e le caricammo sul Nissan Urvan blu e vagammo per il paese cercando di vendere. Avevamo anche organizzato delle prevendite, così con l’aiuto di alcuni wwoofers e visitatori, e poi anche di un impiegato part-time, Reny impacchettò e spedì tutte le copie vendute in prevendita, quelle acquistate via posta diretta e quelle ordinate grazie agli annunci sulle riviste e in radio e dopo le interviste rilasciate…
Ce la facemmo, riuscimmo a pagare il tipografo in tempo e fummo a posto. Potemmo riprendere fiato e vendere con più calma.
Tutto questo lo facemmo nel tempo libero che ci prendevamo mentre costruivamo gli orti dell’Istituto, gli stagni e mentre badavamo alle galline, alle anatre o davamo la caccia alle ragazze (almeno io) – si intascava poco nelle terre selvagge di Tyalgum, sotto “Il Pinnacolo” (ndT. catena montuosa nel Queensland). Da semplice recinto che era, l’Istituto divenne una meraviglia di giardini, dighe, frutteti e altro.
Nel frattempo la gente ci veniva a trovare, o ospitavamo degli amici, oppure noi tenevamo dei workshop ogni tanto per sbarcare il lunario. A volte i vicini gay venivano con quel loro Samoiedo – o qualunque razza di cane fosse – lanoso e totalmente inadatto al clima subtropicale, e a proposito del Grande Serpente posizionato nel prato posteriore esclamavano: “Sono quasi morto, Bill! Era così grosso e pericoloso!”

Tu di cosa ti occupavi, quali erano i vostri ruoli?
Be’, come ho detto, Reny si occupò delle parole, battendo e ribattendo a macchina e curando la revisione. Bill ovviamente scrisse tutto ed ideò molti disegni, anche io ne ideai diversi per illustrare alcuni concetti del testo che lo richiedevano, oppure per riempire spazi vuoti o per far sì che i punti cruciali emergessero al meglio, come la doppia pagina dedicata alla gallina nel cortile dietro casa contrapposta all’economia industriale, nella prima parte del libro. Bill aveva il suo ufficio/studio per lavorare in pace. Reny e io stavamo in un altro ufficio che avevamo allestito al piano di sotto nell’edificio dell’Istituto di Permacultura a Tyalgum.
Come creasti le illustrazioni, dove sono ora i primi schizzi?
Fu tutto disegnato a mano con pennini Rotring a china indiana di diverse misure. Feci schizzi a matita e poi li inchiostrai alla buona in un formato particolare – e più tardi con maggior precisione nelle dimensioni di una o due colonne… La copertina l’ho prima fatta a matita e poi l’ho dipinta a guazzo e con matite colorate (prima di allora non avevo mai dipinto sul serio).
I bozzetti potrebbero trovarsi in archivio dal tipografo a Maryborough, Victoria, oppure da Lisa [Mollison NdT] all’Istituto di Permacultura in Tasmania, o potrebbero essere andati persi da un pezzo…
Reny cosa sta facendo attualmente?
Non sono sicuro di dove sia. Forse nell’hinterland del Nuovo Galles del Sud o nel Queensland. O forse é tornata in America? Per un certo periodo dipingeva in stile “naive”, mi pare. Ha avuto un compagno e per qualche tempo hanno vissuto in una comune vicino a Murwillumbah, dopo di che… Non ho mai più parlato con lei… i nostri sentieri non si sono mai incrociati dopo che ha abbandonato lo Zio Bill a sé stesso e alle sue mogliettine numero 3, numero 4 e numero 5.
Come avete deciso sulla struttura e la revisione?
Proprio come ti ho detto. È venuto tutto fuori in modo organico fra noi tre, soprattutto con Bill ed io che lavoravamo sulla struttura; io in particolare sul design, sulla revisione e sulla produzione. Ti dirò la verità: il primo manoscritto era un casino e ci volle un sacco di lavoro per ricavarne una sorta di ordine che poi divenne il PCDM [PermaCulture Designers’ Manual] Ma questo è comprensibile, considerata l’entità della sfida, la cassa da tè, l’evoluzione del concetto di permacultura, gli scarabocchi a zampa di gallina e il modo improvvisato/sregolato in cui ci occupammo dell’intera questione. Anche se sono laureato in graphic design e quando ero studente universitario collaboravo alla creazione del giornale dell’Università ogni due settimane…

Era come lavorare con Steve Jobs?
Non ne ho idea. Non so molto su Steve Jobs, anche so ho visto il film su di lui. Veniva ritratto come un uomo nello spettro delle manie di controllo… molti geni hanno qualche tipo di lacuna. È come se non potessimo essere grandi in tutto… […]… Voglio dire, era là, sempre avanti, sempre a fare e pianificare. Ho accompagnato Bill per molti anni in giro per il mondo come suo “braccio destro” quando tenevamo i PDC [permaculture design courses] per tre settimane oppure davamo consulenze o facevamo promozione ai nostri prodotti. Ero sostanzialmente il suo apprendista e lo aiutavo a non perdere il filo fra viaggi e appuntamenti, ecc. Fino a quando Reny mi sostituì e presero a viaggiare insieme. Così, spesso ci ritrovavamo insieme a un workshop da qualche parte, vivendo una vita piuttosto stressante da un PDC a un altro, ciascuno di 3 settimane, con un giorno libero a settimana. Insegnammo a hippies in Oregon, sufi in Kentucky, accademici a Washington […] Qualche volta ce la vedemmo brutta e altre volte ci divertimmo un sacco nelle terre selvagge d’America. Incontrammo tantissima gente fantastica. Ho passato in America circa 18 mesi in totale, alcuni con Bill, alcuni insegnando da solo, per un periodo di 3-4 anni e avrò passato in hotel al massimo una settimana in quei 18 mesi.

Bill si è sempre proclamato non spirituale, non religioso, ma aveva un’autentica reverenza per la natura, che confinava con la spiritualità. Perlomeno, la sentiva profondamente. Una volta mi disse, e probabilmente lo ha detto a molti altri, che a metterlo sul suo sentiero era stato aver compreso quanto male la gente stesse trattando la natura.
Aveva un grande cuore, una storiella sempre pronta e ha sempre fatto del suo meglio con ciò che aveva a disposizione. È tutto quello che potremmo desiderare anche per noi, vero Ceci?
Questo è tutto.
Prendi in considerazione l’idea di donare 5, 20, 50 euro o quello che puoi, per sostenere la diffusione della permacultura in Italia, contribuendo alla stampa della versione italiana del Manuale di Bill Mollison per la nostra e le future generazioni.
Partecipa al crowdfunding su http://buonacausa.org/cause/manuale
Traduzione: Flavio Troisi
Fonte: http://balconyofdreams.blogspot.it/2016/10/creating-permaculture-designers-manual.html
Revisione: MEDIPERlab – Laboratorio di Permacultura Mediterranea